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Quarantenni Spa

Poi finalmente arrivano i cosiddetti giovani, di solito quaranta o cinquantenni, e che cosa fanno? I rivoluzionari? Non proprio. Gli audaci? Insomma. Gli innovatori? Neanche. I parricidi? Obtorto collo, e non quando poteva davvero costare la testa. Gli ideatori? Chissà. I portatori di una visione originale del mondo? Non al momento. “Antica sapienza democristiana”, titolano infatti i giornali davanti al tandem Enrico Letta-Angelino Alfano, e già l’idea della “antica sapienza” stride con il mito della gioventù salvifica che di solito circonda l’ascesa al potere del quaranta-cinquantenne.

06 OTT 2013

Mister penombra

L’ho saputo dai media”, ha detto Franco Bernabè, presidente Telecom apparentemente assalito dalla realtà dell’ascesa spagnola ai vertici della holding che controlla la baracca. La frase, pronunciata da uno che si professa seguace del generale cinese Sun Tzu, quello de “L’arte della guerra” (V secolo avanti Cristo) dice tutto e dice niente: l’ho saputo dai media, dunque voglio dirmi inconsapevole, ma in realtà sono consapevole e non voglio dirvelo, e anzi, non solo sono consapevole e sapevo tutto, ma in questo modo voglio mandarvi a dire che non è certo colpa mia, se ci troviamo in questa situazione, e anzi la colpa è degli altri e anche vostra, e adesso che siamo qui balliamo, anzi ballate – però dovevamo pensarci tutti prima e quindi la colpa è anche mia, in fondo.

29 SET 2013

In Sicilia ogni giorno ha il suo Crocetta. Inconcludente con o senza Pd

Il Pd non lo sostiene più, i suoi assessori targati Pd sono stati scomunicati dal Pd (se non vi dimettete siete fuori, è il concetto) e lui, Rosario Crocetta, governatore siciliano ed ex miracolo annunciato, un po’ si risente (“non sono il pupo di nessuno”, ha detto nel giorno dell’anatema del segretario locale pd Giuseppe Lupo) e un po’ drammatizza (“se c’è qualcuno che mi può domare è il popolo siciliano”). Doveva essere la rivoluzione incarnata, Crocetta, l’avamposto della svolta, il modello ultimo dell’avanguardia progressista, da esportare con grancassa politically correct.

25 SET 2013

I furbetti del teatrino Valle alla Fondazione del bene comune

“La Bellezza non può attendere”, si sono detti, e si dicono, gli occupanti del Teatro Valle – ora in festa, assieme al professor Stefano Rodotà, per aver depositato dal notaio lo statuto della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, anche definita, dagli occupanti, la “prima istituzione dell’imprudenza”, il “salto nel vuoto”, la “lucida follia”. Se lo dicono da soli, “lucida follia”, ma finora nessuno gliel’ha davvero detto da fuori, dalle istituzioni, immobili in nome del “laissez-faire” e della paura di andare a toccare quello che per un certo sentire è intoccabile, pena l’accusa di voler uccidere la “cultura”.

20 SET 2013

“Capire le mie stesse tesi” (così Barca spiega Barca nel libro di Barca)

Si era messo in viaggio per l’Italia – e non ha ancora finito – per “capire meglio” le sue stesse tesi, per “convincere ed essere convinto”. Questo dice a un certo punto Fabrizio Barca nel libro “La traversata” (appena uscito per Feltrinelli, con lunga intervista di Stefano Feltri), e allora è chiaro che il viaggio per l’Italia di Fabrizio Barca è servito quantomeno a Fabrizio Barca, il non-candidato al congresso Pd che dice e non dice – dice che “deciderà, forse” chi votare come segretario (ma nessuno dei quattro candidati ha detto quello che lui vuole sentire: “Come costruire una forma partito moderna”) – e che tuttavia vuole tenersi il ruolo del “rompiballe sui contenuti”.

