Così Boris ha perso tutte le occasioni tranne la più importante (prima parte)

Scroppo & Newbury

Se non fosse “larger than life”, se non avesse la tendenza ad accumulare vite parallele e un'enorme autostima, oggi potrebbe essere il leader dei conservatori al posto di David Cameron. Probabilmente, la poltrona di sindaco di Londra sottratta all'astuto Livingstone, l'unico capace di sfidare Margaret Thatcher e Tony Blair , è il posto migliore per provare al mondo consistenza e serietà.

    Se non fosse “larger than life”, se non avesse la tendenza ad accumulare vite parallele e un'enorme autostima, oggi potrebbe essere il leader dei conservatori al posto di David Cameron. Probabilmente, la poltrona di sindaco di Londra sottratta all'astuto Livingstone, l'unico capace di sfidare Margaret Thatcher e Tony Blair , è il posto migliore per provare al mondo consistenza e serietà. Tanto più che la vittoria nella City lo rende il tory più importante dopo l'amico David: con budget di undici miliardi di sterline sotto il proprio controllo, è pure uno dei più potenti uomini del Regno Unito, cosa impensabile anche solo pochi mesi fa. Il discorso sobrio e magnanimo dopo la notizia della vittoria, pieno di stima per il lavoro compiuto dal predecessore, lo ha collocato su un piano di nobiltà da antico console romano. Che è proprio il modo in cui Johnson concepisce la politica, Londra come l'Atene di Pericle. Non tutti lo vedono così, nel suo partito molti lo temono come una mina vagante, fra i laburisti hanno provato a denigrarlo come “tipico privilegiato snob”. In ogni caso, a 43 anni l'ex ragazzone zazzeruto ha tutto il tempo per realizzare l'ambizione confessata fra i banchi di Eton all'amico Charles Spencer – fratello di Diana – di voler diventare premier britannico e poi presidente americano. Tanto più che il pubblico, compreso l'elettorato laburista, inizia ad amarlo per lo stile vivace e colorito. Prima dell'avvento di Cameron, era lui l'unico conservatore che tutti riconoscessero. Ora, poi, è riuscito a convincere i nemici peggiori – i conservatori con la “c” minuscola – che può essere serio e che è in grado di vincere. Per arrivare alla vittoria ha superato la selezione interna che non è sempre al passo con i tempi. Cameron lo ha voluto come candidato a Londra, lui ha fatto esattemente ciò che gli era stato chiesto dal leader dei Tory: mettere fine al dominio Labour sulla capitale britannica.
    Tutti gli danno atto di aver compiuto uno sforzo gigantesco per cancellare la fama di buffone gaffeur che si era costruito ma che non rendeva giustizia alla persona nella sua interezza. Come ha detto un elettore londinese, Boris è una persona intelligente che si finge buffone, mentre Ken è un buffone che si finge intelligente. Per tutta la campagna elettorale si è comportato egregiamente, senza esagerare in battute snob, citazioni latine e, soprattutto, in gaffe. O nelle rivelazioni personali come quella volta che gli fu offerta della coca, “ma starnutii, quindi per quel che ne so quella polvere poteva essere zucchero”. Questa volta le concessioni allo spirito durante incontri elettorali sono state poche e leggere. “E' favorevole al matrimonio?”, gli ha chiesto un giornalista. “Sì, infatti ci ho provato due volte”, ha risposto lui. Oppure: “Hai mai fatto sesso con un uomo?”. “Non ancora!”.
    La campagna è stata abilmente condotta da uno stratega australiano, Lynton Crosby, che ha individuato diversi obiettivi a seconda dei distretti londinesi – criminalità, trasporti per le periferie, protezione del verde e addirittura antagonismo all'espansione dell'aeroporto di Heathrow per i sobborghi residenziali fuori città – e ha limitato e controllato le interviste in cui Boris avrebbe potuto compiere scivoloni e cadute. In ogni caso, non tutto quel che esce ed è uscito dalla sua bocca incontra risate. Ha sostenuto, senza trovare critiche, che la categoria sociale più a rischio e più debole dal punto di vista economico è quella del maschio bianco che appartiene alla “working class” e che presto la cosa avrà un peso. Nessuno ha ribattuto quando si è lasciato scappare che i meravigliosi balzi in avanti delle donne britanniche – che occupano oggi posizioni di rilievo in tutto il paese e soppianteranno in futuro il 70 per cento dei colleghi uomini – saranno un problema per l'equilibrio del regno. Un invito a nozze per le femministe, che Boris ha anche accusato di condurre battaglie soltanto contro i più liberali e tolleranti gentiluomini bianchi, chiudendo gli occhi di fronte a prevaricazioni ben peggiori contro le donne da parte di individui, gruppi e religioni – in particolare dall'islamismo radicale. Finora non è stato costretto a fare ammenda e quando Livingstone lo ha accusato di razzismo e anti islamismo, lui ha risposto con indignazione quasi feroce.
