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Tremonti dixit /4

Redazione

L'unico economista a cui tutti si rivolgono, in questi mesi difficili, è John Maynard Keynes. A Tremonti, Guido Rossi suggerisce, sulla Stampa, di guardare però più a Roosevelt che a Keynes. “Keynes, Roosevelt, economia sociale di mercato. Sono tutti nomi e formule che, ancora un anno fa – un'era fa – non venivano pronunciati".

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    L'unico economista a cui tutti si rivolgono, in questi mesi difficili, è John Maynard Keynes. A Tremonti, Guido Rossi suggerisce, sulla Stampa, di guardare però più a Roosevelt che a Keynes. “Keynes, Roosevelt, economia sociale di mercato. Sono tutti nomi e formule che, ancora un anno fa – un'era fa – non venivano pronunciati, come condannati alla damnatio memoriae. In questi giorni invece la storia sta compiendo un tornante ed è naturale che riappaiono anche materiali ed apparati culturali e politici che si pensavano – alcuni pensavano – trascorsi per sempre”. La storia, però, non si ripete mai per identità perfette e quindi anche il ritorno a vecchie formule politiche deve e può tradursi in forme di azione politica adattata al tempo presente.

    Un esempio è la proposta di Tremonti, recepita dal recente Consiglio europeo di Nizza, di mettere allo studio un progetto di rete tra la Banca europea degli investimenti e le Casse depositi e prestiti nazionali al servizio di investimenti pubblici. Domanda pubblica attraverso la costruzione di infrastrutture pubbliche. “A Roosevelt, Keynes e Delors (con il suo grande piano di infrastrutture finanziato con l'emissione di Eurobond), aggiungerei per esempio un nome insospettabile”. Nome che Tremonti non cita direttamente, ma comincia a raccontare un aneddoto, lasciando all'interlocutore intuire di chi si tratti. “Ricordo che, al termine di un incontro, un vecchissimo e famosissimo banchiere di Milano prese a raccontarmi con passione crescente una vecchia e fredda storia finanziaria. Quella dell'Autostrada del Sole, ingegnerata finanziariamente via emissione di obbligazioni collocate sul mercato e remunerate, passando attraverso un fantastico ponte finanziario, con i pedaggi raccolti ai caselli. L'Autostrada del Sole è stata una grande opera di unificazione e modernizzazione del paese. Un'opera pubblica, pur se basata su capitali privati. Di pubblico c'era solo la visione, il disegno, la regia. Tutto il resto era privato. Questo per dire che pubblico non è solo quello che passa dal bilancio pubblico. Per dire che l'intervento pubblico non è necessariamente quello fatto con il deficit pubblico, per aumentare la spesa pubblica o ridurre le tasse private. L'intervento pubblico può essere anche più produttivo che mettere le masse a scavare buche in un prato tanto per pagarle. Fermo restando che Keynes non era certo solo questo”.

    Il ritorno a Keynes e Roosevelt, la riscoperta dell'intervento dello stato al centro dell'economia presuppone però di abbandonare le dottrine economiche su cui si è fondato lo sviluppo di quest'ultimo periodo. A Tremonti chiediamo qual è la prima da dimenticare. “Quella dello shareholder value”, risponde il ministro. “All'origine c'erano le dottrine del valore, del capitale. Poi è venuta una dottrina nuova. Che ha consentito alla nuova classe dirigente mercatista di estrarre valore dalle aziende, calcolandolo sul mark to market, e da ultimo venendo a mancare il mercato addirittura sul mark to model, e cioè inventando un mercato che non c'era più, così accorciando i tempi e le funzioni del capitalismo che veniva sincopato nel passaggio dal conto patrimoniale al conto economico, dall'esercizio sociale annuale al semestrale, al giorno per giorno. Così applicando parametri che consentivano la produzione sintetica di enormi bonus istantanei. Anche questo è stato un fattore acceleratore nella degenerazione finanziaria del mercatismo: gli sciacalli del capitale, IAS, mark to market, Basilea 2. E' così che abbiamo prodotto regole che possono essere negative fino a diventare suicide, regole inutili o dannose. Mentre non abbiamo ancora le regole che invece servirebbero per riportare fiducia: vietare certi paesi (paradisi legali), certi soggetti, certi contratti. Definire queste regole non è compito del mercato. E' compito degli Stati”. E' la nuova Bretton Woods che il ministro auspica nel suo libro, un nuovo quadro di regole incardinato nel diritto internazionale da trattati vincolanti per tutti. Un'iniziativa politica che deve essere portata avanti a livello sovranazionale, intergovernativo. Tremonti: “Per congiuntura politica il 2009 è l'anno del G8 a presidenza italiana”. (4. fine)

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