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Poker a due, il piatto non piange

Hablar español? Sul taccuino che Matteo Renzi utilizza da qualche giorno per appuntare i vari “sì” e i vari “no” e i vari “nì” incassati lungo quel complicato percorso politico chiamato legge elettorale, il “sì” che peserà più di tutti sarà quello che il segretario incasserà oggi nella sede del Pd, a Roma, quando Renzi riceverà da Silvio Berlusconi un sonoro “ok Matteo, io ci sto, questa legge elettorale va bene, procediamo”. Il pacchetto che il segretario presenterà al Cav. prevede, oltre a un impegno a trasformare Palazzo Madama in un Senato delle regioni, una legge sul modello spagnolo, con piccole circoscrizioni e attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15 per cento.

18 GEN 2014

La mano di poker di Renzi

Non voglio andare a votare, voglio evitare il disastro alle europee, voglio le riforme costituzionali, voglio abolire questo Senato, non voglio il rimpasto, non voglio la proporzionale, voglio subito una legge elettorale, voglio farla con il governo, potrei farla anche con Berlusconi, insomma voglio farla con chi ci sta, mi basta che sia maggioritaria, ma non voglio togliere la fiducia a Letta anche se in dieci mesi questo governo non ha combinato proprio un bel nulla. Leggi anche Lettiano doc spiega perché Renzi non può stringere un patto con il Cav.

17 GEN 2014

“Vi svelo il bluff di Matteo”

“Vedrete, se ne renderà conto anche lui…”. Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Enrico Letta, quasi a voler segnalare anche fisicamente una distanza plastica dal Pd renziano, ha deciso di non partecipare alla prima direzione del nuovo Pd, e ha scelto di osservare da Palazzo Chigi l’evoluzione delle discussioni sui molti capitoli politici aperti dal segretario. Uno su tutti, ovviamente, la legge elettorale. Il presidente del Consiglio anche ieri non è intervenuto nel dibattito democratico ma la sua convinzione è che la partita di Renzi sia troppo spericolata e che per questo non potrà che risolversi in un modo semplice.

17 GEN 2014

Dietro il lavoro di Renzi

Sul calendario di Matteo Renzi ci sono alcune date cerchiate di rosso, corrispondono a una serie di appuntamenti che promettono di essere cruciali per capire qualcosa di più sul percorso che  il segretario del Pd intende imboccare. Il 27 gennaio arriverà in Aula alla Camera il disegno di legge sulla riforma elettorale. Il 20 gennaio la riforma verrà discussa in commissione Affari costituzionali. Entro il 25 gennaio dovrà essere definito il patto di coalizione.

15 GEN 2014

Renzi trova lavoro a Landini

Da Stefano Fassina a Susanna Camusso. Da Raffaele Bonanni a Matteo Orfini. Da Maurizio Landini a László Andor. Da Repubblica alla Stampa. Dall’Unità al Corriere della Sera. A voler osservare con un briciolo di curiosità le reazioni suscitate dal piano sul lavoro presentato tre giorni fa da Matteo Renzi, il capitolo più significativo riguarda senza dubbio il nuovo e particolare rapporto che si intravede all’orizzonte tra il segretario del Pd e il mondo sindacale.

11 GEN 2014

Rottamare Letta

Fosse sufficiente una battuta simile a quella che ha portato alle dimissioni di Stefano Fassina, il sindaco di Bologna, Virginio Merola, democratico di fede renziana con passato di fede bersaniana, non avrebbe dubbi e lo direbbe senza problemi: “Letta chi?”. Il primo cittadino bolognese sa però che le battute non saranno sufficienti a provocare le conseguenze sperate.

10 GEN 2014

Adesso al governo

“Io non vorrei dire, ma nei rapporti tra Renzi e Letta una terza soluzione in teoria c’è”. Stefania Giannini è da due mesi la vice di Mario Monti, guida dal 16 novembre ciò che resta di Scelta civica e pochi giorni dopo aver osservato il modo in cui il minimo battito d’ali di una farfalla di Firenze è stato in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, ovvero a Palazzo Chigi, si è resa conto che “così il governo non può durare, Renzi e Letta devono scegliere quale delle tre strade possibili intendono imboccare”. Leggi l'editoriale L’illusione d’un patto di governo e i destini paralleli di Letta e Alfano

07 GEN 2014

Una Leopolda a viale Mazzini

Nomine, piani, diffidenze. Indagine su una Rai alle prese con il ciclone Renzi

 A Viale Mazzini, i dirigenti che hanno voglia di scherzare dicono che in Rai da quando Matteo Renzi è arrivato in cima ai vertici del primo partito italiano si sta un po’ tutti disorientati, confusi e preoccupati più o meno come d’autunno sugli alberi le foglie. E così, nelle stanze che contano della televisione pubblica, succede che oggi è tutto un che farà Matteo, che intenzioni ha Matteo, chi piazzerà Matteo. Formalmente, la strada scelta dal segretario per avvicinarsi all’irresistibile marmellata della tv pubblica è quella della prudenza e dell’ostentazione di un’indifferenza reciproca Dietro l’indifferenza, però, in Rai c’è un universo complicato e in ebollizione che cerca non solo di accreditarsi ma anche di orientarsi nel nuovo regime renziano.

28 DIC 2013

Passera spiega come Letta-l’immobile può risolvere il pasticcio dell’anno

Corrado Passera, senza girarci troppo attorno, lo definisce il “pasticcio dell’anno” e non ci vuole molto a capire che l’argomento di cui parla l’ex amministratore delegato di Banca Intesa, ed ex ministro dello Sviluppo del governo Monti, comincia per “Tele” e finisce per “com”. Telecom, sì. Passera ha osservato con curiosità mista a incredulità l’azione del governo guidato da Enrico Letta e la sua sostanziale neutralità rispetto all’operazione Telecom-Telefonica.

21 DIC 2013

La fase due della Leopolda

Bettini spiega perché Renzi premerà il tasto finish del governo Letta

“Lo capiranno anche loro, non c’è nulla da fare, il governo non può durare e vedrete che al ritorno dalle vacanze di Natale Letta e Renzi si renderanno conto che non ci sono scelte, e che per combattere il populismo, avere più peso in Europa, dare al paese le riforme che occorrono e garantire all’Italia una vera stabilità la soluzione è una: smetterla con questa situazione sospesa, fare una riforma elettorale e andare a votare in primavera”. Goffredo Bettini parla quasi senza prendere fiato con lo sguardo acceso e incredulo di chi non capisce come sia possibile non rendersi conto di un fatto politico che non si può non considerare ovvio e lineare.

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