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Fuochi fatui

Così Cancellieri supera le forche parlamentari. Fra ringhi e battimani

Annamaria Cancellieri tentenna la testa, fra caparbia e turbata, “a differenza di quanto sostenuto da alcuni organi di informazione”, dice il ministro della Giustizia con toni e cadenze improvvisamente calanti o crescenti, da oboe, “non ho mai sollecitato la magistratura a rilasciare la signora Giulia Ligresti né indotto altri a simile comportamento”. In un pomeriggio qualsiasi di una giornata qualsiasi, l’Aula del Senato, e poi anche quella della Camera, ascoltano senza pathos la relazione del ministro, che si scagiona ed è scagionata da un Parlamento, torpido e introverso, in cui ciascuno recita il ruolo che il destino ha voluto assegnargli.

05 NOV 2013

Cancellieri si difende

Quanto costa (e nel caso a chi giova) sfiduciare il ministro-prefetto

Oggi pomeriggio Annamaria Cancellieri riferirà al Parlamento su come sono andate davvero le cose. Corazzata nella sua rassicurante rotondità, nella sua durezza matronale di prefetto (“io non cedo e trovo inaccettabili i sospetti e le falsità che mi circondano”), il ministro della Giustizia racconterà, prima alla Camera e poi al Senato, dei suoi centonove interventi su anonimi detenuti in difficoltà, centonove telefonate, centonove segnalazioni anche dirette, casi di sofferenza umana – come ha rivelato sull’Unità Luigi Manconi – ai quali il ministro si è interessato personalmente “per dare umanità al sistema carcerario”. Leggi l' Andrea's version di oggi - Bordin Line di oggi - Piccola Posta di oggi

05 NOV 2013

Appunti per il dopo

Renzi perde il congresso e stravincerà le primarie. Poi del Pd che resterà?

“Bisogna azzerare tutte le norme sul mercato del lavoro”, ha detto al Messaggero, con grande scandalo nella Cgil ottobrista e nel suo stesso partito, il Pd, che adesso torna a osservarlo timoroso e diffidente, come si guarda un lanzichenecco precipitato a squassare le abitudini e la calma bizantina dell’apparato postcomunista. “Ma questo che vuole? Le sue idee fanno venire la pelle d’oca”, dice Cesare Damiano, deputato del Pd, solido ex ministro del Lavoro.

02 NOV 2013

Perché dicono “no” al Cav.

Sillabario ministeriale. Ogni alfaniano ha la sua pena. Eccole una per una

La carne è debole, mentre il partito personale è esageratamente forte. Può dunque capitare un giorno di guardarsi allo specchio e non riconoscersi più, il naso che pende un po’ a sinistra, un velo d’indipendenza nello sguardo, una ruga di ribellione a incidere la fronte in cui albergavano solo pensieri beati e remissivi. Ci si scopre insomma, una mattina, “diversamente berlusconiani”. Ed è l’improvviso balenìo di ambizioni e vanità a lungo soffocate, il distillato di pene incruente, compresse, quietamente corrosive che esplodono libere, d’un tratto, imprevedibili. Dura, durissima, è la vita di corte accanto a Silvio Berlusconi. Leggi anche Volpi Palese sopruso

01 NOV 2013

Quid contumace

Preghiera di Giovanardi al suo Angelino decollato

“Alfano può anche fare il vice senza testa, questo è il massimo che Berlusconi può offrirgli dentro Forza Italia”. Angelino decollato. Giovanardi, non esageri. “Mica esagero. Prima Berlusconi gli ha detto che non ha il quid, poi gli ha fatto telefonare da Ghedini, dico da Ghedini, cioè lo ha fatto chiamare dall’avvocato per fargli sapere che doveva uscire dal governo, che non era più nulla, e infine, l’altro giorno, lo ha azzerato in contumacia dalla segreteria del Pdl. Ecco, la testa il Cavaliere gliel’ha già tagliata tre volte ad Angelino”. Un uomo paziente.

