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Perché la Farnesina non conta più

“Sulla vicenda Shalabayeva ritengo che ci siano ancora punti oscuri che altre istituzioni devono chiarire”, dice il ministro degli Esteri Emma Bonino, che domani riferirà in Senato sulla storiaccia kazaca. In attesa delle parole del ministro, nei corridoi più riparati della Farnesina, agitati come non mai, già si specula sulle “altre istituzioni” allusivamente citate da Bonino: non soltanto il ministero degli Interno guidato da Angelino Alfano, rimasto impigliato nell’affaire Ablyazov, ma pure i servizi segreti. “Nessuno ci ha mai informato di nulla”, ripetono agli Affari esteri, come una cantilena cui alcuni non credono, ma che altri ritengono plausibile. E persino più preoccupante.

23 LUG 2013

“Come sono diventato un Pitone”

“Quando pubblicammo l’avviso di garanzia che poi avrebbe fatto cadere il primo governo di Silvio Berlusconi, ero felicissimo. Era uno scoop pazzesco. E lo rifarei. Se entrasse nella mia stanza Gian Marco Chiocci (a proposito, il mio cronista da oggi è il nuovo direttore del Tempo) e mi dicesse, ‘guarda c’è questa storiaccia su Berlusconi’, io la darei subito. Ma si tratta di capire perché certe notizie te le passano. Al Corriere, col tempo, ho capito che eravamo eteroguidati, i nostri non erano solo colpi di bravura, combattevamo una battaglia politica mascherata, a favore del partito dei giudici, proprio come al Corriere fanno anche oggi. Alla fine me ne andai da Via Solferino”.

12 LUG 2013

Parla Geronzi

“Per comandare in Rcs servono soldi, DDV ce li metta, le banche escano”

“Guardi, non è con le chiacchiere che si comanda. Enrico Cuccia diceva che nel mercato vale l’articolo quinto, chi ha i soldi ha vinto”. E dunque Cesare Geronzi si arma d’un sorriso tagliente, la lettera di Diego Della Valle a Giorgio Napolitano deve essergli sembrata l’esplosione d’uno strano petardo nel salotto costituito della finanza italiana, “una sgrammaticatura”, dice. “E che poteva mai rispondergli il presidente della Repubblica, cosa c’entra lui con le questioni d’un azienda privata?”. Ruota gli occhi il presidente della Fondazione Generali, lui che in Rcs, assieme a Giovanni Bazoli, faceva e disfaceva (“cacciai Mieli, e assunsi De Bortoli”), lui che di sicuro non ama Della Valle, che è stato – e forse è ancora – un suo nemico.

11 LUG 2013

I Gran Consigli degli irresoluti

A tarda sera Silvio Berlusconi riunisce la sua corte al Castello sotto assedio, e via del Plebiscito si rabbuia come i grandi gerarchi del berlusconismo, facce lunghe, nemmeno una parola ai giornalisti, uno per volta vengono inghiottiti dal portone e spariscono. Il Pdl è stordito, al calar del sole non si contano più le riunioni tra i dirigenti, tra i deputati, i senatori, le telefonate: che facciamo? L’inclinazione della voce e le increspature del volto sono le stesse che dovevano avere i generali di Napoleone alla vigilia di Austerlitz. A Montecitorio Denis Verdini prende la parola di fronte ai deputati, è acceso.

11 LUG 2013

L’avvocato del diavolo

E se stavolta vincesse il diavolo? Il suo avvocato dice che si può fare, malgrado lui, il belzebù d’Italia, tema sul serio che il cappio giudiziario glielo vogliano stringere al collo comunque, per ragioni politiche, anche a dispetto del diritto. E dunque vive l’epico dramma del dubbio, eternamente in bilico il Cavaliere vuole battersi, ma ancora non sa se deve farlo da imputato o da statista, se affidandosi completamente al suo magico Franco Coppi, l’avvocato del diavolo che lo invita al silenzio e alla temperanza, oppure no. Essere o sopravvivere?

