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Il peso di Obama

“Abbiamo da sempre un buon rapporto con i generali egiziani – ha detto il democratico Richard Durbin, numero due del Senato americano, domenica a ‘This Week’ – Ma dobbiamo chiarire all’Egitto, così come abbiamo fatto con la Libia e la Siria, che sparare sul proprio popolo è inaccettabile da parte di chiunque”. In realtà la soglia dell’accettabilità, per l’America, è ben più in là di dove la posiziona il senatore Durbin, ma quel che più è grave è che nessuno sta ascoltando le “chiarificazioni” di Washington.

30 LUG 2013

Scandalo a New York

Ha imparato, Anthony Weiner, che negare l’evidenza quando le prove sono online non è saggio, meglio ammettere tutto e subito piuttosto che inventarsi hacker sconosciuti che entrano nel tuo account di Twitter e spediscono tue foto in mutande, meglio scusarsi in gran fretta con uno show da pentimento reiterato – la presenza della moglie con gli occhi e la voce bassa in questi casi aiuta. Ha imparato, Anthony Weiner, a non essere mai troppo sicuro nel dichiarare la propria riabilitazione, se si sa che c’è ancora una marea di roba, in giro per la rete, in grado di travolgerti nuovamente: meglio mettere le mani avanti, dichiarare che “usciranno altre cose” quando tutti sono disposti a perdonarti perché la penitenza l’hai fatta.

25 LUG 2013

“Un atto di guerra”

Il Pentagono ha cinque opzioni in Siria, ma non pensa di cacciare Assad

La campagna americana in Siria sarà lunga, costosa e comporta gravi rischi di insuccesso, dice il Pentagono, che ha fornito per la prima volta al Congresso la lista dettagliata delle opzioni militari per fermare la guerra civile in Siria – con una lettera di tre pagine del presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale Martin Dempsey, al capo della commissione Forze armate del Senato, il democratico Carl Levin. Il generale sottolinea (letteralmente) che il suo è un consiglio su “come la forza può essere utilizzata in modo da decidere se debba essere utilizzata”, e rivela tutto il suo scetticismo sull’intervento militare.

23 LUG 2013

Offensiva estiva

Sull’economia Obama fa uno strike preventivo contro i repubblicani

Ha mostrato il cuore per un attimo, Barack Obama, in quel bel discorso sulla razza pronunciato venerdì: l’ha scritto a mano, dopo un incontro infervorato con i suoi consiglieri la sera precedente – così racconta il New York Times – che l’hanno ascoltato attoniti, mentre lui parlava per quindici minuti senza fermarsi dell’omicidio di Trayvon Martin (“avrei potuto essere io 35 anni fa”), dell’assoluzione del suo assassino, di quello che si può fare per un’America migliore – il “personal touch” come non si vedeva da tempo. Poi Obama ha rimesso via il cuore, ed è tornato alle faccende della ragione e del calcolo. Da domani e per alcune settimane il presidente terrà alcuni discorsi sull’economia.

23 LUG 2013

Voilà la tristesse

E’ accaduto in un attimo, non ce ne siamo accorti, fino a un anno fa sospiravamo invidiosi sulla superiorità dei francesi, con la loro onda socialista rosa confetto capace di stravolgere equilibri e dare forze e idee a un continente piagnucolante, le loro mamme perfette, i figli educati, le scuole in cui gli alunni leggono ad alta voce i voti dei compagni per educarsi alla perfidia e temprarsi all’umiliazione pubblica, la vita stretta, le scarpe basse. Fino a un anno fa invidiavamo tutto, persino la goffaggine di una first lady che s’accappigliava via Twitter con la ex del marito, e oggi tutta quell’euforia ci sembra un’infatuazione passeggera, neghiamo di aver mai voluto essere una parigina.

