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APOLOGIA DI UNA CONVERSIONE

Pasqua tempestosa in San Pietro. Liturgia latina fitta del suo mistero, assediata dalla nebbia nel giorno della resurrezione, dopo le ombre cinesi del venerdì santo e della via crucis. E nel cuore del triduo, nel passaggio simbolico dalle tenebre alla luce dopo la processione dei ceri pasquali, la frustata della fede come incanto barocco dopo le arcate razionali di Ratisbona. La conversione al cattolicesimo del laico musulmano Magdi Allam, il suo battesimo come Cristiano, è stata un grande fatto pubblico, amministrato con coraggiosa saggezza dalla chiesa e dal suo nuovo fedele. Spero che le eventuali ripercussioni polemiche (non voglio pensare adesso a un sovraccarico di violenza intollerante contro l’apostasia) saranno fronteggiate con altrettanta saggezza e altrettanto coraggio. Buon viaggio a Magdi Cristiano nella difficile traversata che lo attende: è stata una festa per ogni vero libero pensatore vederlo sulla tolda dell’ammiraglia della chiesa universale, nella notte davvero universale per tutti i cattolici, quella della Pasqua di resurrezione, mentre il capitano gli asperge la testa di acqua benedetta.

24 MAR 2008

Per Adriano e il suo “Contro Giuliano”

Vecchie frasi di Langer, in attesa di un “Contro Alex”

Al direttore - Ho trovato sul Web un’interessante, a me pare, doppia dichiarazione del compianto eurodeputato Alex Langer. Che, probabilmente, fosse ancora tra noi fisicamente, appoggerebbe la sua moratoria, viste le cose che diceva venti e più anni orsono. Lorenzo Fazzini, Verona

19 MAR 2008

Cose pazze della lista pazza

Prima assoluta, l'Elefantino vignettista

18 MAR 2008

Puro cinismo travestito da pennacchio ideologico

Facciamo un po’ di semiologia spiccia, interpretazione dei segni. Scrive Adriano Sofri nel suo pamphlet “contro Giuliano” che “moratoria”, l’estensione di quel termine dalla pena di morte all’aborto, è un furto con destrezza. Lo si può pensare solo a patto di stabilire con sicurezza che la “stringente analogia” (Angelo Bagnasco) tra pena di morte e pena d’aborto non sia tale. Invece l’analogia tiene. E analogia non è un piatto paragone né l’affermazione di una sola identità per due cose diverse: analogia vuol dire che due cose diverse possono e devono essere considerate alla luce di uno stesso principio logico. Questa operazione logica prima di me l’ha fatta il filosofo e giurista laico Norberto Bobbio, nel 1981. Bobbio era un nemico del giusnaturalismo, che considerava un’anticaglia reazionaria. Trattava Leo Strauss, mio maestro giusnaturalista, con degnazione e fastidio. Era liberale e socialista. Era un positivista giuridico, pensava che il diritto positivo è autosufficiente entro certi limiti, che non esistono questioni non negoziabili. Eppure quell’analogia la stabilì con parole non equivocabili, dicendo (letteralmente) di essere favorevole alla difesa intransigente del diritto alla vita del nascituro per le stesse ragioni per cui era contrario alla pena di morte. Una perfetta analogia.

17 MAR 2008

Certi fragori, certi silenzi

Chiara Lubich, esempio di una spiritualità intimista che è lezione per noi laici

Noi laici, o quel che ne resta, siamo fragorosi e impudichi, se facciamo una battaglia di idee è sui giornali che nasce, sui giornali che muore; eppoi ci presentiamo alle elezioni o in tv, coltiviamo lo spazio pubblico come fosse il nostro orto casalingo, ci rispecchiamo in categorie obsolete come vittoria o sconfitta, consumiamo le nostre vite senza tempo per osservarle, senza tempo per scrutare nel profondo quelle degli altri, senza tempo per viaggiare nel mistero dei carismi personali, del carisma di una chiesa, nel carisma di un popolo. Siamo frettolosi, noi laici secolari o quel che ne resta. Se penso a Chiara Lubich e alle cento forme di spiritualità cristiana dentro e fuori il mondo cattolico, anche nella mescolanza come a Taizé con le correnti protestanti sopravvissute alla diaspora evangelica, penso che quel che superbamente mi dico quando sono stanco, e cioè che ho vinto comunque perché ho “imposto” la questione in cui credo, il rigetto dell’aborto moralmente indifferente come grande metafora per il ritorno di amore e buonumore sulla terra, può essere perfettamente rovesciato nel suo opposto: ho perso comunque, anche se non dovessi prendere un sacco di botte.