    Tutto in lui e nella sua storia è poco comune: l'aspetto sempre stazzonato e arruffato di chi ha dormito senza spogliarsi ed è uscito senza pettinarsi. Anche se indossa camicie inamidate e abiti impeccabili e se si pettina con cura i capelli paglierini, gli stessi dei suoi fratelli e del padre Stanley, che sembra il loro fratello maggiore. Tinta che, difficile a credersi, arriva dal bisnonno turco, Ali Kemal, poeta e politico liberale filo occidentale assassinato quando era ministro degli Interni dagli sgherri di Ataturk. Sua madre era circassa e gli diede il carattere guerriero che continua nel pronipote, mentre i capelli color platino sono tipici del villaggio dell'Anatolia da cui proveniva il padre. Boris, che è appassionato sostenitore dell'ingresso della Turchia in Europa, ama ricamare sulle sue proprie origini sostenendo di discendere da profughi in cerca di asilo. In realtà Winifred, moglie di Ali Kemal e bisnonna di Boris, mezza svizzera e mezza inglese, tornata in Inghilterra per partorire, morì dando alla luce il secondogenito. I bimbi furono tirati su dalla madre e presero il suo cognome, Johnson. Uno dei figli sposò una franco inglese e dopo la Prima guerra mondiale si dedicò alla produzione agricola nel Devon. Il figlio Stanley sposò la figlia del Lord liberale Fawcett, una famiglia di benefattori cristiani e suffragette, che aveva nell'albero genealogico antenati ebrei lituani e nobili francesi. Con tutto questo miscuglio di nazionalità alle spalle (i suoi figli ne possono contare diciassette diverse) non stupisce che si sentano un po' alieni e che Boris e famiglia siano desiderosi di sembrare inglesi, tanto da risultare caricaturali.
    Boris è nato a New York nel 1964 da due studenti, Charlotte e Stanley, e deve il nome a un russo bianco che offrì agli squattrinati genitori il biglietto ferroviario per New York. Senza quell'aiuto chissà se la madre sarebbe riuscita a raggiungere la città senza partorire in anticipo. In realtà il suo primo nome è Alexander e come Al è ancora conosciuto presso gli intimi, anche se il suo nome completo è Alexander Boris de Pfeffel Johnson. La madre tornò poi a Oxford per terminare gli studi in Lettere: era la prima donna sposata del suo College e quando si seppe che era in attesa di un altro pargolo il principale non le rivolse più la parola. Una foto di Boris a un anno lo ritrae con lunghi boccoli ma molto maschio nell'atto di assaggiare lo champagne della madre che in toga nera, col pancione, festeggia la laurea seduta sull'erba. Rachel, Leo e Jo seguirono uno dopo l'altro.
    Tutti i piccoli Johnson si rassomigliavano non soltanto per i capelli ma anche per il desiderio di primeggiare. In famiglia regnavano incontrastate competitività e instabilità: nei quindici anni passati con Stanley, Charlotte ricorda di aver cambiato casa trentadue volte. Lui è stato ricercatore borsista, giornalista e politico. Il loro turbolento matrimonio è finito a Bruxelles nel 1979. L'uomo, padre ottimo, era un terribile donnaiolo e la madre lo lasciò dopo un grave esaurimento nervoso. Quell'anno Stanley divenne parlamentare europeo per i conservatori. Boris – che dal '75 era stato mandato a scuola in Inghilterra – patì moltissimo per il divorzio dei genitori e assunse il ruolo di capo famiglia. Era un ragazzino tranquillo e timido e cambiò carattere e modo di essere in seguito al trauma. Proprio in quel periodo entrò a Eton college grazie a una borsa di studio. E' la scuola più prestigiosa del Regno Unito e a torto si crede sia solo un luogo di divertimento per oziosi privilegiati: in realtà, è anche fucina di cultura e di idee. E di formazione politica, dato che ha sfornato ben diciotto premier inglesi. Qui, Boris che fin da piccolo aveva rivelato una precoce e vivace intelligenza, oltre a essere riconoscibile per i capelli, la disorganizzazione e la forte tendenza al ritardo, si distinse per il desiderio di esser primo in tutto, ma senza fare troppa fatica. Era appassionato di greco e latino ma non tanto da ottenere una borsa di studio. Era un bravo attore ma non imparava bene la parte e nelle recite doveva appiccicare foglietti con le parole in punti strategici. Tutti si ricordano un Richard III in cui Boris, nella parte del re, saltellava fra una battuta e l'altra per consultare i foglietti appesi qua e là, rendendo assurdamente comica la tragedia shakespeariana.
