Luca Zaia (foto LaPresse)

Perché Zaia è il miglior ministro aperitivistico

Marianna Rizzini

Con l’annuncio dell’operazione “libertà di grappa”, il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia si conferma il preferito della rubrica Aperitivi, specie in tempi in cui nel mondo si arriva a bloccare alla frontiera persino l’innocuo vino Nobile di Montepulciano – e anche se il ministro si riferisce alla produzione e non all’esportazione. Non essendo (ancora?) capace di produrre grappa, né in casa né altrove, l’aperitivista scrivente propone un concorso.

Con l’annuncio dell’operazione “libertà di grappa”, il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia si conferma il preferito della rubrica Aperitivi, specie in tempi in cui nel mondo si arriva a bloccare alla frontiera persino l’innocuo vino Nobile di Montepulciano – e anche se il ministro si riferisce alla produzione e non all’esportazione. Non essendo (ancora?) capace di produrre grappa, né in casa né altrove, l’aperitivista scrivente propone un concorso tra gli agricoltori liberati dal ministro Zaia per la produzione di una grappa da aperitivo che renda possibile deglutire i risi&bisi che affollano i buffet. Vogliamo la grappa d’inizio pasto, per ora inesistente sui nostri tavoli aperitivistici, almeno così ci pare, sempre che non ci smentisca il signor Jonathan Miles del New York Times, titolare della rubrica cocktalistica “Shaken and stirred”, di cui l’aperitivista scrivente accetta, obtorto collo, la concorrenza sul piano internazionale, giacché mr. Miles si sposta ovunque nel mondo per assaggiare alcolici e visionare nuovi bar, beato lui. Attendendo la miglior grappa da happy hour, dunque, e non sapendo a chi assegnare la Cocktail World Cup di cui abbiamo visto la pubblicità stamane su Facebook, diamo un premio ad honorem al cocktail “sensoriale” provato da mr. Miles in un locale di Sidney. In questo luogo, chiamato Zeta, l’avventore viene fatto accomodare. Rimpinzato di Martini, bendato, dotato di I-Pod con musica cubana e spruzzato di spray al profumo di cocco, sigaro o onda marina (a seconda del cocktail scelto dopo il Martini), il bevitore si immerge nell’atmosfera evocata dalla bevanda e nella “meditazione”. Mr Miles ha apprezzato la fantasia aperitivistica dello Zeta, ma giustamente dice, e non si può che concordare: “La meditazione non è il mio forte, neppure se si tratta di meditazione da cocktail”, e d’altronde non si vede come si possa meditare a un aperitivo, forse ci si può riuscire solo nella Roma deserta d’agosto (a patto che non ci si trovi nel sempre affollatissimo Freni&Frizioni, dove per giunta vanno le ex comparse di tutti i film post mucciniani laggiù girati, nonché gli amici delle ex comparse). Meditazione a parte, mr Miles è rimasto colpito dal sublime Tiki Sensory Colada, di cui fornisce la ricetta. Fossimo capaci di farci un cocktail da soli, lo proveremmo. Eccola, misurata in once (non siamo capaci neppure di tradurre l’unità di misura): 11/2 di oncia di Appleton Estate reserve rum; 1/3 di oncia di liquore di cocco, 2 once di latte di cocco non zuccherato; 3 once di succo d’ananas; 1/3 di oncia di sciroppo semplice.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.