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L’ansia di “Mamma America” in Egitto

I soldati egiziani ieri all’alba hanno aperto il fuoco contro i sostenitori della Fratellanza musulmana del presidente deposto, Mohammed Morsi, che pregavano davanti alla caserma di Nasr City dove si pensa che Morsi sia “custodito” dalla Guardia repubblicana. Ci sono stati almeno 51 morti e quattrocento feriti, e i giornalisti occidentali inviati al Cairo raccontano di cecchini appostati che hanno continuato a sparare anche contro quelli che stavano scappando. Mentre il Web si riempiva delle immagini della strage, l’esercito ha detto di aver reagito a un attacco “terroristico” durante il quale erano stati presi in ostaggio due soldati, ma le testimonianze dall’ospedale di Nasr City, vicino al luogo della strage, erano più o meno identiche: stavamo pregando, disarmati, e le guardie hanno iniziato a spararci addosso.

08 LUG 2013

Ricomincio da capo

Quando il 28 maggio scorso Rupert Murdoch si è presentato a Manhattan per parlare della divisione in due del suo impero mediatico, molti si aspettavano di vederlo abbacchiato. Il grande tycoon ottantaduenne aveva dovuto accettare il volere degli investitori, aveva dovuto spaccare a metà la sua azienda, la News Corp. – si era piegato. Lo scandalo delle intercettazioni illegali, scoppiato due anni fa nel Regno Unito, aveva costretto Murdoch a cedere alle pressioni di chi da tempo gli chiedeva di scaricare il business meno redditizio, quello legato ai giornali di carta, che stava affossando anche le unità più floride, quelle della televisione, del cinema, dell’intrattenimento.

27 GIU 2013

Guerre e democrazia

Le guerre per la democrazia sono una “fiction” fallimentare, dicono Romano e Zucconi. Una risposta

L’ambasciatore Sergio Romano ha spiegato ieri sul Corriere della Sera che il dialogo con i talebani annunciato dagli americani è “il meglio che l’America e l’occidente potessero aspettarsi da una guerra iniziata con l’invasione sovietica del dicembre del 1979”, quando gli Stati Uniti finanziarono e armarono i mujaheddin, costrinsero i russi ad andarsene e “furono le levatrici” del movimento talebano e di Osama bin Laden, diventati poi “il loro più pericoloso nemico”. Vittorio Zucconi, su Repubblica, affranto dal fatto che i talebani sono diventati interlocutori a dimostrazione “che dell’Afghanistan gli Usa vogliono lavarsi le mani”, parla di “fiction della ‘democrazia esportata con la forza’” come principio di tutti i mali dell’occidente in guerra contro il terrorismo.

20 GIU 2013

Il vertice del congelamento

Al G8 Putin celebra la vittoria in Siria e dà una lezioncina all’occidente

Non c’è dispaccio proveniente dall’Irlanda del nord, sede del G8 in corso, che non contenga la parola “frosty”: è tutto ricoperto di ghiaccio, le relazioni, i dossier, le prospettive, la questione siriana soprattutto. La seconda puntata dello scandalo sullo spionaggio permanente di America e, ora sappiamo, Regno Unito per merito di Edward Snowden, il leaker ormai scomparso nelle lande asiatiche a dominio cinese, non ha aiutato a scongelare l’atmosfera (Gordon Brown spiò tutti al G20 del 2009, gli americani spiarono l’allora presidente russo, Dmitri Medvedev), ma c’è di buono che se gli spioni sono ancora all’opera avranno poco da rivelarci.

18 GIU 2013

Divorzi, poteri e bracci di ferro

Ancora non si è capito se è stata Wendi a lasciare Rupert o se è stato Rupert a lasciare Wendi, ma sulla fine del matrimonio Murdoch vale il tweet di Robert Peston: “Mi hanno detto che le ragioni del divorzio tra Murdoch e Deng sono ‘jaw-dropping’”, da far cascare la mascella. Peston è il business editor della Bbc ed è amico di Will Lewis, uno dei fedelissimi di Rupert – ha buone fonti, ed è umano abbastanza da condividere la nostra stessa, incontenibile curiosità: “Mi odio per quanto vorrei conoscerle”, le ragioni. Leggi anche Peduzzi Bill, il consigliere in chief che critica Obama, dà dritte ai manager e si posiziona con Hillary

