Fregene - Foto LaPresse

Perché conviene essere finiani quando si prende l'aperitivo a Fregene

Marianna Rizzini

In tempi di bicicletta, l’aperitivista romano che sia altresì utente di "Roma'n' bike”, il progetto di bike sharing veltroniano (ma oggi pure alemanniano), si trova impossibilitato a frequentare i bar di Trastevere, dove le bici comunali non sono ancora approdate. Se ha la macchina, però, il suddetto aperitivista può evitare di inquinare la città spostandosi sul litorale.

In tempi di bicicletta, l’aperitivista romano che sia altresì utente di "Roma 'n' bike”, il progetto di bike sharing veltroniano (ma oggi pure alemanniano), si trova impossibilitato a frequentare i bar di Trastevere, dove le bici comunali non sono ancora approdate. Se ha la macchina, però, il suddetto aperitivista può evitare di inquinare la città spostandosi sul litorale. Dunque, per la seconda puntata di Aperitivi Estate, non si può non accogliere la segnalazione di Benedetta, giovanissima aperitivista (due anni) che, al seguito di genitori foglianti e vacanzieri in riviera laziale, si è trovata ad apprezzare l’happy hour a Fregene, si aggirava soddisfatta, con piglio marziale, a poca distanza dalla bottiglia di birra paterna, tra i tavoli del Singita, stabilimento-bar altrimenti detto “Miracle Beach”, regno di ragazze biancovestite che mangiano sushi bevendo mojito e caipiroska su teli stesi di fronte al tramonto. Nonostante il sorriso di Benedetta lasci intendere che il Singita non piace soltanto a Claudio Santamaria e ad altri attori giovani, carini e occupati (Claudio non è single), e nonostante il luogo faccia dimenticare di essere a Fregene l’avversione preconcetta dell’aperitivista scrivente per Fregene non scompare, soprattutto per via del parcheggio scomodo e/o impossibile. Però si affievolisce, specie dopo aver provato alcuni locali insoddisfacenti di Formentera (vedi puntata precedente). Dunque, Singita sia. No categorico, invece, per “La Rambla”, stabilimento della vicina Maccarese che propone aperitivi meno lounge del Singita (cioè più incasinati, a livello di cibi, bevande e avventori), e soprattutto promette feste house in riva al mare. Il problema non è la musica, effettivamente house di livello decente, né la durata della festa (dodici ore). Il problema non sono neanche gli avventori, a patto che siate amanti del genere “stivale d’estate e pareo vedo-non vedo” per le donne e “ciabattine e caftano” per gli uomini. Se non siete amanti del genere, nun se po’ ffa', come dice W. Volendo, ci si può spostare allo Scoglio, sempre a Maccarese, poltrone colorate tipo stanzetta dei bambini Ikea. Qui però dovete essere amanti del genere finiano (è frequentato dall’entourage dei giovani finiani, nel senso di Gianfranco Fini). Se non siete amanti del genere, nun se po' ffa' neanche qui: tornate a Roma e andate in bici in luoghi coperti dal servizio bike-sharing di veltroniana memoria.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.