Sulla pancia di comando
Non è gossip, è la libertà femminile che non deve più travestirsi da uomo
La rivoluzione delle pance è troppo potente per non suscitare dissenso, e domenica sulla Stampa Barbara Spinelli ha scritto che quest'interesse per il corpo femminile, l'aver reso Sarah Palin un totem intoccabile in virtù di tutti quei pancioni, e persino grazie alla gravidanza della figlia, è una conseguenza dell'“ammalarsi della politica".
La rivoluzione delle pance è troppo potente per non suscitare dissenso, e domenica sulla Stampa Barbara Spinelli ha scritto che quest'interesse per il corpo femminile, l'aver reso Sarah Palin un totem intoccabile in virtù di tutti quei pancioni, e persino grazie alla gravidanza della figlia, è una conseguenza dell'“ammalarsi della politica, della democrazia, non per ultimo dei mezzi di comunicazione”. Troppe faccende private, troppa pipolisation, che in politica impiglia le donne e misura il loro valore in base al corpo (“Nel rifare il mondo, la donna può anche ricorrere all'arma suprema, all'atomica che dissuade l'avversario azzittendolo. Mette in mostra, modernamente disinibita, quel che ancora ieri era intimo: la pancia incinta, dunque il rapporto primordiale con la vita e con la morte”). Serve a dire ovviamente che Sarah Palin ha giocato sporco, con troppi figli da portarsi in giro, e che i repubblicani usano le donne per intimidire e incastrare la sinistra. Anche la pancia di Rachida Dati rientrerebbe nei trofei politici (ma allora Carme Chacón? Il governo Zapatero non è proprio di destra, eppure lei è volata dai soldati col pancione ma Barbara Spinelli non l'ha citata. E Ségolène Royal? Ministro nel 1992, si fece addirittura filmare mentre partoriva).
Ma gli schieramenti politici sono come sempre molto meno interessanti della rivoluzione in atto, e dell'affermazione di potenza che queste pance richiamano: potenza della vita, potenza della libertà femminile che non ha più bisogno di trasformarsi in un uomo, di diventare un uomo per venire presa in considerazione (grandiosa Margaret Thatcher, ma assolutamente indifferente e accessorio che fosse una donna). Non è faccenda di piagnistei e rivendicazioni di quote rosa, è soltanto l'affermarsi della realtà, finalmente. La donna resta donna anche se diventa importante, potente, decisiva, e la pancia che cresce è il segno che sì, siamo parecchio diverse dagli uomini. “A ogni critico che dice che una donna non può lavorare e occuparsi di un bambino allo stesso tempo – commentò Sarah Palin appena rientrata in ufficio, tre giorni dopo il parto (esagerata, ma per diventare capi del mondo non ci si può comportare da impiegati) – dico che vorrei solo scortare quell'uomo di Neanderthal indietro nella sua caverna”. Sarah Palin, a differenza di quel che si scrive, non ha mai esibito la sua pancia.
Un lungo reportage del New York Times, pubblicato ieri, ricostruisce passo per passo la sua gravidanza (perché è vero, è interessante sapere cos'è successo, com'è andata, nello stesso modo in cui si vuole sapere tutto di un candidato presidente; e se dentro una pancia femminile c'è un segreto in più, qualcosa di più interessante di quel che mangia a colazione Barack Obama, non significa che la democrazia si sia ammalata): Sarah Palin ha reso pubblica la sua gravidanza al settimo mese, e ha partorito all'ottavo (“è stato davvero fantastico, sono stata incinta un mese soltanto”), è stata zitta perché temeva che in Alaska pensassero che non avrebbe portato a termine i suoi impegni. Si nascondeva dentro i parka (come nel servizio su Vogue) e sotto le sciarpe lunghe, poi un giorno ha detto a tre giornalisti: “Ci stiamo espandendo”. Nel senso del governo? “No, nel senso della mia famiglia”.
Un giorno in Texas le si è molto ridotto il liquido amniotico, ha fatto lo stesso il suo intervento pubblico, e mentre scendeva dal palco il governatore del Texas le ha detto, scherzando: “Starai mica partorendo?” (gli uomini hanno spesso un meraviglioso tatto in queste cose), lei si è limitata a ridere, ha preso un aereo per l'Alaska e ha fatto il suo bambino (non ha avuto il tempo di dire agli altri figli che sarebbe nato down, l'hanno saputo quando l'hanno visto). Così al baby shower (usanza americana per cui si fa una festa poco prima che il bambino nasca), il piccolo Trig era l'ospite a sorpresa. “Suo figlio ha dato a Sarah un messaggio potente: gli altri candidati baciano i bambini degli altri; lei ne ha uno suo”, ha scritto il NYT. I figli che arrivano portano potenza, è vero, e se non bisogna nasconderli la democrazia è salva (e le elezioni molto interessanti).


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