“La Bellezza non può attendere”, si sono detti, e si dicono, gli occupanti del Teatro Valle – ora in festa, assieme al professor Stefano Rodotà, per aver depositato dal notaio lo statuto della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, anche definita, dagli occupanti, la “prima istituzione dell’imprudenza”, il “salto nel vuoto”, la “lucida follia”. Se lo dicono da soli, “lucida follia”, ma finora nessuno gliel’ha davvero detto da fuori, dalle istituzioni, immobili in nome del “laissez-faire” e della paura di andare a toccare quello che per un certo sentire è intoccabile, pena l’accusa di voler uccidere la “cultura”.