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Violante, l’eretico creato dal dogma armato dei Piccoli Inquisitori

Il traditore si fucila nella schiena, il convertito si disprezza o al più si tollera con stupore. Chi non è perdonabile è l’eretico, colui che confuta la retta via dopo aver trovato il baco nel dogma, l’anello che non tiene. Nel fuoco di fila di sospetti, qualche volta di insulti, da anni alimentato da parte del circo manettaro e del circolo di cultura torinese – gli Zagrebelsky, i Mauro, i nipotini di Bobbio ma anche quelli di Giancarlo Caselli – contro Luciano Violante e le sue prese di posizione antigiacobine sulla giustizia e sul rapporto che la sinistra dovrebbe (avrebbe dovuto) intrattenere con il fenomeno Silvio Berlusconi, c’è più il terrore dei dogmatici per l’eresia che il disprezzo per il traditore. Leggi anche I proscritti - La neolingua di Repubblica

29 AGO 2013

Notturno nerazzurro

Perché poi che cosa se ne va davvero, come una dissolvenza nei colori della notte, “il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle”, che cosa svanisce davvero della sponda inquieta e folle del balùn meneghino, se Massimo Moratti, il petroliere della Milàn di sciuri, che al Forte gira in bicicletta come un vero sciur de Milàn, vende davvero la sua Inter (mah, chissà, è ancora 12X), e non a un suo pari o a un suo dispari, ma al giovane tycoon indonesiano? Le carte son pronte e le garanzie bancarie pure, è arrivato in città Erick Thohir, con i suoi trecento milioni di euro in saccoccia pronti subito per il 75 per cento di un reame nobile del  piccolo mondo  antico, ma assediato dai debiti. Maurizio Milani Piangere fisso per Luisito Suarez e non per la fame nel mondo

27 LUG 2013

Gli atti mancati dei borghesi buoni a nulla

Gli archivi della memoria sono imperfetti, ma a volte quelli digitali danno una mano per ricordare, almeno grosso modo, come sono iniziate certe cose. Così, cercando l’occorrenza “casta” – in booleana coppia con Stella Gian Antonio, o con l’intercambiabile Rizzo Sergio – nell’archivio storico del Corriere della Sera si apprende che già prima dell’uscita del libro il tic esisteva, pur se embrionale, tanto che il 14 febbraio 2007 si ritrova lo Stella a polemizzare con un Pedrizzi Riccardo, onorevole: “Onorevole, usi la parola giusta: casta. Non ‘categoria’: casta”. Ma era un’occorrenza casuale. In precedenza, il lemma è quasi introvabile.

07 LUG 2013

La chiesa non è più un problema, almeno per lui

Sono belle le lampadine che si accendono, illuminano i volti. Che Papa Francesco non abbia partecipato al Concilio, stava in seminario ai confini del mondo, lontano dall’estenuato piano inclinato della guerra tra chiesa e modernità, è un bel taglio di luce. Forse farà la Grande Riforma, o forse no. Il terzo Vaticano, o forse no. Ma in ogni caso, a renderlo lo stupor mundi che è, è una luce diversa: è un Papa che non ha problemi. Non ha il problema del Concilio. Del moderno e del post moderno. Nemmeno, secondo me, dei poveri (i poveri come “problema”, roba da pietose ong). Semplicemente, è un Papa che non ha il problema della chiesa come un rebus da risolvere (quello è il Papa di Moretti: “Non si può fare che scompaio?”). E questo, al mondo d’oggi, è già una cosa che farebbe girare la testa per strada, più di una bella donna.

26 MAG 2013

Il mediocre d’eccellenza

Taglierò i costi inutili. Ci sono stati 70 milioni di euro di consulenze probabilmente in gran parte inutili”. Chissà perché la lingua mediocre dell’eccellenza autocertificata batte sempre sul dente che duole, i soldi degli altri. Ma poiché è sempre la lingua che si sceglie il dente, così come le parole si scelgono i lapsus, candidarsi per fare il sindaco di Roma con uno slogan  che è tutto un programma, “Roma è vita”, non è proprio una scelta scaramantica per un fan del testamento biologico. Conoscendo il disincanto dei romani, poi.

