L'eterno ritorno del lodo: dal Foglio del 27 giugno 2003
Liberali con un nemico: la legge
Il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge sull'immunità, che sospenderebbe i processi per le quattro più alte cariche dello Stato (cosiddetto lodo Schifani bis). Il ministro della giustizia Angelino Alfano ha detto che si è tenuto conto dei rilievi della Corte Costituzionale sul primo lodo Schifani. Ecco cosa scriveva Il Foglio cinque anni fa.
Dal Foglio del 27 giugno 2003
Diceva John Locke, teorico del diritto naturale e dei limiti dello Stato, che quando tutto è compromesso, quando l'individuo proprietario vede ergersi la minaccia di un potere che contrasta con la sua libertà originaria, non resta che “l'appello al cielo”. Questo appello celeste è la metafora della ribellione o rivoluzione nel linguaggio di uno splendido filosofo liberale. I liberali d'oggidì se la cavano con molto meno, confidano in un ricorso alla Corte costituzionale per liberarsi di quel lodo Maccanico di cui parlano come di una spregevole legge fabbricata da una spregiudicata maggioranza parlamentare per motivi assolutamente abietti, che compromettono il principio secondo cui la legge è uguale per tutti.
L'illustre costituzionalista Gustavo Zagrebelsky argomenta in modo sofisticato contro l'invadenza della macchina legislativa, capace ormai di sovrapporsi al quadro di valori costituzionali che dovrebbe reggere e giustificare la produzione delle leggi, di questi tempi asservite all'ultimo interesse personale promosso dalla politica. Giuseppe D'Avanzo, invece di Antigone, tira in ballo con fervore più giornalistico Jean-Jacques Rousseau e la dittatura giacobina della volontà generale: il Cav. è come Saint Just e la sua una rivoluzione sanguinaria contro l'Ancien Régime delle toghe e dei parrucconi. L'avvocato Rossi, Guido Rossi, critica il principio di maggioranza. La dottoressa Boccassini, liberale anche lei ma più modestamente, la mette sul piano funzionale e personale, e si sente doppiamente offesa dalla legge, come persona e come funzione dello Stato.
Noi marxisti o ex marxisti, che oltre a picchiarci con i fratelli in camicia nera come D'Alema, abbiamo cercato di imparare qualcosa dall'esperienza, se non dai libri, convivemmo per anni con l'idea del diritto sostanziale. Ma non potevamo sapere che quel modello nichilista fondato sulla lotta di classe piuttosto che sulla tradizione o sulla rivelazione, a marxismo tramontato, sarebbe risuscitato in casa dei liberali e dei magistrati della Repubblica. Chi lo desidera può bene occuparsi della verifica, noi troviamo più interessante cercare di capire come possa un establishment tanto sicuro di sé e tanto compassato passare così facilmente, e così in fretta, dal “controllo di legalità”, il grande mito giustizialista degli anni Novanta, alla diffidenza verso la legge e alla ribellione verso chi detiene il potere di votarla e di promulgarla, Parlamento e presidente della Repubblica. Studieremo ancora, visto che i fratelli in camicia nera non ci sono più, e cercheremo di capire meglio. Intanto ci piacerebbe sapere se le idee sulla lotta dello jus eterno contro la fragile lex, che appartengono a un futuro presidente della Corte costituzionale, influenzeranno o no il suo giudizio togato sul lodo Maccanico. Se il professor Zagrebelsky ci usasse la cortesia di dircelo, gliene saremmo grati. Così, per ragioni di studio.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
