Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Regole per l'aperitivo-ombra

Marianna Rizzini

Stiamo ancora aspettando la lista del governo Berlusconi III nonché quella dello “shadow cabinet” (governo ombra, ndt) di Walter Veltroni, ma non riusciamo a temporeggiare oltre. E’ venuto il momento di porre la seguente domanda: dove potranno gli elettori del Pd sconfitti, per non parlare di quelli della Sinistra l’Arcobaleno annientata, prendere un sereno aperitivo-ombra, avviando nel contempo un dialogo istituzionale con gli aperitivisti del Pdl?

Stiamo ancora aspettando la lista del governo Berlusconi III nonché quella dello “shadow cabinet” (governo ombra, ndt) di Walter Veltroni, ma non riusciamo a temporeggiare oltre. E’ venuto il momento di porre la seguente domanda: dove potranno gli elettori del Pd sconfitti, per non parlare di quelli della Sinistra l’Arcobaleno annientata, prendere un sereno aperitivo-ombra, avviando nel contempo un dialogo istituzionale con gli aperitivisti del Pdl? Non vorremmo infatti che i nuovi deputati leghisti, nonché i loro portavoce, arrivassero in massa al caffè Fandango di Piazza di Pietra, dietro il Parlamento – quartier generale dei bertinottiani che furono e di tutti gli Alessandri Baricchi del mondo – e venissero accolti a lanci di uova da fazioni imbizzarrite di ex arcobalenisti senza dimora o di peones del Piddì (assistenti compresi), a eccezion fatta di Marianna Madia, che non ha l’aria da avventore-tipo del Fandango d’epoca prodiana. Vorremmo anche scongiurare l’innalzamento di un muro-ombra tra le due ali della piazza: piddini al Fandango, pidiellini all’adiacente e più milanese (nello stile) Salotto 42, reso moderno da luci verdognole, mattonelle optical e cocktail minimalisti che rendono il suddetto locale appetibile anche per gli amici nordici dell’onorevole e possibile ministro Mara Carfagna. Ci sembra allora che il luogo perfetto per un sereno aperitivo-ombra, da sorseggiare in compagnia degli amici di centrodestra, sia da ricercare lontano dall’arena di Montecitorio, dall’alternativo quartiere San Lorenzo e pure dalla filogovernativa Roma nord. Non resta che:
1 Emigrare a Milano e sbizzarrirsi: il Pdl ha stravinto, tanto più al nord, e nessun aperitivista di centrodestra milanese potrà risentirsi se lo porterete, per punizione, due giorni di seguito alle Colonne a bivaccare con la birra sul muretto.
2 Emigrare in Toscana e provare il “sushi del Chianti” suggeritoci da un amico neosenatore: pare infatti che, nei pressi di Greve in Chianti, il macellaio Dario Cecchini, altrimenti detto “poeta della bistecca”, proponga agli avventori una “tartare di coscia e spalla di manzo battute” annaffiata di Rosso di Montalcino (ci pare tutto alquanto bislacco, ma per un aperitivo-ombra può andare).
3 Restare a Roma e ripiegare sull’anonimo (e carissimo) terrazzone per turisti, attrici e rockstar che risponde al nome di Roof garden dell’Es Hotel (alle brutte, volendo scappare, è vicino alla stazione Termini). Un luogo di passaggio, piacione quanto basta per ridare speranza a chi deve attraversare il deserto dell’opposizione e rassicurante quanto basta per infondere energia a chi si sente all’inizio dell’avventura governativa.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.