Il Congo diventa il Ruanda del 2000 sotto gli occhi dell'Onu

Redazione

In Congo i ribelli avanzano, l'esercito governativo è in fuga e i Caschi blu sono impotenti. A Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, all'estremità orientale della Repubblica democratica del Congo, regna il panico. La popolazione è terrorizzata dal rombo dei cannoni. I miliziani tutsi guidati da un generale rinnegato, Laurent Nkunda, sono alle porte della città.

    Kinshasa. In Congo i ribelli avanzano, l'esercito governativo è in fuga e i Caschi blu sono impotenti. A Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, all'estremità orientale della Repubblica democratica del Congo, regna il panico. La popolazione è terrorizzata dal rombo dei cannoni. I miliziani tutsi guidati da un generale rinnegato, Laurent Nkunda, sono alle porte della città. Secondo Misna, l'agenzia stampa dei missionari, a soli quattro chilometri. Ieri sera si sentivano sparatorie nei quartieri residenziali di Goma. L'esercito governativo, male armato e poco disciplinato, è stato sbaragliato dall'offensiva dalle forze del Congresso nazionale per la difesa del popolo di Nkunda. I militari di Kinshasa stanno abbandonando Goma, diretti verso postazioni più difendibili a sud. Nkunda e i suoi sono già stati accusati di massacri, saccheggi e stupri, dopo l'occupazione di altre grandi città congolesi.

    Nell'area di Goma sono dispiegati seimila Caschi blu della più grande missione dell'Onu (Monuc), che comprende 17 mila uomini. Nulla per un paese sterminato come il Congo. Ieri mattina il comando dell'Onu ha impiegato gli elicotteri contro i ribelli. Il loro portavoce, Amani Babu, ha dichiarato che l'attacco dal cielo dei Caschi blu non li fermerà “e in due o tre giorni prenderemo Goma”. Nelle ultime 48 ore la città ha ospitato 45 mila sfollati, che fanno parte dei 250 mila civili in fuga nella regione del Kivu. “La situazione è completamente fuori controllo. La gente scappa come può in direzione del Ruanda o verso sud”, hanno spiegato fonti locali a Misna.

    Ieri sera i ribelli hanno annunciato “un cessate il fuoco unilaterale” per evitare il panico della popolazione. Fra i civili che rischiano di rimanere intrappolati ci sono anche 56 italiani. Si tratta di missionari, cooperanti, funzionari dell'Onu o congolesi con passaporto italiano. La Farnesina ha dato ordine all'ambasciatore a Kinshasa di farli evacuare verso Gisenyi, sul lato ruandese del lago Kivu. I Caschi blu indiani presenti a Goma non sono in grado di garantire la sicurezza e di fermare i ribelli. La popolazione nei giorni scorsi li ha presi a sassate accusandoli di impotenza. I militari dell'Onu hanno sparato in aria, ma un proiettile ha ucciso almeno uno dei dimostranti. Pochi giorni fa il generale spagnolo Vicente Díaz de Villegas y Herrería, nominato comandante dell'Onu in Congo a fine agosto, si è dimesso per “ragioni personali”. In realtà ha sbattuto la porta a causa delle poche risorse disponibili, della mancanza di una strategia e di un forte mandato politico. La Francia ha detto ieri di essere favorevole all'invio di una forza europea.

    Nella parte orientale del paese l'accordo di pace che mise fine alla guerra regionale del 1998-2003 è rimasto carta straccia. Nkunda, il capo dei ribelli, è un tutsi che ha sempre preso ordini da Kigali. Quarant'anni, laureato in psicologia, con gli occhialini da intellettuale, è un abile comandante sul campo, ma ha le mani sporche di sangue. Il governo congolese ha emesso un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti accusandolo di crimini di guerra. Secondo il piano di pace le sue forze dovevano integrarsi nell'esercito congolese, ma il generale ha preferito ritagliarsi un feudo di potere personale nel Kivu.

    Gli ultimi scontri riflettono l'odio fra l'etnia tutsi e quella hutu sfociato nel genocidio in Ruanda del 1994. I governativi si sono alleati con le Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, composte anche da miliziani hutu che si macchiarono del genocidio. Il governo di Joseph Kabila a Kinshasa ha accusato i soldati ruandesi di essere penetrati in Congo per dar man forte al generale tutsi. Ieri il governo ha chiesto l'intervento dell'Angola. Si riaffaccia l'incubo della “Prima guerra mondiale africana”, che cova dal 2003. Soldati congolesi, angolani, ruandesi, ugandesi della Namibia e dello Zimbabwe si scannarono trucidando la popolazione e provocando oltre quattro milioni di morti.