19 MAG 2013

Larghe intese per la vita

"La giornata più nera della mia vita è stata quella in cui ho firmato la legge sull’aborto”. Questo confessò Giulio Andreotti, parlando nel 2001 al Meeting di Rimini. Fu tentato dal dimettersi, ma come ricordò più volte, e anche in una conversazione del 2008 con il Foglio, “se io mi fossi dimesso nessun altro democristiano avrebbe potuto firmarla: si sarebbe aperta una crisi politica senza sbocco… con le dimissioni, avrei contribuito a un male maggiore di quello che volevo evitare. Così firmai”. Nei giorni delle larghe intese, la morte di Giulio Andreotti ha fatto scorrere un fiume di riflessioni sul rapporto tra la chiesa, il cattolicesimo italiano e lo stato repubblicano.

11 MAG 2013

Cade un “adulto”

Non serve essere cattolico per il Quirinale. Matteo Renzi avrebbe forse fatto meglio a specificare quale tipo di cattolico. Affossato con malagrazia l’epigono un po’ tardo del laburismo e del popolarismo (demo)cristiano, Franco Marini, la rovinosa caduta di ieri di Romano Prodi sulla strada della presidenza della Repubblica suona come la bocciatura di un altro modello cattolico, che ha la stessa età della Costituzione. E’ il trionfo mancato, ancora una volta, di una particolare piccola ecclesia, di un sodalizio, se non una lobby: insomma la vena aurea di un cattolicesimo minoritario, eppure egemonico, nella storia politica e nei centri di potere dell’Italia e del cattolicesimo italiano. Ruggero Orfei, giornalista e intellettuale d’area, li definì i “dossettiani non democristiani”.

20 APR 2013

Francesco, il santo e il Papa

La povertà è un segno teologico, non sociologia

Con buona pace del Giovane ricco, un po’ impressiona la spensierata contentezza, da giullari di Dio, con cui gran parte dei commentatori dell’occidente ricco e passabilmente sazio ha accolto l’avvento di Papa Francesco e i suoi immediati, ripetuti richiami alla predilezione di Dio per i poveri e alla necessità per la chiesa di essere povera. Una per tutti, l’ispirata Concita de Gregorio: “Questo Papa consapevole di un segreto che a pochi, nella storia, è riuscito di mostrare. Più ci si spoglia e più si è ricchi. Più ci si fa uguali a chi non ha nulla e più grande sarà il potere di sconfiggere il gigante arroccato nel palazzo con i suoi ori”. Può essere che davvero non abbiano molti beni del cui abbandono essere rattristati.

23 MAR 2013

Dall’Ohio al Pirellone

Sembrava l’Ohio, invece è il Varesotto. Sembrava l’Ohio, perché ci sono le elezioni e a qualcuno il paragone era venuto subito in mente: la Lombardia sarà l’Ohio d’Italia, lo swing state, la regione ballerina, chi vincerà qui le elezioni per il Senato avrà vinto la partita anche a Roma. Perché la Lombardia elegge 49 senatori, e con i 24 del Veneto e i 25 della Sicilia costituisce il pacchetto di mischia determinante per costruire la maggioranza della Camera alta – che Senato delle regioni ancora non è, e probabilmente non sarà mai, ma intanto già si comporta come tale in base a una cervellotica legge elettorale. Leggi Casini: "Tra Pdl e Lega è l'accordo della disperazione"

08 GEN 2013

Il freddo che fa nella Lega tra offerte del Cav. e “quadra” del cerchio

Sopravvivere al cerchio magico ma non trovare più “la quadra”, che era prerogativa solo del Capo. Prerogativa di sintesi interna che alla fine metteva capo all’alleanza esterna, vincente o suicida che fosse. Ora l’estenuante trattativa-non trattativa con il Pdl, resistenza a oltranza o resa a distanza che sia alle pressanti offerte di Silvio Berlusconi per tornare insieme è invece lo specchio crudele del vicolo cieco, della quadratura impossibile, in cui la Lega di Roberto Maroni si trova. L’incontro di fine anno con Berlusconi, per quanto Maroni avesse mandato avanti il governativo Roberto Calderoli, è stato una fumata nera.

03 GEN 2013
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