"Accordo o fallimento"
La Cai ancora non decolla e per Milano il Cav. vuole Lufthansa
Un'altra giornata di trattative per Alitalia. Ieri sera il governo ha incontrato i rappresentanti dei piloti, oggi l'esecutivo riceverà gli assistenti di volo. Mentre alcune centinaia di lavoratori dell'Alitalia sfilavano in via Veneto per protestare contro il governo che per il momento ha escluso gli autonomi dalla trattativa, il Presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, tornava a spiegare la sua linea, ospite di Porta a Porta.
Un'altra giornata di trattative per Alitalia. Ieri sera il governo ha incontrato i rappresentanti dei piloti, oggi l'esecutivo riceverà gli assistenti di volo. Mentre alcune centinaia di lavoratori dell'Alitalia sfilavano in via Veneto per protestare contro il governo che per il momento ha escluso gli autonomi dalla trattativa, il Presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, tornava a spiegare la sua linea, ospite di Porta a Porta: “O accordo o fallimento”, ha detto il premier che poi ha aggiunto: “In diverse fasi della trattativa ci sono stati interventi, come ad esempio quelli del capo della Cgil, molto influenzati dalla politica”. Il Cav., inoltre, ha indicato in Lufthansa il partner “ideale” per il rilancio dello scalo milanese di Malpensa. “Gli esuberi – ha concluso Berlusconi – saranno solo 3.200, la metà di quelli previsti da Air France. Le corporazioni che devono rinunciare ai privilegi”.
Dopo l'accordo quadro firmato domenica notte dai confederali, la giornata di ieri è stata contraddistinta da un susseguirsi di tensioni tra le parti sociali. L'opposizione isolazionista degli autonomi ha cominciato a mostrare alcune crepe. Il sindacato degli assistenti di volo, Avia, si è smarcato dalle posizioni più oltranziste del SdL (ex Sult), egemone tra le hostess e gli steward, e si è detto pronto ad aggiungere la sua firma a quelle di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Il governo ha convocato in tarda serata i rappresentanti del personale di volo a Palazzo Chigi per verificare la possibilità di far convergere tutte le sigle sul primo tassello per la nuova Alitalia.
Quella sull'ex compagnia di bandiera è una partita complessa per Silvio Berlusconi. Il premier si è molto esposto in campagna elettorale e la soluzione individuata per far rinascere Alitalia come la Fenice, evocata dal piano elaborato da Corrado Passera, sembra stentare a decollare. Alla sua immagine di risolutore dei guasti di chi l'ha preceduto non gioverebbe l'eventuale fallimento dell'operazione architettata da Banca Intesa, anche se una fonte sindacale autonoma registra il progressivo scostamento in atto tra i dipendenti e l'opinione pubblica. “Per la gente – dice al Foglio un rappresentante dei lavoratori – siamo sempre stati dei privilegiati e ora se la trattativa fallirà gli sconfitti saremo noi che non avremo rinunciato ai nostri vantaggi”.
Nessuno nel governo vuole arrivare a uno scontro aspro. In particolare An, da sempre vicina alla categoria dei piloti, si è assunta il ruolo di smussare gli spigoli nella trattativa. Obiettivo: recuperare un clima più conciliante. Ruolo affidato da Gianfranco Fini ad Altero Matteoli. Il titolare dei Trasporti segue da tempo con attenzione la vicenda Alitalia, ed è sempre presente al tavolo delle trattative accanto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. Anche Walter Veltroni è in imbarazzo. Su Alitalia il leader del Partito democratico ha scelto una linea intransigente. Su questa linea – secondo alcuni osservatori – è stato lui a spingere il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani. Lo stesso Epifani ha un compito non facile nella trattativa. L'idea è di non fare sconti al governo, ma osservare una certa cautela tattica che non condizioni la trattativa sulla riforma del contrattazione. Per il momento è pronto a smarcarsi. Non vuole che la Cgil sia sconfessata dai piloti. I quali a loro volta sono sottoposti a una pressione fortissima.
Da sempre vicini allo schieramento di centrodestra, hanno scommesso sulla soluzione di sistema qualche mese fa, quando furono tra gli artefici del fallimento della trattativa con Air France-Klm. L'Anpac, infatti, dopo essere stata sempre a favore del piano di Jean-Cyril Spinetta, improvvisamente si allineò alle altre sigle, in coincidenza con le critiche che provenivano dai banchi del centrodestra. “Una puntata – confida una fonte industriale – su cui però si aspettavano maggiore riconoscenza da parte di Berlusconi. Il piano Fenice è invece più severo per la categoria rispetto a quello francese. E ora non sanno a chi chiedere un gioco di sponda”.


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