Ansa
Andrea's Version
Nessun grido di battaglia di Meloni contro i due boia che non mollano
“Boia chi molla, è il grido di battaglia”, ma quant’acqua è passata sotti ponti da quando la ragazzina Giorgia Meloni, ardente, lo urlava lungo i viali e nelle piazze di Roma. Si sentiva fascista, poi tutto è cambiato. Piano piano, un passo dopo l’altro: l’accettazione della democrazia, il rispetto per le istituzioni repubblicane, le prime responsabilità, l’addio alle nostalgie, in un processo di revisione che l’ha portata, prima, a diventare ministro, finché, oggi, all’onere della leadership con l’impegno severo verso il Paese. Molto bene.
Da allora i dossier importanti, dall’Europa, al Medioriente, all’Ucraina. E, proprio a proposito di quest’ultima, non si può non notare come la parabola rieducativa della Presidente del Consiglio si sia compiuta in modo così deciso e così completo che, oggi, non si riesce nemmeno più ad avvertire un suo pur flebile pigolìo di battaglia contro i due grandi boia che non mollano.