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Il patto politico e l’ammuina sociale

In prima pagina Marco Valerio Lo Prete racconta per i lettori del Foglio la tipica storia italiana che parla di stagnazione e di rassegnazione : la Cgil, con la complicità degli altri sindacati, della Confindustria, del sistema dei media e del povero governo Monti in carica per gli affari correnti, è riuscita qualche giorno fa a firmare il patto sulla produttività – una delle poche pietruzze di riforma strutturale che Camusso aveva rigettato con sdegno: soldi in cambio di più e miglior lavoro – e lo ha trasformato surrettiziamente in una volgare ammuina (quello che sta dietro va davanti, quello che sta in alto va in basso, e tutti hanno da muoversi per restare impassibilmente fermi).

04 MAG 2013

Berlusconi e i suoi processi

I processi sono un problema, inutile far finta di niente. La situazione giudiziaria di Berlusconi, contraente del patto di governo e di maggioranza, ha oggettiva influenza sulla governabilità e sui rapporti politici. Come la si deve affrontare secondo logica e buonsenso? Nessuno può fermare dibattimenti in corso per frode fiscale o per concussione o per prostituzione minorile né per altre fattispecie. La strada delle leggi ad personam, per arrestare una giustizia contra personam, non è ovviamente percorribile, a prescindere da quello che se ne pensi.

26 APR 2013

Teologia politica di Napolitano

Il discorso di Giorgio Napolitano non era un’omelia, era un discorso politico schietto, severo, un brusco richiamo al principio di realtà che ha stordito un Parlamento in preda a una sindrome adolescenziale, incapace di districarsi. Se indagate su questa sindrome (sarebbe meglio dire: su questo morbo) vi accorgerete che quel discorso aveva come contenuto un concetto teologico fatale, che percorre tutto il Novecento, passa attraverso il Vaticano II, le leggi su pillola, divorzio e aborto, la mutazione di costumi, la bioingegneria del bimbo bello biondo e sano, e arriva ai giorni nostri. Insomma, quel che ha detto Napolitano non era un banale monito protocollare (ovviamente gli è capitato di monitare secondo il rito più che secondo il concetto): era una sparata filosofica e teologica.

26 APR 2013

Parliamone

Caro Mauro, ti scrivo

Caro Ezio Mauro, direttore di Repubblica, ieri abbiamo fatto il solito gemellaggio: noi abbiamo pubblicato Ritanna Armeni che denunciava con intelligenza e coraggio la mutazione genetica del popolo di sinistra, la sua trasformazione da opinione concreta, da esigenza sociale in movimento, a pregiudizio gridato e tendenza anche violenta, a rimbambinimento da eccesso di rete; tu hai pubblicato un tuo editoriale sorvegliato, prudente, responsabile e misurato nel riconoscere a Napolitano, al suo passo di carica, alle sue argomentazioni, quel ch’è suo, e nello stesso tempo hai fissato i tuoi “limiti dell’emergenza”. Buttafuoco La folla è femmina e cerca il bastone

24 APR 2013

La mascherata è finita

La mascherata è finita. La réforme oui, la chienlit non. De Gaulle parlava a una Francia in cui le istituzioni erano travolte dall’ordalia del 1968. Giorgio Napolitano, così diverso per formazione e stile dal Generale, ha porto con sobrietà e severità la sua pedagogia realista, democratica e liberale, all’Italia percorsa da rovinose mascherate, letteralmente cacche a letto (chie-en-lit), infantilismi anche violenti. Non ha senso ripercorrere gli argomenti usati dal presidente della Repubblica nel suo commosso ma ferreo discorso, tenuto alle Camere nel giorno del giuramento.

23 APR 2013

Lo odio e lo amo. Ecco gli sms con Christian Rocca. «Meglio di Hitler»

Questo è il mio pezzo razionale. Questo è quello emozionale mentre seguivo la conferenza stampa del dottor Gribbels, ieri a mezzogiorno. Lo pubblico perché gli oligarchi repubblicani che amo, e che hanno rieletto Napolitano e si apprestano a formare un governo Amato o altro, tengano conto anche delle emozioni del paese. E se queste sono le mie emozioni in diretta, figuriamoci i milioni e milioni di cazzoni che già gli hanno dato il 25 per cento. Governo avvisato mezzo salvato.

22 APR 2013

I franchi tiratori vera essenza della democrazia

Il libero voto segreto dei parlamentari ha ricostituito in extremis l'unità rappresentativa della nazione con la rielezione di Giorgio Napolitano. Ma prima ci siamo giocati Franco Marini (intesa e condivisione) e ci siamo giocati Romano Prodi (rottura e divisione) a colpi di voto segreto. Il luogo politico dell'affaire è la lotteria massonica detta anche «elezione del presidente» secondo la Costituzione più bella del mondo (firmato: Roberto Benigni). Lo strumento è il libero voto segreto di deputati e senatori, definiti cecchini o franco-tiratori sul modello della guerra tra Prussia e Francia degli anni 1870 e 1871.

22 APR 2013

Nap 2.0, un capolavoro contro vanitosi e prepotenti

Non ho ancora la bella età, la barba bianca e la immensa faccia tosta di Scalfari, che ci racconta dei suoi tea for two con Napolitano e Rodotà, e vede il mondo attraverso il suo meraviglioso ombelico. Mi limito a una ovvia, ma non poi così tanto, analisi politica. E breve. Poi qualche considerazione su persone e cose.

21 APR 2013

Nichilisti al parlamento

Prodi fatto secco da un Pd allo sbando, ma al buio

Nichilismo politico. Agire senza calcolare le conseguenze dell’azione. Così. Al buio. Spinti da una propulsione oscura, da una logica vendicativa, da un’insopportazione caratteriale, culturale, e da un’ambizione politica che poggia su una sola certezza: distruggere più avversari possibile, scompaginare i giochi, spaccare il partito e la coalizione, fare sponda con chiunque pur di raggiungere lo scopo immediato, distruttivo, anche senza avere una mèta definita. La malattia nichilista è un morbo parlamentare conosciuto, e la Prima Repubblica morì a quel modo, tra le bombe di mafia e l’imperversare di bande in conflitto nel corso dell’elezione di un presidente. Cento e più franchi tiratori, ieri. Segui La diretta della quinta votazione per l'elezione del presidente della Repubblica  

20 APR 2013

Patto flop, con il Cav. non si tratta

Il patto non regge, come previsto ieri. I nemici del patto gongolano, e forse hanno anche un piano risolutivo su Romano Prodi, sebbene anche quel nome provochi divisioni e diffidenze, in specie con il gruppo Espresso-Repubblica. Marini ha raccolto molti apprezzamenti, alcuni dei quali anche sinceri, ma pochi voti. Come da noi scritto ieri, è risultato un tentativo di mettere una pecetta su una ferita aperta e profonda, che sanguina. La ferita è il blocco della politica e della governabilità, e la sua sostituzione con giochi di guerra che durano da molto tempo e, campagne anticasta aiutando, sono cresciuti a dismisura. Merlo Berlusconi vede Prodi e pensa al voto - Cerasa Bersani, i pugnali, il dramma dell’abbraccio al Caimano

19 APR 2013
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