Dannato conio
Il pezzo da otto è l'esempio migliore per illustrare l'affermazione rilasciata giovedì al Corriere della Sera dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti: “Ogni volta che si scopre un mondo nuovo viene fuori una crisi finanziaria”. Nelle parole del ministro il concetto di mondo nuovo è ovviamente più ampio.
Per pronunciare come si deve “pezzi da otto” bisogna sapere imitare la voce rauca del pappagallo. “Pezzi da otto” è il mantra del pappagallo del capitano Joshua Flynt, il cattivo dell'“Isola del tesoro” di Robert L. Stevenson. Il pezzo da otto era una moneta d'argento spagnola da otto reali, di circa ventotto grammi. Il pezzo da otto è l'esempio migliore per illustrare l'affermazione rilasciata giovedì al Corriere della Sera dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti: “Ogni volta che si scopre un mondo nuovo viene fuori una crisi finanziaria”.
Nelle parole del ministro il concetto di mondo nuovo è ovviamente più ampio. Noi lo prendiamo alla lettera: mondo nuovo uguale Americhe. Si sa che la scoperta dell'America influenzò lo sviluppo, addirittura la rivoluzione dei sistemi sociali, morali e economici del mondo vecchio, cioè del continente europeo e dintorni. Il merito o la responsabilità risale a due località oggi insignificanti. A Potosì, oggi in Bolivia, allora nel vicereame del Perù (non si dice “Vale un Perù”?) e a Zacatecas, in Messico, gli spagnoli trovarono per tempo ricchissime miniere d'argento. Alleluia! Con buona pace dei Fugger e dei loro amici banchieri le tribolazioni per reperire fondi per le guerre imperiali spagnole erano finite.
I pezzi da otto, se non le più rozze, sono tra le monete più rozze della storia. Sono pezzi d'argento informi, con le armi di Spagna e una croce impresse in modo approssimativo. Spesso è difficile leggere persino il nome del sovrano e la data di emissione. Poiché le monete non sono mai state un semplice mezzo di scambio, ma anche uno strumento di comunicazione, tanta rozzezza aveva un significato. Voleva dire che d'argento c'era tanta abbondanza che non valeva la pena sprecare ingegno e sudore per coniare le belle monete all'antica. Esprimeva la nascente noncuranza spagnolesca per il denaro.
L'argento in Europa perse di valore. Comparvero quelle monete enormi, pesanti, con le quali non si poteva acquistare neppure la stessa quantità di grano che fino a poco prima si acquistava con le piccole, squisite, monete rinascimentali. Il nuovo prezzo del grano influenzò il prezzo di ogni altra merce. Si innescò quel fenomeno che gli storici chiamano rivoluzione dei prezzi. Fu un cataclisma. Soprattutto in Spagna. Si inaugurò un secolo di guerre, di rivolgimenti, di disagio sociale. Il vagabondo in cerca di opportunità, il picaro, divenne un eroe letterario, un soggetto per i pittori. Nacquero insieme il romanzo e la borghesia moderna. Intanto il fiume di pezzi da otto (e dobloni, i doppi scudi d'oro, altrettanto approssimativi nel conio, anche se più scarsi) attraversavano rapidamente la Spagna per finire nelle casse dei mercanti fiamminghi. Poi quando anche quel terremoto si assestò, la Spagna, con tutte quelle miniere che un tempo ri ritrovava, scoprì improvvisamente che in quel momento aveva cessato di essere il paese più potente d'Europa.


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