11 LUG 2013

L’ansia di “Mamma America” in Egitto

I soldati egiziani ieri all’alba hanno aperto il fuoco contro i sostenitori della Fratellanza musulmana del presidente deposto, Mohammed Morsi, che pregavano davanti alla caserma di Nasr City dove si pensa che Morsi sia “custodito” dalla Guardia repubblicana. Ci sono stati almeno 51 morti e quattrocento feriti, e i giornalisti occidentali inviati al Cairo raccontano di cecchini appostati che hanno continuato a sparare anche contro quelli che stavano scappando. Mentre il Web si riempiva delle immagini della strage, l’esercito ha detto di aver reagito a un attacco “terroristico” durante il quale erano stati presi in ostaggio due soldati, ma le testimonianze dall’ospedale di Nasr City, vicino al luogo della strage, erano più o meno identiche: stavamo pregando, disarmati, e le guardie hanno iniziato a spararci addosso.

08 LUG 2013

Ricomincio da capo

Quando il 28 maggio scorso Rupert Murdoch si è presentato a Manhattan per parlare della divisione in due del suo impero mediatico, molti si aspettavano di vederlo abbacchiato. Il grande tycoon ottantaduenne aveva dovuto accettare il volere degli investitori, aveva dovuto spaccare a metà la sua azienda, la News Corp. – si era piegato. Lo scandalo delle intercettazioni illegali, scoppiato due anni fa nel Regno Unito, aveva costretto Murdoch a cedere alle pressioni di chi da tempo gli chiedeva di scaricare il business meno redditizio, quello legato ai giornali di carta, che stava affossando anche le unità più floride, quelle della televisione, del cinema, dell’intrattenimento.

27 GIU 2013

Guerre e democrazia

Le guerre per la democrazia sono una “fiction” fallimentare, dicono Romano e Zucconi. Una risposta

L’ambasciatore Sergio Romano ha spiegato ieri sul Corriere della Sera che il dialogo con i talebani annunciato dagli americani è “il meglio che l’America e l’occidente potessero aspettarsi da una guerra iniziata con l’invasione sovietica del dicembre del 1979”, quando gli Stati Uniti finanziarono e armarono i mujaheddin, costrinsero i russi ad andarsene e “furono le levatrici” del movimento talebano e di Osama bin Laden, diventati poi “il loro più pericoloso nemico”. Vittorio Zucconi, su Repubblica, affranto dal fatto che i talebani sono diventati interlocutori a dimostrazione “che dell’Afghanistan gli Usa vogliono lavarsi le mani”, parla di “fiction della ‘democrazia esportata con la forza’” come principio di tutti i mali dell’occidente in guerra contro il terrorismo.

20 GIU 2013

Il vertice del congelamento

Al G8 Putin celebra la vittoria in Siria e dà una lezioncina all’occidente

Non c’è dispaccio proveniente dall’Irlanda del nord, sede del G8 in corso, che non contenga la parola “frosty”: è tutto ricoperto di ghiaccio, le relazioni, i dossier, le prospettive, la questione siriana soprattutto. La seconda puntata dello scandalo sullo spionaggio permanente di America e, ora sappiamo, Regno Unito per merito di Edward Snowden, il leaker ormai scomparso nelle lande asiatiche a dominio cinese, non ha aiutato a scongelare l’atmosfera (Gordon Brown spiò tutti al G20 del 2009, gli americani spiarono l’allora presidente russo, Dmitri Medvedev), ma c’è di buono che se gli spioni sono ancora all’opera avranno poco da rivelarci.

18 GIU 2013

Divorzi, poteri e bracci di ferro

Ancora non si è capito se è stata Wendi a lasciare Rupert o se è stato Rupert a lasciare Wendi, ma sulla fine del matrimonio Murdoch vale il tweet di Robert Peston: “Mi hanno detto che le ragioni del divorzio tra Murdoch e Deng sono ‘jaw-dropping’”, da far cascare la mascella. Peston è il business editor della Bbc ed è amico di Will Lewis, uno dei fedelissimi di Rupert – ha buone fonti, ed è umano abbastanza da condividere la nostra stessa, incontenibile curiosità: “Mi odio per quanto vorrei conoscerle”, le ragioni. Leggi anche Peduzzi Bill, il consigliere in chief che critica Obama, dà dritte ai manager e si posiziona con Hillary

16 GIU 2013
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