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Il Mourinho Di Pietro
Ti sembrava di aver cambiato canale, e invece eccoli ancora lì. O c'è uno, o c'è l'altro. Eppure ti sembrava proprio, sarà la pila del telecomando. Zapping. E ancora loro. Se non c'è uno, è perché sta parlando quell'altro. A meno che sia arrivato davvero Leoluca Orlando alla Vigilanza Rai, e nessuno ti ha avvertito. Certo che fa uno strano effetto: o uno, o l'altro.
Ti sembrava di aver cambiato canale, e invece eccoli ancora lì. O c'è uno, o c'è l'altro. Eppure ti sembrava proprio, sarà la pila del telecomando. Zapping. E ancora loro. Se non c'è uno, è perché sta parlando quell'altro. A meno che sia arrivato davvero Leoluca Orlando alla Vigilanza Rai, e nessuno ti ha avvertito. Certo che fa uno strano effetto: o uno, o l'altro. E se invece fossero semplicemente due geni della comunicazione? Due buchi neri in mezzo alla galassia mediatica, attorno a cui tutti gli altri scompaiono? Inghiottiti, annichiliti. Zittiti. Come giornalisti sportivi a corto di domande. Come un leader del Pd col fiatone e vieppiù catatonico a furia di inseguire. E di arrivare ugualmente sempre in ritardo sulla dichiarazione del momento.
Dovunque guardi, o c'è Tonino Di Pietro, o c'è José Mourinho. Non si parla d'altro. E' vero, sembrerebbero agli antipodi. Ma qualcosa in comune ce l'hanno. Ad esempio nessuno comprerebbe mai una Mercedes usata da Tonino, esattamente come nessuno si fiderebbe davvero a dare una squadra che vale come Lehman Brothers prima del coccolone in mano a Mourinho. Ma tolto questo, sono due fenomeni paranormali dello stesso tipo. Capaci di recitare da soli tutte le parti in commedia, e di oscurare il resto.
Prendiamo Tonino. Ha una sovraesposizione tale da sbarellare da solo l'Osservatorio di Pavia, capita di vederlo in contemporanea su due o tre reti diverse. Peggio di Padre Pio. E non ne sbaglia una. Guida il trattore e parla coi pulcini, perché con loro “la comunicazione è sincera”, che come botta d'immagine vale quasi quanto una battaglia del grano in piena regola. Poi si inventa uno slogan al giorno, di quelli che trivellano il video e arrivano dritti alla pancia della gente: dai “furboni del quartierone” al Napolitano “papista”. E quel che più conta, è sempre al posto giusto al momento giusto: è stato contemporaneamente in piazza con l'Alitalia e in Parlamento a trattare per la Cai, ma al momento buono è riuscito a rinfacciare a Veltroni di fare “l'opposizione del giorno dopo”. Come dire i chiodi sulla bara.
Mourinho invece sa fare calcio spettacolo anche senza il calcio. E soprattutto ha dimostrato come si possa fare giornalismo sportivo a prescrindere dai giornalisti sportivi. L'altro giorno ha zittito il millesimo cronista, che faceva il travaglietto sul suo stipendio. E Mou: “Non guadagno nove milioni, ma undici. Anzi quattordici con le sponsorizzazioni”. Fine del travaglietto, e notizia garantita per due giorni. Viene quasi il dubbio (molto più di un dubbio) che all'informazione vada bene così, con due che riempiono il palinsesto da soli: da Ballarò alla Domenica sportiva. Certo, uno non lo faresti mai governare, mentre qualcuno comincia a temere l'altro sia meglio non farlo allenare. Però, quando vanno in tv, non si riesce proprio a cambiare canale.


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