15 MAR 2008

Genova, bimbo ucciso per un reality

Cara Miriam, mi spiace polemizzare con te

Cara Miriam, mi spiace polemizzare con te perché, per ragioni di lunga amicizia familiare, è come se polemizzassi con mia madre. Ma devo dirti che il tuo articolo di ieri su Repubblica mi ha traumatizzato. Lo trovo incredibile, ideologico in un senso disumanizzante, anche sul piano dei rapporti personali. Tu attribuisci alla mia “forsennata” campagna contro l’aborto, che spacci mendacemente come una campagna contro la 194, senza un soprassalto di riflessione e di verità che da te mi sarei atteso, il risultato di spingere le donne all’aborto clandestino. Non è decente, anche se la cosa è sussurrata in modo insinuante e riposta in una zona non troppo visibile del tuo giornale. Quello stesso giornale che, in altre pagine, si apre bene o male alla discussione onesta sulla scia del libro di Sofri “Contro Giuliano”.

14 MAR 2008

Prima di una serie di risposte al pamphlet di Sofri

Caro Adriano, Abort macht frei

Caro Adriano, rubo tempo al sonno per rispondere in campagna elettorale, dunque a rate, al tuo consistente pamphlet “Contro Giuliano”, che è una lunga lettera d’amicizia e di radicale dissenso dalle mie idee sull’aborto e il maltrattamento della vita umana. Ma ora che hai condensato in un’intervista all’Espresso ciò che pensi, è urgente una risposta da giornale a giornale entro la misura di tempo che è dei giornali. Ora che le tue idee distese e pensate, sbagliatissime epperò amichevoli, vanno in pasto al giornalista collettivo, che ne saprà fare uso acconcio, il subgiornalista individualista che io sono è tenuto a replicare.

14 MAR 2008

Dopo "Napoli, bimbo ucciso perché malato"

Genova, bimbo ucciso per un reality

Napoli, bimbo ucciso perché malato. Questo fu qualche giorno fa il nostro titolo per raccontare, unici in Italia, la storia vera della morte violenta del figlio di Silvana, donna sola abbandonata dal suo maschio, accolta da un rapido certificato per aborto terapeutico causa sindrome di Klinefelter, eseguito in condizioni infernali sottoposte ad accertamento di polizia. La notizia per gli altri era l’accertamento di polizia. La sub notizia alimentata da quel mascalzone che è il giornalista collettivo, ideologo incarognito della nostra società, era l’autodeterminazione della donna violata dalla campagna terroristica di Ferrara contro l’aborto. Manifestazioni, samba femministi, tentativi di arrivare alla sede del Foglio e cha cha cha. Poiché i fatti si accompagnano alla ragione da veri alleati, eccovi un altro titolo. Genova, bimbo ucciso per un reality.

13 MAR 2008

Le confessioni di Piersilvio

Il giovane uomo che oggi dirige le televisioni Mediaset, e che si chiama Piersilvio Berlusconi, ha un tratto personale amabile. Dicono che sia bravo e che meriti per intero la sua fortuna. Lo ricordo ragazzo, poi l’ho genericamente perso di vista, ma chi fa vita pubblica è sempre sotto osservazione. Infatti Vanity Fair lo ha sollecitato a parlare del tema del giorno: l’aborto, e con esso di quel che riguarda la visione personale dell’esistenza umana e del modo di viverla. Piersilvio se l’è cavata restituendo al settimanale della Condè Nast un suo ritratto molto ordinario, da uomo comune figlio del proprio tempo. In politica gli piacciono Daniele Capezzone e i radicali, che peraltro si piacciono ormai poco tra di loro, ma fa niente.

11 MAR 2008

Lettera rubata (dall'Elefantino)

Date un euro al povero bambino che si compri il palloncino

Sui bilanci di numerosissimi ragazzi, il costo del preservativo pesa molto, anzi troppo, cinque euro. Un tipo di speculazione che riguarda una massa di ragazzi e di giovani i quali spesso debbono farne a meno perché non dispongono della somma. Sembra un problemino da poco per noi adulti, invece è un handicap serio per i ragazzi. Un grammo di lattice fatto pagare cinque euro, è incredibile, anche non conoscendo i costi dei processi industriali. Perché non distribuirlo con le macchinette automatiche con una moneta da cinquanta cent?

10 MAR 2008
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