19 SET 2013

Fotografarsi i diti

Fotografarsi in tanti, fotografarsi tutti, dice il Pd bersaniano (nella persona del senatore Miguel Gotor, su Repubblica) ai compagni che sperino di sfuggire alla maledizione della cosiddetta “base”, l’entità spaventosa che, pensano nel partito, farà pagare sempre più cari i “centouno traditori anti Prodi” e le larghe intese, non rinnovando le già poco rinnovate tessere. Fotografarsi tutti, fotografarsi on line, come antidoto e prova di purezza ideologica (“non siamo stati noi” a salvare il Cav., è il messaggio); fotografarsi e darsi in pasto a un social network per una volta (si spera) salvifico – ma le tricoteuse della rete, fameliche, il giorno dopo vorranno vedere l’arma del delitto, e la corda dell’impiccato.

17 SET 2013

Sua latitanza

Il Cavaliere latitante: il titolo del film c’è, il manifesto s’immagina, ché soltanto in un film potrebbe risultare non così psicologicamente fuori contesto l’immagine dell’eliporto di Arcore che fa da sfondo a una scena che nemmeno in “Zero dark thirty”, il film di Kathryn Bigelow sulla caccia a Osama bin Laden: le pale del velivolo che roteano felpate nella notte, il buio sempre più spesso attorno, i battiti del cuore, l’adrenalina, nessun faro e nessun telefonino, e magari il tetto della villa che diventa piattaforma da cui spiccare il volo lontano dagli sguardi dei fotografi (mica siamo americani che fuggono da Saigon). Eppure questo è stato pensato e detto: causa eliporto, Arcore è quanto mai sconsigliabile come sede di eventuali arresti domiciliari.

14 SET 2013

Portavoce di chi e di che? Sono i grillini la vera “variabile non prevista” da Grillo

Lo sapevano anche prima, i Cinque Stelle: o così o fuori. Hanno firmato carte, gli eletti, hanno visto in quel Grillo-Mangiafuoco sul palco l’arma della catarsi-redenzione-rivalsa, e in quel momento a tutti andava bene così. Sono stati eletti per forza riflessa (del Mangiafuoco), hanno gongolato e tuonato, e però da qualche parte e sempre più non ci stanno. Vogliono parlare, vogliono confrontarsi, vogliono considerare l’idea di un’alleanza, non vogliono tabù, dice il senatore Luis Alberto Orellana, e insomma vogliono la normalità degli altri, quelli da cui ora è difficile, in fondo, sentirsi diversi come si era diversi a parole nei comizi, pena l’irrilevanza se non il ridicolo.

04 SET 2013

Non saremo “bigotti”? La rentrée grillina e l’illusione dell’autocoscienza

Neanche cadono le foglie – non ancora – e già la rentrée a Cinque stelle diventa balzo all’indietro nell’inverno turbolento e cavilloso che fu, con escalation tragicomica sulle questioni di metodo: eccoli, i senatori grillini, con la faccia sollevata del dopo vacanze già contratta in un cruccio da stress assembleare gravato per giunta dallo streaming che mai fortuna portò; eccoli intenti ad autoscomporsi in gruppi di sei col resto di uno: “Numeri uno di qua”, “numeri due di là”, “numeri tre nella stanza sette”, diceva ieri pomeriggio, con fare militaresco ma con benedizione assembleare, la senatrice Elisa Bulgarelli, per niente scoraggiata dalle facce perplesse dei colleghi di fronte all’incredibile trovata.

03 SET 2013

Il buttafori

Grandeur scaccia grandeur, ad avercela, e in questa storia dei Fori romani pedonalizzati le grandeur in conflitto sono addirittura tre: quella fantasma degli antichi imperatori, quella della Roma fascista ormai architettonicamente inglobata nella Roma moderna e quella del neo sindaco democratico Ignazio Marino alla vigilia della notte d’inaugurazione (stanotte) del parziale stop al traffico sotto al Colosseo (bus, taxi e affini sono ammessi). “Qui hanno camminato Cesare, Cicerone e Catilina”, dice il sindaco in conferenza stampa; “l’operazione è parte del sogno di ridare indietro al mondo questo posto incredibile dove la storia dell’occidente si è sviluppata”, spiega il sindaco mentre un guardingo Herald Tribune parla della “strada dello scontento” e dà spazio, tra le altre cose, al parere contrario degli abitanti dell’Esquilino.

03 AGO 2013
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