Brevi saggi più o meno concupiscenti/13
Sodoma è il paradiso su questa terra
Fine anni Cinquanta: nel collegio estivo i preti mi facevano tenerezza. Il ciccione sotto il sole a sudare per sorvegliarci, il rachitico che sgambettava inseguendoci, il bello che guardava le ragazze dissimulando un sospiro, quello che voleva convincerci d'essere più bravo di noi a ping-pong, e le pesantissime tonache tirate su da tutte le parti.
Leggi Riparliamo di concupiscenza di Giuliano Ferrara
di Umberto Silva
"Un linguaggio semplice e figurato, adatto all'intelligenza di una umanità meno sviluppata”, così la Conferenza Episcopale presenta la Genesi. Dopo tanta vanesia sapienza finalmente ignaro come un'anatra, sono pronto per la lettura del portentoso testo. E' magnifico che si possa su un quotidiano disquisire di teologia, panem nostrum. Una vera pacchia, poi, un Papa teologo con cui questionare. Che il Pontefice parli dall'infallibile trono di San Pietro ed io da una roccia davanti al mare, gioca a mio favore. Chiedo fin da ora perdono al Buon Dio, Lui sa che scrivo per divertirLo. Al momento mi ritrovo maledettamente adamitico, nudo sotto i raggi del sole, ma non me ne vergogno affatto, così come penso che i nostri illustri progenitori, giocando a nascondino con papà, fossero assai fieri di una marachella che li scaraventava nella grande avventura. Anche papà doveva esserne soddisfatto se li punì con la Cacciata, offrendo un gran bel viaggio per il quale, al pari di certi avveduti magnati americani, non li riempì di soldini: imparassero a vivere! Consegnò loro, invece, doni meravigliosi: il parto di figli ed opere, con dolore, che altrimenti ogni cosa è burla; eppoi la bella fatica che viene dal lavoro, e la concupiscenza “che ti spingerà, donna, verso il tuo uomo”. Infine, dono preziosissimo tra tutti, la morte, che dà un brivido ad ogni istante della vita per riportarci un giorno nella casa del Padre, che nel frattempo sarà diventata chissà cosa... ed è questa curiosità, assai più che la valle del Giudizio, ad attirarmi. Getto i dadi, e la maschera; mordo la mela.
La Caduta è dell'onnipotenza, il peccato originale di Dio. L'onnipotenza cade quando ci si concede di fare. Creando si avverte che le cose sono differenti da come le si pensa. Sfuggono. Non sono quel che sembrano e neppure quel che sono. Tutt'altro che inanimata, la materia è l'anima del sogno, imprendibile. Né si tratta di creare dal nulla ma di scorgere quel che già c'è. Dio uscì – semmai ci era entrato – dall'onnipotenza creando il mondo e due figlioli. Sarebbero stati in eterno nella sua casa a bighellonare? La mela marcisce se dondola sull'albero per il piacere del voyeur. Cosa di più bello di una ragazza che furtiva addenta un frutto? O di due giovinetti nell'antico gioco di mordere la mela senza tenerla con le dita e cercando di non farla cadere? Ci scappava un bacio di striscio. Oh cara mela ruffiana, tu eri il serpente! Così Yahvè, che in fondo è ebreo e le storie devono ben piacergli, vedendo i suoi figlioli gironzolare perplessi e forse un po' intimoriti intorno all'albero, pensò bene d'invogliarli con un solenne divieto.
Adamo ed Eva prima della mela mangiarono la foglia: amore li spinse a quel gesto audace. Intuirono l'umanità del Padre e gliene resero grazie. Nell'incontro di amorosi inconsci qualcosa di nuovo nacque: l'uomo, l'incorreggibile lapsus di Dio. E' il momento magico di Yahvè, il memorabile debutto di un Dio neonato. Nella sua ansiosa e irrequieta esistenza Egli conoscerà di tutto: trionfi e disastri, operosità ma anche la demenza di Lear, la sua solitudine; infine l'esilio in sperduti cieli, Padre nobile quanto vago e scolorito, che non turbasse la sublime opera del Figlio. Ma sulla Croce, nelle estreme parole, a Lui Cristo farà appello. O a Giuseppe? Giorno di ringraziamento quello della mela, un peccato mortale, vivo. E' il giorno in cui l'uomo abbandona il luna park e intraprende un cammino, chissà come è risuonata per l'intero universo l'eco del nuovo concepimento. Onniscienza, ubiquità, onnipotenza si sono arrestate di fronte alla sorpresa.
