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Morti parallele

Non è una cosa che succede spesso, in questo giornale. Vicende che a un tratto semplificano i pensieri. Morti illustri che ci permettono di dire che bene è bene e male è male, senza paura di essere superficiali o conformisti, di non avere colto la furbizia narcisistica nel bene, o il chiaroscuro che riscatta e ribalta il racconto del male.

19 DIC 2011

Meglio Twitter

Il catalogo (virtuale) è questo: Facebook ha ottocento milioni di utenti connessi e sta per diventare il fenomeno finanziaro del prossimo anno con la quotazione in borsa, non è più molto di moda ma fa famiglia, ci si resta affezionati e si sta in pantofole. Twitter è il salotto buono, in gran voga, dove bisogna sembrare brillanti, attivi e sul pezzo e dove si possono seguire le vite delle star, sentendosi anche un po’ amici loro.

16 DIC 2011

Ode al bullo

Bisognava capirlo nel momento in cui disse: “Preferisco che ascoltiate, anziché applaudire”. Era il giorno del debutto di Mario Monti al Senato, e l’aria da alto e disciplinante tecnocrate velò al pubblico l’anima un po’ bulla, che si faceva già beffe dei senatori (io non ho bisogno di applausi, a differenza vostra, io ho delle cose da spiegare che fareste bene a memorizzare, cari i miei piccoli inadeguati contadinelli).

15 DIC 2011

Lasagne al rogo

Arrivederci lasagne: i menu popolari e i Natali con purè e cotechini sono diventati impresentabili. Non solo per una questione di sobrietà ferita (tutte quelle stoviglie grondanti sugo in cui certi sciagurati desiderano tuffarsi con il pane sono il segno di una volgare cecità nei confronti della crisi), ma anche per la scarsa riflessione alla base di questi pasti di basso livello, dove le proteine si mischiano con i carboidrati e i grassi saturi si rotolano nei piatti assieme ai fritti, mentre il chilometro zero e la sostenibilità vengono avviliti di continuo in favore di mostrificanti abbuffate che ottundono il cervello.

13 DIC 2011

Invecchiare in lacrime

Vietato leggere le tabelle dei quotidiani, con la data di nascita e la data di pensionamento. Quelli che l’hanno fatto sono tutti morti (“Vado in pensione a 106 anni”), e muoiono ogni giorno di morte diversa perché le date cambiano, soprattutto nello stesso giornale. Le lacrime di Elsa Fornero si sono diffuse velocissime, quasi quanto l’innalzamento dell’età pensionabile che, dice Chiara Saraceno al Foglio, “è stato troppo accelerato: l’impianto della riforma Berlusconi era lento, questo è stato fulmineo”.

08 DIC 2011

Lacrime chic

La quota commozione, come sempre, è stata affidata a una donna. Il ministro Elsa Fornero ha pianto durante la conferenza stampa sulla manovra di salvezza e sciagura, ha pianto proprio alla parola “sacrifici”, quando doveva annunciare la deindicizzazione delle pensioni, e in molti si sono commossi con lei (ubriacandosi, domenica sera scorsa, per la disperazione della stangata e pensando soprattutto alle proprie vicinissime e inevitabili lacrime). Quanta umanità, consapevolezza, empatia, hanno detto alcuni, e che gioia venire uccisi con tanta emozionata compassione.

06 DIC 2011

Il frugalismo no

Nessuno scenario catastrofico, nessun incubo di uscita dall’euro, nessuna previsione funesta di bancarotta totale e barbonaggio diffuso può, a fine novembre (ansia pre natalizia, euforia post Thanksgiving) distogliere dal pensiero dominante: comprare, comprare, comprare, spruzzare in faccia a quella di fianco a noi al negozio lo spray al peperoncino, per impedirle di sottrarci l’ultima friggitrice. Leggi Consumare a Ponte Milvio

03 DIC 2011

Checco Zalone resta umile

Checco Zalone ha già pronta per stasera la trasformazione in Michele Misseri, l’autoproclamatosi omicida di Avetrana, il tizio che va in tutte le trasmissioni televisive a dire: “Sono stato io”, e racconta i particolari. C’è qualcosa di più scorretto della parodia di un assassino di quindicenne? Forse la parodia di Roberto Saviano. Forse la frase: “Anche le femmine con le tette piccole devono avere il diritto di voto”.

02 DIC 2011

Tacchi bassi, spread alto

Dei rossetti si è sempre saputo: quando il gioco si fa duro, le labbra diventano scarlatte. Se i soldi sono pochi, un rossetto è una gratificazione accessibile: costa poco e fa diventare spavalde. Subito dopo l’undici settembre ci fu il boom di acquisto di rossetti consolatori, per dimenticare la paura, baloccandosi un po’. E tra il 2010 e il 2011 le vendite sono di nuovo salite del quattordici per cento. Poi ci sono gli orli delle gonne: scendevano durante la Grande depressione, per coprire le gambe nude, e salivano a mostrare calze di seta, quando ce le si poteva finalmente permettere.

25 NOV 2011

Lo strazio di vedere Berlusconi con lecca lecca e senso di colpa

Intanto, come gli è venuto in mente di comprare un lecca lecca e stare lì a mangiarselo da solo (il lecca lecca non si mangia, si succhia, ma qui siamo in prima pagina), e in più farlo chino sul bancone di un bar minore del centro di Milano? Lecca lecca e caffè, prima di andare in tribunale alla duemilacinquecento e qualcosa udienza per cose che lo riguardano, come un cumenda milanese qualsiasi (a parte il numero dei processi).

24 NOV 2011
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