L'impresa tedesca pronta a tagliare 16.750 posti di lavoro. Sindacati pronti allo sciopero

Alla Siemens l'evoluzione è diventata rivoluzione

Redazione

Francoforte, 8 lug. - Il colosso elettronico tedesco Siemens si prepara a tagliare 16.750 posti, il 4% del totale, di cui 12.600 mila nel settore amministrativo. La decisione è legata al rallentamento dell'economia globale e all'obiettivo di risparmiare 1,2 miliardi di euro entro il 2010. (AGI)

    Francoforte, 8 lug. - Il colosso elettronico tedesco Siemens si prepara a tagliare 16.750 posti, il 4% del totale, di cui 12.600 mila nel settore amministrativo. La decisione è legata al rallentamento dell'economia globale e all'obiettivo di risparmiare 1,2 miliardi di euro entro il 2010. (AGI)

    Dal Foglio del 1 luglio.

    Francoforte. Quando era arrivato l'anno scorso a capo della Siemens, Peter Löscher aveva promesso evoluzione, non rivoluzione. Gli avevano creduto le maestranze e i sindacati. A un anno di distanza, la musica cambia. Questo fine settimana Löscher ha annunciato che Siemens ridurrà di 17.150 unità, il corpo di 435 mila dipendenti che attualmente impiega. Di questi esuberi, seimila solo in Germania, dove ne conta complessivamente 130 mila. Tagli drastici nonostante nel 2007 il colosso dell'elettronica abbia registrato un utile di quattro miliardi di euro. Ma Löscher non solo ha deluso le speranze, ha fatto peggio. I rappresentanti sindacali hanno appreso del piano di riduzione di personale, che dovrà avvenire entro il 2010, per tagliare 1,2 miliardi di euro di costi amministrativi, dalla stampa. Già la sua dichiarazione di qualche giorno fa al Financial Times, sul fatto che i vertici della Siemens sono per i suoi gusti troppo bianchi, troppo tedeschi – “Un cinese veramente in gamba a capo della divisione Cina e un indiano a capo della divisione India”, aveva detto – non era stata accolta poprio da un applauso caloroso. Poco cambia per i sindacati se Löscher sulla Bild Zeitung afferma: “Imponiamo ai vertici e agli amministrativi le stesse regole che valgono per gli operai: produttività ed efficienza”. La maggioranza dei tagli, 12.500, riguarda infatti i colletti bianchi. Si annuncia un autunno molto caldo per i siemensiani.

    In questo anno Löscher ha ridotto le precedenti otto divisioni a tre ed è riuscito a contenere l'impatto dello scandalo (tangenti e fondi neri per 1,3 miliardi di euro) che rischiava di affondare la multinazionale. Quando un anno fa, il presidente del consiglio di sorveglianza Gerhard Cromme nominò l'allora 49enne Löscher, la sorpresa fu grande. Perché non faceva parte della casta Siemens e nemmeno di quella dei manager tedeschi: ha lavorato prevalentemente negli Stati Uniti, per General Electric, per Hoechst, per Merck&Co. In più non è tedesco ma austriaco. A qualcuno il metodo Löscher – “perfetto stile cowboy”, ha commentato un sindacalista – ricorda quello di un altro ceo venuto da fuori, lo svizzero Josef Ackermann, discusso capo di Deutsche Bank. Entrambi hanno perorato la loro causa con la stessa motivazione: “E' la produttività a creare posti di lavoro. Solo un'impresa amministrativamente snella e in crescita garantisce un lavoro sicuro”.