Il giorno della decisione. “Nel paradiso terrestre”, scrive sant'Agostino, “l'uomo non voleva ciò che gli era impossibile e quindi gli era possibile tutto ciò che voleva”; ma il possibilismo condanna al nulla. Come sono gli edenici? Nell'Immortale Borges descrive uomini dalla pelle grigia, dalla barba negletta, che emergono dalle fenditure della roccia e dai pozzi e guardano il tramonto senza vederlo. Nessuna parola tra di loro. Come pensare che Dio desiderasse che gli esseri creati a immagine e somiglianza della Sua audacia si accontentassero di così poco? Mangiando la mela Adamo, Eva e tutti noi non scopriamo la conoscenza ma l'ignoranza, l'errare, l'erranza, tra una sorpresa e un'emozione. “Allora la donna vide che l'albero era buono”: per la prima volta Eva guarda, e vede, e concupisce; con un primo atto di generosità dà metà della mela all'uomo, che accetta. Le donne, si sa, a quell'età sono più intraprendenti. Così si celebra il matrimonio originale. Quale ringraziamento i due birbanti creano subito qualcosa: un paio di cinture con foglie di fico. E quando Yahvè mostra di arrabbiarsi, Adamo dà la colpa a tutti inaugurando, dopo tanta epica, la commedia umana. Immagino il sorriso di Dio.
La Cacciata: un atto d'amore, un imbronciato saluto del burbero benefico ai figli che s'incamminano. Tocca ad ogni istante uscire dall'Eden. Se ci si volta indietro rimpiangendo il godimento animale, si diventa statue di sale. Sodoma è il paradiso terrestre. Dio abita nel tabernacolo che si chiama corpo, ove l'anima è carne e la carne anima in un'incessante transustanziazione: “coscienza carnale” la chiama sant'Agostino. Dio risorge in ogni parola, in ogni emozione, tocca ascoltarLo. E' l'obbedienza. Ascolto di ciò che si dice ma anche di quel che non si riesce a dire, delle minuzie che si nascondono all'occhio e delle domande trattenute. Nessuno può dire la verità, ma in quel che ciascuno dice c'è del vero; come intenderlo?
Per questo un tempo s'inventò la Confessione, un dire teatrale, l'incipit di un romanzo; tragicomico farne uno strumento giudiziario, come accadeva a un adolescente di mia conoscenza. Ogni Confessione mi sembrava sacrilega, temevo di non dire mai tutta la verità. Arrivavo a confessarmi tre volte di fila. Il giorno che ebbi a mia disposizione un solo confessore, tornai da lui coprendomi il volto e cercando di cambiare voce. L'astuto gesuita se ne accorse e mi suggerì di risparmiare la perfezione per il compito di latino, che a Dio andava bene anche la brutta copia. Ora so come il mio senso di colpa non venisse dai peccati che avevo commesso, ma da quelli che per viltà ancora non osavo fare.
Incontriamo Dio ogni volta che andiamo oltre le nostre possibilità, quando si concupisce l'inamabile e si concepisce l'inconcepibile. Non c'è aborto. Una volta nato un pensiero, non c'è modo di ucciderlo. Immortale il figlio. A ciascuno il proprio peccato originario, e non solo mele: albicocche ma anche banane, ciliege e torte di fragole. Fine anni Cinquanta: nel collegio estivo i preti mi facevano tenerezza. Il ciccione sotto il sole a sudare per sorvegliarci, il rachitico che sgambettava inseguendoci, il bello che guardava le ragazze dissimulando un sospiro, quello che voleva convincerci d'essere più bravo di noi a ping-pong, e le pesantissime tonache tirate su da tutte le parti. Ma il Padre spirituale no, lui si stagliava immobile sotto il solleone, e non sudava. Fissava un punto lontano del mare. Tra le prime persone a volermi bene, i Padri gesuiti, e io a loro. Così grande era il mio debito che per diversi anni li denigrai. Invece di accoglierne l'amore, diedi retta a certe teorie che essi andavano bofonchiando con scarsa convinzione, e che parlavano di un Dio eterno e onnipotente, geloso e punitivo.
