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Al tavolo con il filosofo

Indebitati e servili. Ecco l’Europa del welfare secondo il prof. Minogue

Siamo diventati servili, noi occidentali amanti della democrazia, perché abbiamo “rinunciato all’autonomia in cambio di benefit”, ci dice Kenneth Minogue, filosofo ottantenne dagli occhi azzurri vispi nascosti da folte sopracciglia bianche. Siamo diventati tutti “vulnerabili”, anzi, ci piace dirci tutti vulnerabili, perché così lo stato viene ad aiutarci, ci dà soldi, benefici, sostegno. “Ci protegge”. E lo stato, da parte sua, ammanta di “altruismo e correttezza” il suo sostegno, ci “deve” assistere, è un suo dovere.

04 OTT 2012

Uno scandalo franco-tedesco

Mancavano due gemelli indistinguibili a portare guai tra Parigi e Berlino

I fratelli Proglio sono due gemelli omozigoti, indistinguibili, interscambiabili, affiatatissimi. Originari di una famiglia piemontese, a 63 anni Henri e René sono anche due degli uomini più potenti di Francia: Henri è capo di Edf, primo produttore mondiale di elettricità (è anche nel board di Edison, controllata da Edf); René è il numero uno di Morgan Stanley in Francia. Non amano farsi ritrarre assieme: si concessero al Monde, nel 2009, e quell’immagine dei gemelli è di fatto l’unica che circola nelle redazioni.

28 SET 2012

I confini del dramma

I maschi in età adulta non possono passare, anche se hanno una fila di bambini dietro. Non passano. Devono essere prima controllati e interrogati. Poi forse potranno andare di là. Di là è l’Iraq, di qua è la Siria, da dove la gente scappa, scappa sempre di più, perché non ci sono più posti sicuri dove stare. Ieri c’è stata un’altra esplosione nel centro di Damasco, sono stati colpiti i palazzi dei servizi segreti siriani, “filiale palestinese”, precisa al Arabiya, giusto per ricordarci che ci sono molti interessi in gioco, in questo martoriato paese.

26 SET 2012

Quante lagne nel team Romney, ma c’è un jolly per i dibattiti

Mitt Romney è inseguito dal fuoco amico: deve sempre convincere i suoi stessi compagni di partito, i repubblicani, di essere all’altezza del compito. Ognuno ha il consiglio giusto che Romney non vuole ascoltare, ognuno ha il segreto per la vittoria che Romney non sa vedere. Da ieri, c’è anche l’uomo nero cui Romney si è affidato ciecamente nella sua corsa alla Casa Bianca. Mike Allen e Jim VandeHei hanno firmato uno scoop su Politico raccogliendo le lamentele, anonime, sul capo della strategia elettorale di Romney, Stuart Stevens.

18 SET 2012

Al Qaida, i nostalgici e il raddoppio democratico

In queste ore sembra che le politiche adottate con il nord Africa e con il medio oriente siano fallite: tutte, democratiche e repubblicane, idealiste e pragmatiche, guerrafondaie e diplomatiche. L’alternativa ai regimi decennali è rappresentata da islamisti imbizzarriti? Allora teniamoci i dittatori, che sono feroci ma comprabili. La democrazia? Roba da tecnici, da centri studi, da salotto buono che concede volgarità come le camicie slacciate fino al petto ma pretende in cambio umanitarismo spinto. Leggi Obama ambiguo, Romney isolato di Mattia Ferraresi

14 SET 2012

Le guerre di Obama tutte armi e poca faccia finiscono nell’urna elettorale

Chris Stevens era la faccia dell’intervento americano in Libia, un intervento su cui l’America non ha messo la faccia, ma tante armi, questo sì, tanto personale esperto. Chris Stevens aveva preso i contatti con i ribelli, aveva gestito con loro i mesi di guerra, la caccia a Gheddafi, la divisione dei compiti una volta che il colonnello era stato stanato ed eliminato. Chris Stevens è stato ucciso ieri dal braccio islamista di quegli stessi ribelli con cui aveva parlato, pranzato, discusso, pianificato. Lavorato. Il suo corpo tumefatto mostrato alla folla, trofeo di una nottata di guerra.

13 SET 2012

I have a speech

Un inchino, un abbraccio, hai visto che roba?, ottimo lavoro. Bill Clinton ha accolto il presidente Barack Obama sul palco di Charlotte con l’aria di chi sa di aver fatto il colpaccio: il pubblico piangeva, urlava, sventolava bandierine, la musica risuonava fortissimo, e Obama l’ha guardato grato. Meglio di così era impossibile. Mercoledì sera, Clinton ha parlato per quasi un’ora, è stato interrotto decine di volte dall’entusiasmo dei presenti, prima ha seguito il testo scritto, poi ha iniziato ad andare per conto suo, a gesticolare, a diventare rosso in viso, a ripetere i suoi “you know”, la voce roca, l’argomentare rapido ed efficace: se volete un’America migliore, votate Barack Obama.

06 SET 2012

First (and too much) love

Michelle è la custode dei valori obamiani, ma ha finito per soffocarli di abbracci

I due guardiani dell’Amministrazione Obama sono arrivati ieri sul palco di Charlotte, prima lui e poi lei, divisi come lo sono sempre stati, non soltanto per ragioni di protocollo da convention. Rahm Emanuel, chief of staff per i primi 20 mesi della presidenza e ora vorace sindaco di Chicago, è il guardiano della politica obamiana, villano ma affettuoso, uno per il quale tutto è in vendita, basta difendere l’interesse del presidente: “Prometterebbe la mano di Sasha e Malia in cambio di voti”, dicevano alla Casa Bianca. Michelle Obama, First lady e “First celebrity” della Casa Bianca, come la definiva ieri il Los Angeles Times, è la guardiana della morale del presidente. Leggi Sul palco di Charlotte si cerca l’agenda invisibile dell’Obama che verrà di Mattia Ferraresi - Leggi Latinos a Charlotte di Matteo Matzuzzi

05 SET 2012

Sul palco di Charlotte

Obama voleva fare l’anti clintoniano e ora l’unico suo asset è Bill

Barack Obama gira l’America, fa comizi, beve birre e soprattutto le produce, ascolta gli elettori, cerca di trarre buoni consigli, si lamenta che i giorni sono troppo corti, sorride tanto, poi rientra a casa, si riunisce con i soliti fedelissimi e torna a essere quel che è: un presidente “insulare”, come dicono i commentatori, introverso, solitario e algido, il contrario di quell’uomo che nel 2008 conquistò la presidenza degli Stati Uniti con una formula basata sulla sua storia personale e sull’empatia.

04 SET 2012

“No vacation nation”

Non c’è nulla che spiega la differenza tra l’America e l’Europa meglio di questo grafico sulla “No vacation nation”, il paese che non va mai in vacanza. Non c’è Marte vs Venere che tenga, non c’è welfare vs small government che tenga, perché in fondo a destra, in questo grafico, c’è uno zero che squilla fortissimo. Derek Thompson, giornalista economico dell’Atlantic, ha pubblicato sul suo blog questo grafico e non ha nascosto – nemmeno lui – la sorpresa.

09 AGO 2012
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