30 OTT 2013

Gli amici e i giaguari

Com’è che adesso pure i giornaloni picchiano contro le larghe intese

Sfogliati i giornaloni, ieri Enrico Letta deve aver messo su uno sguardo perplesso, chissà, forse un piccolo sorriso privato, come quello regalato – e accompagnato con slancio ironico dall’esclamazione: “Grande!” – al Cavalier Silvio Berlusconi nel giorno della sua capriola di bronzo sul voto di fiducia in Senato. Il Corriere della Sera, quotidiano a lungo carezzevole con le larghe intese, voce pastosa del cosiddetto establishment, salotto milanese e tanta assennatezza, ieri scaricava, spiccio, la grande coalizione con i professori Alesina e Giavazzi. “ Lasciate spazio a chi sa fare ”, editoriale di prima pagina.

25 OTT 2013

La corda e il secchio

Le fatiche parallele di Letta e Alfano

Le loro vite sono così intrecciate da far pensare alla corda e al secchio, a un unico destino, insieme hanno fondato le larghe intese, percorrono la strada tortuosa della governabilità, e insieme, il 3 ottobre, hanno costretto Silvio Berlusconi a votare la fiducia: parafrasando Montale, Angelino Alfano ed Enrico Letta “hanno salito un milione di scalini dandosi il braccio”. Simul stabunt simul cadent. E così a metà d’un pomeriggio di tormenti e dissipazione, mentre il Senato torpido e distratto quasi manda a casa il governo, Alfano telefona impensierito al suo presidente del Consiglio, “nel Pdl bene o male li tengo sotto controllo, te lo assicuro. Ma i tuoi che combinano?”. Leggi anche Cerasa Pd & Poteri. Così Renzi si affianca a Prodi per indebolire Letta

24 OTT 2013

Mario Monti, il gigante suonato

Saliva in campo per scendere in campo, si rivolgeva a Giorgio Napolitano rivelando l’efficienza e la disciplina del servitore dello stato, non la tronfia vanità del gradasso, “missione compiuta presidente”. Rivelava che Angela Merkel non era una nemica ma il leader di un grande paese alleato, padrone della tecnica riduceva lo spread e allontanava il fantasma del disarmo economico e della Troika, riformava le pensioni, e intanto sempre più il suo umore e il suo equilibrio dipendevano da un rigo di giornale, da una nota musicale, da una certa misura di luce. Leggi anche Lo Prete Il tecnocrate e l’Italia in crisi di rigett. Parla Sylvie Goulard

23 OTT 2013

La solitudine dei numeri due

E’ nell’anticamera di Palazzo Grazioli, a notte fonda, che Silvio Berlusconi ritrova un tono quasi paterno, imperiosamente sentimentale, “quando sarai il numero uno mi capirai meglio”. E dunque il Cavaliere adesso cerca di salvare Angelino Alfano da se stesso e dal demone del gregario, quell’ansia e quell’ambizione tragica che sempre avvolgono i numeri due, sottoposti alla faticosa disciplina del padrinato, uomini che magari riescono a dominare servendo, eppure mai riescono a diventare loro stessi Domine. Leggi anche Sechi La settimana del Convocato (non è Balotelli, ma lo trattano peggio) - Ferrara Per Santoro serve la Buoncostume

20 OTT 2013

Che fai, mi lasci?

Alfano pressato dal Cav. pensa alla buonuscita dalle larghe intese

I suoi sostenitori adesso lo guardano con un misto di sospetto e speranza. Il sospetto è che Angelino Alfano possa cedere di botto alle oscillazioni di un Silvio Berlusconi tornato all’improvviso bellicoso (“questo governo non serve a niente”), mentre la speranza è che il segretario del Pdl sappia contrattare con profitto la resa alle paturnie esistenziali del Cavaliere, che a molti – ma chissà – sembra inevitabile. Ad Arcore, lunedì sera, il grande capo è apparso risoluto, e difatti sia Daniela Santanchè sia Denis Verdini hanno ritrovato il sorriso. “Visto che stare al governo è inutile, credo proprio che dovremmo uscirne”, ha detto con slancio Berlusconi. Cerasa Letta, non ci provare

17 OTT 2013
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