Come amare un simile tipaccio? Anche le sue leggi dovevano essere false, roba da evitare accuratamente. Ma erano i preti a idealizzarlo o io? Mi riaccostai a Lui, a loro, quando scoprii un Padre simpatico e arguto. Lessi: “In principio Dio creò....” e intesi come Egli non esiste ab aeterno, in quella sterile unicità della cui angoscia fratricida Macbeth testimonia, ma nasce nel momento in cui crea, sempre in atto, nell'atto di parola. Mi permetto di contraddire Sant'Anselmo, il superbo sofista: la perfezione è mortifera, e l'attività di Dio è ben più estesa e complessa di quella di giudice. Così altrettanto ridicolo è giudicarLo. Siamo tutti sulla stessa barca, sotto l'incessante diluvio del tempo. Atteniamoci alla Bibbia: come credere a un Dio incatenato nell'onnipotenza se da subito il Libro dei libri mostra Yahvè che lavora, e suda? Quel “settimo giorno di riposo” imbarazza perfino gli scaltri commentatori della Bibbia Concordata, al punto di costringerli a precisare che si tratta di una specie di sillessi poiché “Dio non ha certamente bisogno di riposo”. Ma se è proprio il riposo a testimoniare la Sua gloria! Trasgressione: quel tanto poco che ci si concede nell'assordamento. Sant'Agostino compie un percorso dall'erotomania, sbrigativa, afasica, alla sessualità che pervade i suoi scritti, ove la violenza è del pensiero. E' il percorso dalla fatuità all'impegno, quale secoli dopo, con ancora maggiore consapevolezza, compirà Proust. Ma anche là, nei bordelli e nei salotti, c'era Dio.
“Dove siamo integerrimi non cresce nessun fiore”, scrive il poeta israeliano Yehuda Amichai. Quale sessualità nell'audacia di Gesù, nella sua parola, quando salva la donna in procinto di essere lapidata. Non c'è bisogno che con Maddalena metta su famiglia, come vogliono certi perbenisti vangeli apocrifi. Non solo nei libri s'incontra Dio. Poiché ogni giorno, su tanti impazienti e su di me, sperimento l'avverarsi di quegli incontrollati moti che Freud chiama lapsus, dimenticanze, errori, sbadataggini, sono costretto ad ammettere che forse Dio non è poi così lontano. Salvo, qualche minuto dopo, di nuovo saldamente in sella … venire all'improvviso disarcionato da un altro lapsus, o sintomo, o che diavolo, che insiste a rompermi le scatole, a dirmi che Lui, chiunque Egli sia, esiste, eccome, inconscio ma tutt'altro che absconditus. Al Signore che sempre sta in ogni dove, mi permetto di dedicare questa poesiola: Ti ringrazio Buon Dio / d'avermi donato mia figlia / dolci amiche, amici, una cara moglie / la poesia le foglie che dalla finestra / entrano nella notte a farmi compagnia. / Molto anche Ti ringrazio d'avermi tolto / tutto il resto. / Capita anche questo a volte / che mi addormenti con un segno di croce / sottovoce mormorando un Pater / succhiando una caramella. / Chissà che al mattino di gran fretta / non mi svegli con una gran voglia. (Nella foto la modella Gisele Bündchen)
di Umberto Silva
Leggi Riparliamo di concupiscenza di Giuliano Ferrara
Leggi gli articoli di Luigi Amicone, Sandro Fusina, Saverio Vertone, Giuseppe Sermonti, Edoardo Camurri, Francesco Agnoli, Ottavio Cappellani, Giuliano Zincone, Paola Mastrocola, don Francesco Ventorino, Mariarosa Mancuso e Camillo Langone


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
