Così gli anarchici hanno deciso di incendiare (ora) la Grecia
Alexandros Grigoropulos, il 15enne ucciso sabato sera ad Atene da un poliziotto, non era un anarchico. E neppure abitava ad Exarchia, il quartiere malfamato ma pieno di bar trendy dove un mese e mezzo fa negozianti e residenti avevano organizzato un corteo di protesta contro “lo stato che ci ha abbandonati".
Atene. Alexandros Grigoropulos, il 15enne ucciso sabato sera ad Atene da un poliziotto, non era un anarchico. E neppure abitava ad Exarchia, il quartiere malfamato ma pieno di bar trendy dove un mese e mezzo fa negozianti e residenti avevano organizzato un corteo di protesta contro “lo stato che ci ha abbandonati. Se chiamiamo la polizia non arriva nessuno perché hanno paura di ritorsioni da parte dei gruppi eversivi”. Alexandros frequentava il liceo Moraitis, uno dei più esclusivi della capitale greca. La mamma ha una profumeria in centro, il padre è dirigente di banca. Alexandros giocava nella squadra di basket del suo quartiere bene, Psychico, e i suoi compagni di scuola escludono avesse grilli per la testa, al massimo professava “idee progressiste”. Forse si era messo a frequentare “cattive compagnie”. O forse gli insulti, o i lanci di bottiglie, ai poliziotti sono stati una bravata da bulletti.
Ma questa morte, che ha funzionato da miccia alla guerriglia urbana che sconvolge le città greche da tre giorni, non è un caso isolato. Come non è un'ondata di rabbia improvvisa quella che ha fuso insieme la protesta degli universitari, dei liceali e dei sindacati che sfilano nelle piazze, seguiti da gruppetti in passamontagna nero. E' un fiume che tracima ora dopo anni di incidenti, scontri fra anarchici e polizia da un lato, e delusione dei cittadini verso la classe politica di centrodestra e di centrosinistra, che da trent'anni si alterna al potere con le stesse modalità clientelari, dall'altro.
Un malessere cui si è sommata la crisi economica, oltre a una controversa riforma del sistema universitario all'esame in Parlamento. “Questa esplosione di follia collettiva è soprattutto il risultato della debolezza dello stato, del rimandare sempre la soluzione dei problemi. E per stato indico sia i governi di Nuova democrazia (il partito di centrodestra alla guida del paese dal 2004) sia quelli socialisti del Pasok” dice al Foglio Thanos Veremis, docente di Storia moderna all'Università di Atene. Gli fa eco nell'editoriale di ieri il quotidiano Ta Nea: “Da troppi anni assistiamo a una situazione di guerra non dichiarata fra gruppuscoli e polizia, con epicentro il quartiere di Exarchia, senza che mai nessuno sia stato consegnato alla giustizia. Quanto ai vandalismi avvenuti in queste ore in tutta la Grecia, anche qui non si può non sottolineare la debolezza delle forze dell'ordine nel difendere le proprietà dei cittadini”. La sinistra accusa il governo Karamanlis e ne chiede le dimissioni. “Ma quando era al potere il Pasok, non ha fatto nulla di meglio per fare pulizia fra gli anarchici, che a ogni manifestazione pacifica si accodano e fanno danni. Fino a che questa impunità perdura, c'è il pericolo che i vandalismi di questi giorni si ripetano”, dice Vassos Vaghenas, poeta e docente di Teoria e critica letteraria all'Università di Atene.
Ora tutti ricordano l'uccisione di un altro 15enne, Michalis Kaltezas, nel 1995, da parte di un agente ad Exarchia. E anche i piccoli attentati dinamitardi di gruppi anarchici o insurrezionalisti che quasi ogni mese avvengono ad Atene: l'ultimo settimana scorsa, con due bombe incendiarie lanciate contro il ministero dell'Ambiente e dei Lavori pubblici, rivendicati da una “Organizzazione rivoluzionaria”. Una sigla fra i 60 gruppi che colpiscono banche, ministeri, supermercati, commissariati, senza morti o feriti. Tutte sigle che poco o nulla hanno a che fare con la Brigate rosse greche, l'organizzazione “17 novembre”, sgominata nel 2003 dopo trent'anni di assassinii. Fra i gruppi anarchici c'è però la “Brigata Giuliani”, che ha tappezzato Atene di manifesti dopo la morte a Genova di Carlo Giuliani nel 2001. In passato ci sono stati contatti dei “black block” greci con i gruppi italiani: dall'arresto di Christos Stratigopoulos, nel '95, condannato in Italia per banda armata, fino a Edo Massari – l'anarchico accusato degli attentati contro l'Alta velocità e morto suicida in cella – ai funerali del quale, secondo i carabinieri del Ros, si presentò una delegazione di quindici greci. Fino alla stagione dei pacchi bomba: sei involucri al tritolo e un ordigno in piazza Diaz, a Milano, rivendicati da “Solidarietà attiva con Maziotis”, altro leader anarchico ellenico.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