16 GIU 2013

Bill, il consigliere in chief

Come posso aiutarvi?, chiede Bill Clinton dalla copertina di Bloomberg Businessweek, con il sorriso di chi ha sempre pensato di essere indispensabile. Come posso aiutarvi?, dice l’ex presidente, sottoponendosi alle domande di alcuni manager americani alle prese con la disoccupazione, il debito, i modelli all’estero che funzionano meglio di quello americano. Il “consultant-in-chief” ha una risposta per tutti e su tutto, di fronte all’indecisione che ha colto buona parte dei leader globali (tranne i russi a quanto pare), Clinton ribadisce che lui sì, che ha le idee chiare.

16 GIU 2013

Ci dica un segreto, Mr Obama

Poco prima che Barack Obama giurasse per il suo primo mandato, Dick Cheney si fece intervistare da Rush Limbaugh – i due mastini del conservatorismo americano assieme si punzecchiarono e si divertirono molto. Come ha ricordato Patrick Radden Keefe sul New Yorker, Limbaugh incalzò l’ex vicepresidente sulla sicurezza, lo strapotere dell’esecutivo, le libertà in ostaggio della lotta al terrorismo, e “Cheney pestò duro: ‘Penso che una volta arrivati là (gli obamiani alla Casa Bianca, ndr), quando dovranno affrontare gli stessi problemi con cui noi ci siamo confrontati tutti i giorni in questi anni, apprezzeranno alcune delle cose che abbiamo messo in piedi’”.

12 GIU 2013

“The Nsa whistleblower”

Mr. Snowden per tutti è un eroe, ma per Obama è un traditore o una spia

Sono disposto a sacrificare tutto se non voglio “poi sentirmi in colpa”, ha detto Edward Snowden, famiglia, lavoro, tranquillità, “perché non posso permettere al governo americano di distruggere la privacy, la libertà su Internet, le libertà fondamentali di tutti nel mondo con questa enorme macchina di sorveglianza che sta costruendo”. Con queste parole Snowden, il ventinovenne ex tecnico della Cia che ha fornito i documenti pubblicati da Guardian e Washington Post che raccontano le operazioni della National Security Agency (Nsa), il programma Prism e la “scrematura” dei dati di Boundless Informant, cioè come il governo americano sorveglia e controlla i suoi cittadini e coloro che transitano per i server americani (cioè tutti), ha giustificato le sue azioni.

11 GIU 2013

Se Erdogan perde la testa

Finché c’è la Turchia, con il suo miscuglio di islam e democrazia, c’è speranza per il medio oriente: se regge il modello creato da Recep Tayyip Erdogan, l’islam al potere continua ad avere la sua chance. La comunità internazionale s’è aggrappata al premier turco, l’ha nominato suo broker mediorientale, corteggiandolo maldestramente con una membership europea mai davvero voluta, e ignorando i lati oscuri dentro la Turchia degli ultimi dieci anni – i blitz contro il potere laico incarnato dai militari, i processi ai tycoon legati all’élite kemalista, la minirivoluzione islamica nelle università e nei centri culturali, contro i giornalisti e gli scrittori “critici”, le revisioni costituzionali, tutti quei veli nelle foto ufficiali.

04 GIU 2013

Non perda tempo, ministro Bonino

Victor Davis Hanson, che è un esperto di storia militare, ha cercato di spiegare ieri sul Wall Street Journal perché alcune guerre sono tanto efferate, perché la guerra in Siria è così barbara, come dimostra il famoso video del mangiatore di cuore (che poi era un polmone, e nessuno l’ha mangiato; che poi i massacri delle forze del regime, i corpicini accatastati e buttati negli angoli delle strade sono ben più barbari, e ben più frequenti). Hanson spiega che la storia delle guerre è disseminata di episodi barbarici, inutilmente efferati, e poi precisa: “Il prolungamento dei combattimenti è un modo sicuro per ritrovarsi con cicli brutali di violenza”: più passa il tempo più la soglia di violenza si alza. Raineri Cosa sappiamo di Hezbollah in Siria

31 MAG 2013
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