Impresentabili

Redazione
Bindi va all’attacco. Non solo in lista, qui l’elenco dei giornalisti compromessi col regime

    Impresentabili. Non solo in lista. Anche nei giornali. Rosi Bindi va all’attacco. Il presidente della commisione antimafia non si limita a presentare i candidati ad alto tasso di ambiguità e con deficit di legalità. Caparbia qual è, infatti, fiera avversaria di Matteo Renzi, prepara un inventario di giornalisti ad alto tasso di compromissione col regime e con deficit di indipendenza.
    Impresentabili. Non solo in lista. Dagli ineleggibili agli illeggibili. Dall’antimafia all’antirenzi. Dal settimanale Chi a Vanity Fair, dalle testate storiche fino ai blog più cliccati, molti sono i nomi importanti nell’elenco di Rosi Bindi. Comincia, da par suo, con il Corriere della Sera. Rosi Bindi s’impegna a piegare ogni schiena dritta e perciò punta dritto contro Maria Teresa Meli, regina dell’informazione parlamentare, indicata all’opinione pubblica quale capofila del renzismo.

     

    Impresentabili. Anche nei giornali. I capi d’accusa del presidente della commissione antirenzi sono circostanziati. Aggettivi, vezzeggiativi e complimenti di vario genere riscontrati nella lettura dei pezzi di Meli, rivolti tutti al presidente del Consiglio, sono considerati dalla commissione come prove a carico, pura flagranza di compromissione con il regime imperante e non – come in realtà è – dovere di cronaca, esempi di obiettività e spirito di critico.

     

    Impresentabili. Non solo in lista. Dagli ineleggibili agli illeggibili. Stava per cadere la mannaia di Rosi Bindi su Antonio Polito, indicato da più soffiate quale renziano, ma è bastato individuare il soffiatore di tanta maldicenza, sgamarlo e così aggiungere in elenco uno dei più assatanati renziani: Beppy, ossia, Beppe Severgnini. Il noto giornalista, senza neppure aspettare il canto del gallo, stava per consegnare Polito ai censori e nulla ha potuto quando è stato chiaro il suo doppio gioco. Neppure gli è servito ondeggiare il suo candido ciuffo da suora laica metà catto e metà comunista. Voleva fare la meteorina. “Evidente”, il commento di Rosi Bindi, “lui è l’Emilio Fede di Renzi”.

     

    Impresentabili. Non solo in lista. Anche nei giornali. Rosi Bindi, fedele ai dettati della Costituzione, non intende certo far chiudere i giornali. E se Matteo Renzi, a proposito dei candidati impresentabili, dice: “Votate, ma non eleggeteli”. Dall’antimafia parlamentare, adesso anche commissione antirenzi, in tema di giornali si dice: “Comprateli, ma non leggeteli”. L’accusa è quella di renzismo è così l’elenco di allunga.

     

    Impresentabili. Non solo sui giornali, anche in tivù. Rosi Bindi invita a spegnere i televisori all’apparizione in video di Enrico Mentana – il capo del renzismo mediatico – quindi anche Gaia Tortora, Nicola Porro, Gerardo Greco, Zoro, Massimo Giannini, Massimo Giletti e Barbara D’Urso, tutto indicati quali sicari del renzismo telegenico. “Guardate solo Giulia Innocenzi”.
    Impresentabili. Non solo in lista. Anche nei giornali. La Stampa, quotidiano di Torino, è vessillifera per antonomasia del renzismo. Nell’elenco di Rosi squilla il nome del direttore: Mario Calabresi. Segue quello del vice: Massimo Gramellini. A ruota, ci sono un po’ tutti. Perfino Marcel, ossia Marcello Sorgi, è stato tenuto in bilico dalla commissione ma è il rutilante Gianni & Riotto detto Johnny quello che Bindi considera alla stregua del Grande Fratello.

     

    Impresentabili. Non solo in lista. Anche nei giornali. Johnny è l’illeggibile tra gli illeggibili. “Altro che Struttura Delta”, spiega Bindi, “Johnny, oltre ad affossare giornali, s’è messo a capo della Spectre dei renziani. Dirige i suoi fedelissimi dappertutto e fa proseliti nel web, tra i cruciverba e pure nelle trasmissioni clandestine messe in onda dalla Rai diffondendo ovunque – anche nelle app delle nuove vetture FCA – il verbo di obbedienza a Matteo Renzi!”.

     

    Impresentabili. Anche nei giornali. Comprateli ma non leggeteli! L’elenco si allunga e su La Repubblica, il quotidiano diretto da Ezio Mauro, la commissione presieduta da Rosi Bindi non fa una distinta bensì un unico fascicolo. La combattiva Bindi snocciola i nomi del lunghissimo elenco per salvare l’unico giornalista immune dalla febbre del renzismo – Eugenio Scalfari – così commenta: “E’ così, Largo Fochetti è la Scampia della libertà di stampa, è la Corleone dell’indipendenza, è lo Zen della schiena dritta”. Comprateli, ma non leggeteli.