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Il card. Burke parla in America, e dice che sui valori c’è poco da discernere

Se non ci fosse stato il lungo colloquio del Papa con la Civiltà Cattolica, l’intervista al cardinale Raymond Leo Burke, prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica, sarebbe rimasta nascosta tra le pagine del mensile Catholic Servant, stampato a Minneapolis, e facilmente dimenticata. Ma poi Francesco ha parlato, ha detto che certe questioni, i cosiddetti princìpi non negoziabili, non devono diventare la priorità nell’agenda pastorale, che se ne deve parlare solo dentro a contesti determinati e che comunque su quei temi la posizione della chiesa è nota. Non serve ripeterle ogni giorno, insomma. Crippa L’effetto emerito - Introvigne Quella chiesa che si sente a disagio con Francesco e le strategie della fede

25 SET 2013

Francesco a microfono aperto

La prima intervista da Papa, Francesco la concede ai gesuiti della Civiltà Cattolica. Trenta pagine dell'ultimo quaderno in cui Bergoglio affronta ogni tema, dall'attualità riguardante la riforma della curia ai principi non negoziabili, dal futuro della chiesa al rischio di veder crollare "come un castello di carte l'edificio morale della chiesa". "Io sono un peccatore", dice rispondendo alla prima domanda di padre Antonio Spadaro, che della Civiltà Cattolica è il direttore: "Questa è la definizione più gusta. Sì, posso forse dire che sono un po' furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po' ingenuo".

19 SET 2013

“Un buon cattolico s’impiccia”

Bastonate apostoliche di Francesco all’antipolitica (e pure ai preti d’ufficio)

“Apri il giornale e bastonano, guardi la tv e bastonano. Sempre il male, sempre contro. C’è l’abitudine di dire solo male dei governanti e fare chiacchiere sulle cose che non vanno bene”. Troppo comodo, insomma, giudicare chi ci governa stando seduti in poltrona, salendo sui tetti, organizzando sit-in o riempiendo le piazze con bandiere e slogan di protesta più o meno volgari, senza “dare il nostro contributo”, limitandosi a dire “io non c’entro, sono loro che governano”. Il rapporto tra governante e governato è stato al centro dell’omelia pronunciata ieri mattina dal Papa, poco dopo l’alba, nella piccola cappella di Santa Marta.

17 SET 2013

Sorpresa, la Teologia della liberazione non è più una grave eresia

Papa Francesco ha ricevuto in udienza Gustavo Gutiérrez, teologo peruviano e padre della Teologia della liberazione. Un incontro cui ha lavorato a lungo il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il tedesco Gerhard Ludwig Müller. Questo incontro certificha almeno simbolicamente la fine delle guerre teologiche del passato sorte e sviluppatesi nel tormento del post Concilio. Qualche giorno fa, sull’Osservatore Romano padre Ugo Sartorio (direttore del Messaggero di Sant’Antonio), scriveva che “con un Papa latinoamericano, la Teologia della liberazione non poteva rimanere a lungo nel cono d’ombra nel quale è stata relegata da alcuni anni, almeno in Europa”. Ferrara Relativismus

12 SET 2013

S’avanza il fronte cattolico per la guerra giusta. Altro che “go for peace”

Chi ha detto che quella cattolica è una “chiesa pacifista”? Padre Richard Ryscavage, gesuita, direttore del Centro per la fede dell’Università di Fairfield, nel Connecticut, si smarca dal grido di Francesco contro la guerra. Certo, spiega il sacerdote  americano al Catholic News Service, prima sarebbe opportuno perlustrare ogni via che non implichi bombardamenti dal cielo o da terra. Ma dire che la guerra non ha mai risolto nulla, sarebbe negare la realtà. Un po’ come sostiene il filosofo cattolico Michael Novak, il quale ha detto recentemente che – se a guidare l’America non ci fosse il tentennante Obama – lui non si farebbe alcun problema morale a dire sì ai missili sulla testa del rais di Damasco.

