Nel libro di Elisabetta Malvagna dati e informazioni sull'eccesso tutto italiano di parti cesarei
Partorire senza paura
La cultura del parto si è medicalizzata a tal punto, che alla puerpera incontrata dall'autrice nel noto bambinificio romano pare ovvio dire che l'evento è stato del tutto spontaneo. Ma Elisabetta la vede aggirarsi con un catetere, e la sente raccontare che dall'ingresso nella struttura le sono stati iniettati prima l'ossitocina e poi l'anestetico per epidurale.
La cultura del parto si è medicalizzata a tal punto, che alla puerpera incontrata dall'autrice nel noto bambinificio romano, l'ospedale che vanta diverse migliaia di nascite l'anno e con l'ossessione per la nascita (fintamente) naturale è il faro di ogni donna in attesa nella metà meridionale della penisola, pare ovvio dire che l'evento è stato del tutto spontaneo. Ma Elisabetta la vede aggirarsi con un catetere, e la sente raccontare che dall'ingresso nella struttura le sono stati iniettati prima l'ossitocina e poi l'anestetico per epidurale, le è stata praticata l'episiotomia, senza dimenticare le decine di monitoraggi e di ecografie cui è stata sottoposta negli ultimi giorni prima del parto.
Le appare lampante che abbiamo perso la nozione di questo evento come di un passaggio regolato nella sua matematica perfezione da madre natura, e ci siamo consegnate alla medicina per trasformarlo in uno stato simile alla malattia. Per non parlare della funzione dimessa e ormai secondaria di una figura cruciale, l'ostetrica: relegata in secondo piano dal dominio assoluto del ginecologo, ha perso la sua funzione fondamentale per la cura della donna durante l'attesa, la nascita, e le delicatissime settimane successive al parto, per ridursi a poco più di un'infermiera frettolosamente presente nelle ore prima e dopo il travaglio. Così Elisabetta non aspetta ad andare dalla conoscente che è l'ultima in ordine di tempo ad essersi procurata dal giro condiviso di amicizie la “tinozza” per travaglio e parto, che all'esterno vede annotati i nomi e le date di arrivo di tutti i bambini che vi sono nati.
Sdoganando finalmente l'idea del parto in acqua come sciocca fighetteria new-age, potenzialmente causa di infezioni per il nascituro, per scegliere una nuova via “post-ospedaliera”, verso la riscoperta delle caratteristiche migliori di una pratica realmente naturale e possibile tra le pareti della propria casa, il più possibile sicura, e però spogliata di tutti i protocolli ospedalieri. Dove in quelle ore di comunione familiare, di attesa, di dolcezza, può accadere di voler stare in acqua, e poi magari scegliere di partorire su una sedia in cucina.
Le statistiche internazionali confermano che negli altri paesi occidentali si è già passati a questa nuova fase, mentre l'Italia rimane saldamente in testa nell'utilizzo di cesarei (il cinquanta per cento dei parti della regione Campania, un record imbattuto; peraltro non sempre privi di complicazioni, come la leggenda del “taglietto e via” vorrebbe). Durante la lettura di questo libro accurato e vibrante, per caso negli stessi giorni ho incontrato una signora olandese che raccontava con gioia e serenità il suo parto in casa, dando le stesse informazioni riportate nell'inchiesta, ovvero che si usa scegliere di restare a casa propria per salutare la nuova vita che arriva, ma confortati dalla presenza di medico e ambulanza sotto casa, per ogni emergenza che dovesse presentarsi. Non ho più pensato ai soliti racconti di spiazzante civiltà nordeuropea fatti a uso di noi poveri italiani, ma a una possibilità che sarebbe bello imitare, o riprendere a considerare.
Partorire senza paura, e senza un camice verde e tubicini si può, se si riammette la possibilità di farlo in sicurezza e circondate da tutto ciò che è più caro. Ogni donna incinta in Italia conosce la sensazione di smarrimento di fronte all'elenco di esami che le sono consigliati in gravidanza, e lo sconcerto di chi la sente rifiutarne quelli che non le paiono indispensabili. La gestione medicalizzata del parto è conveniente per gli operatori, che nel protocollarla con rigidità hanno tra l'altro ormai eluso qualsiasi complessità psicologica ed emozionale, è un florido business economico, è falsamente rassicurante.
di Paola Vitali


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