10 LUG 2013

Un borghese tondo tondo

Un borghese grande, grosso e facondo che si rannuvola facilmente, ma sa dissimulare e seduce. E’ forse l’unico aspetto del suo carattere e della sua personalità, l’unica debolezza che condivide con Giulio Tremonti, il suo predecessore e vecchio nemico, perché anche Fabrizio Saccomanni, come Tremonti, si innervosisce parecchio per le critiche che di rado riceve sui quotidiani (anche se incassa, e non telefona mai), specie quando gli attacchi giornalistici toccano la Banca d’Italia, e dunque le sue mostrine, le medaglie appuntate al petto di un uomo che per trentacinque anni si è identificato con la Banca centrale nella quale, giovane funzionario, lo portò Guido Carli e lo promosse Mario Draghi, suo vero grande amico.

05 LUG 2013

Le sue prigioni

Se si possa governare con un Cavaliere agli arresti nel suo Castello

Un sorriso appena accennato, a filo d’erba, forse un moto di sollievo, perché la settimana del sabba giudiziario poteva chiudersi anche peggio, malissimo, con una sentenza di condanna e 560 milioni di euro in meno. E invece ieri, nelle mosse della procura generale di cassazione sul lodo Mondadori, Silvio Berlusconi ha intravisto una crepa nel congegno detonato lunedì con la condanna in primo grado nel processo Ruby. “La condanna d’Appello regge”, ha detto il procuratore generale di fronte ai giudici avvolti nella toga rossa d’ermellino, “ma è a mio avviso necessario riquantificare una parte del danno, che potrebbe ridurre il risarcimento di circa il 15 per cento”. La sentenza è ancora da scrivere.

28 GIU 2013

La penultima cena

Il Cav. è minaccioso ma non spacca, Letta gli porta l’Iva in dono

Castello di Arcore, interno sera. Il tavolo ovale è quello piccolo della sala da pranzo intima, quella che a Villa San Martino si usa per le cene più distese, famigliari. Ci sono i figli, Marina e Pier Silvio, il fratello Paolo, l’onorevole avvocato Niccolò Ghedini e più tardi arriva anche Daniela Santanchè, la pasionaria che qualche ora prima ha assistito alla lettura della sentenza di condanna nell’aula del tribunale, “interdizione perpetua dai pubblici uffici”. Aria pesante, facce lunghe, il Cavaliere si lamenta, “ci avevano garantito delle cose e niente, niente, niente sta andando come doveva”. Editoriale “Braccio di ferro” a Bruxelles

26 GIU 2013

Il potere dell’Ayatollah

Nella peggiore delle ipotesi non potrà più fare niente, e questo gli consentirà di fare tutto. Di chiamare a raccolta i fedelissimi a Palazzo Grazioli, di irretirli con le lusinghe della simpatia, le barzellette, il Sanbittèr, la pizza al gorgonzola servita dal maggiordomo Alfredo, e di sedurre così anche i suoi troppi nemici, come faceva il Vecchio della Montagna, il gran saraceno che tanto gli assomiglia, un po’ Bin Laden e un po’ Khamenei, guerrigliero braccato e guida spirituale. E come Hasan al Sabah, capo carismatico della setta degli hachischin, ammaliava e stordiva d’oppio quei crociati che gli avrebbero voluto spiccare la testa dal collo, così Silvio Berlusconi potrà ancora mettere nel carniere politici democratici, giovani Renzi e vecchi D’Alema, e persino nuovi giudici.

22 GIU 2013

Come un Ayatollah

L’ipotesi di un Cav. che regge all’azzoppamento come leader da lontano

“Da Cavaliere ad Ayatollah? E’ difficile immaginarsi Berlusconi che fa lo spirito santo del Pdl, uno che parla di teologia e da ordini dalla distanza, lui è il verbo che si fa carne”. E Carlo Freccero, che nel 1994 tra le risate e lo scetticismo altrui disse “guardate che quello lì vince le elezioni”, in materia di profezie berlusconiane va preso sul serio. Anche se la domanda che stavolta gli viene fatta appartiene al campo semantico dell’irrealtà (“una fiction”, dice lui). Che succede se tra otto mesi la Corte di Cassazione, quando si riunirà per esaminare le carte del processo Mediaset, dovesse confermare la sentenza d’Appello e privare così Silvio Berlusconi dei diritti politici rendendolo ineleggibile?

20 GIU 2013
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