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Peggio di un trattore

Joe lancia l’anatema: “Lucianino trema! Oggi a Sette, domani al Corriere! Urbano lo vuole!”

Servegnini direttore va peggio di un trattore. Joe pontifica sul Corriere della Sera in tema di rubrica, si autoproclama erede di Enzo Biagi e di Indro Montanelli, dopo di che azzera le rubriche degli altri su Sette.

 

Servegnini direttore, spietato come un trattore. Tutte le firme del giornale rimaste senza pagina si stringono attorno a Lucianino Fontana – il direttore di Via Solferino – e con lui, solo per lui, adottano agnellini e allevano asinelli (mentre Servegnini, bieco, appronta grigliate, insaccati e salsicciate di carne asinina, per non dire di tartare di agnello vivo e tordi da inghiottire interi al modo di Fantozzi).

 

Servegnini direttore va giù come un trattore. Gli unici scampati alla rappresaglia di Joe sono Gian Antonio Stella, costretto a scrivere di calcio – fermo purtroppo a Gianni Rivera e Sandro Mazzola – e poi Massimo Gramellini che dialogherà con Servegnini in un pericoloso scambio di caffè: uno ci mette il curaro, l’altro l’arsenico.

Servegnini direttore è ben peggio di un trattore. Antonio Polito, Fed Fubini e Aldo Cazzullo giurano e fanno giurare ai figli odio eterno a Joe come Almicare Barca col piccolo Annibale verso i romani. Paolo Mieli, da par suo, attende per schierare col vincitore le truppe terziste ma intanto collauda gli elefanti per la traversata delle Alpi e l’approdo a una Montagna di Libri a Cortina.

Servegnini direttore è spietato come un trattore. Sandro Mayer, pur sempre il faro dell’editore Urbano Cairo, è rabbonito con una rubrica sulla tricologia. Aldro Grasso, invece, privato della rubrica affronta Joe come Harvey Keitel fa con Brad Pitt in Thelma & Louise: “Maledetto Servegnini, la tua infelicità sarà la missione della mia vita”.

Servegnini direttore spacca peggio di un trattore. Roberto Cotroneo, orbato della sua rubrica di fotografia, si vendica in modo atroce: segue Joe in una delle sue visite ai giardinetti e lo fotografa implacabile mentre spalanca il leggendario impermeabile per mostrare i tascabili di Italians nascosti sotto la cintura. Il tutto davanti alle bambine più impietosite che impaurite: “Il mio fratellino più piccolo sa fare di meglio”.

 

Servegnini direttore trancia tutto come un trattore. Cairo, pur preoccupato della rivolta, si consola pensando al guadagno del risparmio: “Questo Joe, una ne fa e cento ne pensa”. Aldo Grasso, impermalito, si rifà stroncando retroattivamente “L’Erba del Vicino”, la trasmissione di Joe: “Meglio Gigi Marzullo di Servegnini, è anche pettinato meglio”.

 

Servegnini direttore tira dritto col trattore. A sorpresa si schiera con Joe il suo antico rivale Gianni & Riotto detto Johnny. Accetta una rubrica sulla vera storia d’Italia e mette in pagina la prima puntata: i successi della famiglia Boschi in Banca Etruria e il prodigioso senso degli affari di Tiziano Renzi.

 

Servegnini direttore fa più danno di un trattore. Compiaciuto, Cairo, s’informa sull’entità dei risparmi e scopre che sono pari a zero: le rubriche dei giornalisti del Corriere su Sette non erano pagate e l’unico risultato ottenuto da Joe è di avere adesso due acri di vicedirettori inferociti.

 

Servergnini direttore, disperato anche il trattore. Cairo s’aggrappa al piano B e richiama Pier Luigi Vercesi che torna col piglio di Juan Domingo Peron dopo vent’ani d’esilio. Per prima cosa Vercesi proclama l’amnistia delle rubriche: vengono ripristinate tutte eccetto quella della posta, affidata per contrappasso a Marzullo affiancato da Antonia De Mita.

Servegnini direttore, lancia in resta sul trattore. Ma Joe non s’arrende e affiancato dalle sue amazzoni si asserraglia nella redazione di Sette urlando il vecchio motto: “Lucianino trema! Oggi a Sette, domani al Corriere! Urbano lo vuole!”. Urbano lo vuole? Urbano disperato si dispera e, supplicando Vercesi, un poco spera.

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