Matteo Renzi (foto LaPresse)

Tre manzi o te

Andrea Marcenaro

Uno studio ragionato sugli anagrammi di Matteo Renzi

Anagrammi per gioco. “Metà terzino” è un anagramma che, per Matteo Renzi, avrebbe potuto costituire una scelta di vita. Caso non volle. “Mozart in te” suona esagerato. “Te, marito zen”, vallo a capire, ma di affari strettamente privati si tratterebbe. “Tremante zio” non corrisponde esattamente al tipo. “Mite tra zone”, sorvolando su quella ti mancante, suona come la suprema cazzata che soltanto il genio di un Ernesto Galli della Loggia potrebbe decifrare. “Temano terzi”, qui ci avviciniamo. Alcuni soci di Renzi temettero, in effetti. Fatto poi volle che troppo poco subirono. Ma “Tre manzi o te”, ecco: questo suonerebbe oggi come l’anagramma più in palla. Zingaretti, Martina e Corallino, vale a dire due manzetti più pajata, candidati alle primarie del Pd. Mentre di là, manco un Matteo. Nada Renzi. Nada el Gran Toro Ferdinando contra los novillos. E vabbé. Che poi mai cambiasse idea: “Zitto e menar”, suona l’ultimo anagramma.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.