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Ci tocca un altro anno di Gruber
Abbiamo tutti imparato, o meglio, hanno tentato di insegnarci, come mai di nessuna si dovrebbero esprimere giudizi maligni o maliziosi. Eppure eccoci qui
Mai si deve dir male di una donna come tale. Punto e basta. Abbiamo tutti imparato, o meglio, hanno tentato di insegnarci, sa Dio con quanto tempo e fatica sprecati, come mai di nessuna si dovrebbero esprimere giudizi maligni o maliziosi, nutriti da pessime abitudini; sarebbe piegarsi alla visione rachitica di un’estetica senza cuore, amputata di sensibilità, di apertura verso l’altro genere, della propria disponibilità umana e perciò della nostra stessa anima. Le donne non valgono per l’aspetto esteriore e nemmeno, questo molto forzando, solo per quello interiore, ma nella loro interezza e unicità. Far dipendere il proprio giudizio dai canoni estetici correnti, non oso dire commerciali, significa soltanto involgarirsi. Bon. E già quindi mi vergogno di ciò che sto per dire. Eppure un fatto parla. Cioè. Dovendo ricominciare fra quattro giorni appena a straparlare in tivù, e a sproloquiare su La7 esattamente come prima, probabile che la signora Gruber resterà, minimo un anno, l’asina malignetta che è sempre stata.