Toghe contro toghe
La guerra fra le toghe riparte dalla Campania e si riverbera come una luce nera sulla pax giudiziaria tra politica e magistratura. La guerra riparte con l'indagine della procura di Salerno che coinvolge politici e magistrati che avrebbero complottato ai danni del pm Luigi De Magistris.
Dal Foglio del 6 giugno 2008.
Roma. La guerra fra le toghe riparte dalla Campania e si riverbera come una luce nera sulla pax giudiziaria tra politica e magistratura. La guerra riparte con l'indagine della procura di Salerno che coinvolge politici e magistrati che avrebbero complottato ai danni del pm Luigi De Magistris. Dopo la contestazione del decreto sull'emergenza rifiuti napoletana, dopo i venticinque arresti tra gli addetti allo smaltimento della spazzatura, è ancora dalla Campania che spira tempesta. La procura salernitana avanza un giudizio ex post sull'investigazione ministeriale disposta dall'ex Guardasigilli Clemente Mastella sulle indagini di De Magistris intorno a un presunto comitato d'affari animato da politici e imprenditori. Ora i giudici danno torto a Mastella: “Sindacò su prerogative riservate esclusivamente all'organo inquirente”.
I fatti. Mercoledì la procura di Salerno ha chiesto l'assoluzione di Luigi De Magistris, e nel corso delle indagini sul padre dell'inchiesta Why Not i pm avrebbero riscontrato non solo elementi a discolpa del collega ma un “complotto” che coinvolge politici, magistrati e giornalisti al fine di screditare proprio De Magistris. Tra gli indagati ci sarebbe “anche un parlamentare” il cui nome non è stato diffuso. Ma la ridda delle insinuazioni e delle mezze notizie non tarderà a precipitare sui quotidiani. Ieri è spuntata la prima intercettazione – “uno schizzetto di fango su un membro moderato del Csm”, dicono fonti della magistratura. Si tratta di una telefonata tra Antonio Patrono, membro del Csm in quota Magistratura indipendente (Mi), responsabile dei trasferimenti, e un ex magistrato potentino, Felicia Genovese. Secondo l'interpretazione salernitana, emergerebbero manovre volte a bloccare le indagini di De Magistris. Patrono ha spiegato ieri di non aver mai aiutato nessuno per far trasferire magistrati da Potenza, “anzi – ha detto – sul trasferimento di De Magistris mi opposi”. D'altra parte – fanno sapere da Potenza – che Patrono parlasse genericamente di trasferimenti con la collega Genovese “è cosa normalissima, essendo stata lei il delegato distrettuale di Mi a Potenza”.
Il coinvolgimento di un membro del Csm, attraverso la pubblicazione di spizzichi di conversazioni telefoniche, ha insospettito in molti tra i togati di Mi, la corrente a cui appartiene Patrono, e che ha manifestato dissenso nei confronti delle critiche cadute sul governo da parte di alcuni settori della magistratura campana (tanto da aver voluto incontrare il Guardasigilli Angelino Alfano al di fuori del colloquio ufficiale e collettivo dell'Anm). Il coinvolgimento del consigliere Patrono – peraltro – arriva alla vigilia dell'atteso pronunciamento del Csm sulle critiche avanzate dai magistrati campani al progetto di una maxiprocura napoletana su cui accentrare i reati connessi con l'emergenza rifiuti.
Così oggi appare quantomeno singolare che tutto accada in Campania, dove – si dice – le procure di provincia sarebbero in fermento all'idea di perdere prerogative e poteri a vantaggio di Napoli. Secondo alcuni osservatori, di fronte al clima di pacificazione tra Anm e governo, e con l'inedita posizione del centrosinistra (“la magistratura non ostacoli la risoluzione del problema rifiuti”, ha detto Ermete Realacci del Pd) alcuni teorici irriducibili dello scontro tentano di far saltare il cessate il fuoco. Isolati dalla sinistra, giocano la carta di chi perde terreno: il coinvolgimento del Csm e il rilancio della mega inchiesta di De Magistris. Un lavoro investigativo, questo, che – come dice una relazione del Ros dei carabinieri alla procura di Catanzaro – ha contribuito alla creazione di un archivio di 500 mila file di contatti telefonici in possesso di Gioacchino Genchi, il perito dell'inchiesta Why Not. La procura di Salerno ha chiesto a Catanzaro di vedere le carte dell'inchiesta, cavalcando l'idea che lì si trovino i mandanti del “complotto” contro De Magistris.
A Catanzaro l'intervento salernitano avrebbe suscitato un'irritazione smentita dal procuratore generale Enzo Jannelli, che però aggiunge: “Ci riserviamo di vedere se quanto chiesto non serva a fare un processo nel processo”. Si direbbe abbastanza da far parlare – a microfoni spenti – di “guerra tra procure”. L'intera vicenda è una bomba a orologeria sulla pax tra toghe e politica. L'archivio contiene tabulati di telefonate effettuate da parlamentari, esponenti politici, magistrati, industriali, imprenditori e giornalisti. L'ex Guardasigilli, Clemente Mastella, disse che “un archivio così non ce l'ha neanche il ministero degli Interni”.


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