11 SET 2013

L’action alert dei vescovi americani contro la guerra di Obama

Dolan e Obama, ancora una volta contro. Non c’entrano nulla le battaglie su aborto, fine vita, legalizzazione delle nozze tra omosessuali. L’oggetto del contendere, stavolta, è il destino della Siria. Mentre il presidente democratico si appresta a chiedere al Congresso il via libera per l’attacco “limitato” e “punitivo” contro il regime di Bashar el Assad, il capo dei vescovi americani si fa portavoce di chi, oltreoceano, si oppone all’operazione militare su Damasco. La guerra non s’ha da fare, tuona l’arcivescovo di New York, che raccomanda a tutte le diocesi del paese di amplificare con ogni mezzo e in ogni forma il grido di Papa Francesco per la pace.

09 SET 2013

Il bellum iustum di San Pietro

“Verrà il momento in cui il Papa si porrà il problema di giustificare la guerra in Siria, se e quando scoppierà”. Daniele Menozzi, storico del Cristianesimo alla Scuola normale di Pisa, vede un Francesco ancora prudente, a metà strada tra l’idea giovanpaolina di avallare l’intervento umanitario in determinate situazioni e il rifiuto radicale e definitivo di ogni forma di violenza, compresa quella bellica. “Giovanni Paolo II legava il concetto di guerra giusta alle decisioni prese dagli organismi internazionali, in particolare le Nazioni Unite”, dice al Foglio. La memoria va ai primi anni Novanta, quando la Cortina di ferro calata sull’Europa quarant’anni prima era venuta giù insieme al Muro di Berlino e all’impero sovietico. Cerasa Cara Bonino, un vero Radicale non si nasconde dietro l’Onu. Parla Matteo Mecacci

04 SET 2013

Francesco, il digiuno e le bombe

Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza, aveva detto domenica all’Angelus il Papa. In Siria si rischia la guerra mondiale, ha aggiunto ieri per fare ancora più chiarezza mons. Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, secondo cui c’è il concreto pericolo che il conflitto “deflagri e si estenda ad altri paesi”. Gli ingredienti, aggiunge a Radio Vaticana, “ci sono tutti”. L’attacco contro Damasco – anche se limitato nel tempo e sferrato per punire l’uso di armi chimiche sulla popolazione civile da parte del regime di Bashar el Assad – è un’opzione che non può neppure essere presa in considerazione, a giudizio della Santa Sede. Leggi anche   Test missilistico nel Mediterraneo orientale - Peduzzi L’interventismo liberal è rimasto nelle mani tremolanti di Hollande e Kerry - Raineri Obama chiede i superpoteri - O’Bagy Sul fronte della guerra siriana

03 SET 2013

Diavolo, esiste!

Che guaio aver dimenticato che il Diavolo c’è, diceva qualche anno fa padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia. Satana è quasi scomparso dalle omelie dei parroci, dal catechismo. Cancellato, ridotto a puro mito, a superstizione. E’ come se l’ingresso “da qualche fessura di Satana nel tempio di Dio” di cui parlò un inquieto Paolo VI negli ultimi anni di pontificato, fosse niente di più che la sensazione di un Papa stanco, tormentato, malinconico. La colpa di questo “silenzio sul Demonio”, notava ancora il frate cappuccino, è della “posizione intellettualistica che coinvolge anche certi teologi, i quali trovano impossibile credere nell’esistenza del Demonio come entità non solo simbolica ma reale e personale”.

02 SET 2013

Segretario di stato

Con Papa Francesco ogni sorpresa è possibile, ma se tutto andrà come sembra, oggi alle 12 terminerà la stagione di Tarcisio Bertone alla guida della segreteria di stato. Al suo posto andrà (con la provvisoria carica di pro-segretario di stato, visto che non è ancora cardinale) monsignor Pietro Parolin, attuale nunzio apostolico in Venezuela. Cinquantotto anni, diplomatico di carriera con alle spalle una lunga esperienza in curia. Vicentino, sacerdote dal 1980, sei anni più tardi è entrato nel servizio diplomatico vaticano, venendo prima mandato in Nigeria e successivamente in Messico. Dal 1992, poi, è stato inquadrato nella seconda sezione della segreteria di stato, divenendone sottosegretario dieci anni più tardi.

30 AGO 2013
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