    Eccelleva quasi esclusivamente nell'improvvisazione – anche accademica – e nei dibattiti politici a ruota libera. Tuttavia riuscì ad applicarsi abbastanza da ottenere, alla fine, una borsa per Lettere classiche e entrare a Oxford, al Balliol College nel 1983. Come suo padre era conservatore e a Eton rafforzò le proprie posizioni. Pur in anni in cui la cosa era estremamente poco popolare, fu sempre dalla parte di Israele, nonostante facesse parte anche della British-Arab Association. Divenne membro dell'esclusivo Bullingdon Club, associazione dedita alle sbornie e agli scherzi. Le loro cene poi terminavano immancabilmente con la distruzione del ristorante, per i cui danni però qualcuno allungava sempre un assegno a sessione terminata o al massimo il dì seguente. L'associazione è assurta a fama per aver avuto fra i suoi membri eccellenti anche David Cameron. Soprattutto, però, Boris era deciso – cosa strana per un ragazzo di 19 anni – a trovar moglie. E ci riuscì. Sedusse la più bella e raffinata matricola di Oxford, Allegra Moysten-Owen, arrivando per sbaglio il giorno dopo a una festa che lei aveva dato con due compagne. E riuscì, piuttosto povero e sconosciuto, a sposare questa ragazza di alta società, figlia della scrittrice Gaia Servadio e del nobile e ricco collezionista e critico d'arte Willy appena lasciata Oxford, nel 1987. Si può dire che fosse senza arte né parte per quella laurea in Lettere antiche non eccellente, perché nei tre anni aveva dato l'idea di non mettercela tutta. Questa sembra una costante della sua vita: i genitori di Allegra, così propensi al bello e alle belle maniere, erano costernati per la scelta della figlia. Boris faceva apposta ad essere più trasandato e pasticcione che mai. Quel che determinò l'orrore eterno di Gaia al solo udire il suo nome fu una vacanza bianca in Svizzera con Allegra e i suoi due fratelli, più Boris. Che dimenticò il passaporto e dovette prendere un altro volo. All'arrivo nell'elegante albergo, aperta la valigia, si accorse di avere quella sbagliata, contenente solo le lenzuola sporche del college. Imperterrito sciò per una settimana con pantaloni di fustagno e giacca di tweed, ma la cosa peggiore è che si buttava giù per le piste ad altissima velocità, senza una curva, dritto fino al fondo. Al grandioso matrimonio in castello, con orchestra e addirittura un'opera, si presentò tanto per cambiare in ritardo e con gli abiti sbagliati. Due ore dopo il pronunciamento del sì era già riuscito a “perdere” l'anello, che in realtà non aveva mai avuto intenzione di portare.
    Conquistata l'ambita preda – il dolce viso di Allegra è stato ritratto da David Bailey e comparve sulla copertina del Tatler – Boris si buttò sulla carriera curandosi poco del matrimonio e della moglie, che gli vuole ancora molto bene, come si può volerne a un cucciolone maldestro. E' per questo forse che gli inglesi, patiti degli animali tollerano Boris con l'indulgenza riservata a un goffo Labrador di 8 mesi male addestrato ma non cattivo. Lo lasciò, però, dopo il trasferimento a Bruxelles. Boris si era giocato il posto da praticante al Times non tanto per aver inventato delle citazioni sollevando le ire di un luminare universitario – che tra l'altro era suo padrino – ma per aver con arroganza risposto al direttore che gli rimproverava l'errore. Max Hasting, allora direttore del Daily Telegraph decise di offrirgli un'ultima possibilità di redenzione e lo mandò a occuparsi di Europa. Per Allegra non fu un periodo facile, sempre in ansia per il marito che scompariva in Bosnia in quei turbolenti anni,senza ricordarsi di avvertirla. Il rapporto iniziò a deteriorarsi e nonostante qualche tentativo di rimediare, nel 1990 finì per volere di lei, che temeva di finire in una casa di cura come era successo alla madre di Boris.
    Lui ci rimase malissimo, lei peggio, ci riprovano ma non funzionò. Lui cercò allora aiuto in un'amica di entrambi, Marina Wheeler, avvocato di sinistra e figlia di Charles, uno dei più famosi corrispondenti della Bbc. Fino a che l'amicizia diventò amore, tra lo sgomento degli amici di Marina, che lo trovavano fisicamente ripugnante e politicamente impossibile. Un mese prima che la Thatcher cadesse, già in disgrazia presso la maggioranza dei conservatori, lui era ancora pieno di ardore thatcheriano. Anche la madre di Boris e la sua famiglia, così come Allegra, erano di sinistra. Marina era follemente innamorata, si sposarono nel ‘93 – tra il divorzio e il nuovo matrimonio passarono soltanto dodici giorni – e un mese dopo nacque la prima figlia, Lara Lettice. Seguiranno Milo Arthur nel '95, Cassia Peaches nel ‘97 e Theodore Apollo nel ‘99. Il quale per un pelo non ricevette come terzo nome Washington. Essendo il pupo nato il 4 luglio, Independence Day, dopo vari brindisi a base di champagne a Boris l'idea parve splendida ma Marina lo persuase che due nomi bastavano. Tornato a Londra divenne editorialista, sempre per il Telegraph e iniziò a comparire in televisione per programmi spettacolo come quello di satira e commenti politico-culturali molto seguito, Have I got News For you? Il pubblico lo ama, ma lui rinuncia alla carriera e ai miliardi che farebbe come star televisiva. Le sue ambizioni sono altrove. (continua)