Ultima notte a Manhattan

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Don Winslow (Einaudi, 360 pp., 18,50 euro)

Le leggende che girano sul conto di Don Winslow sono parecchie. Alcune narrano che scriva tutti i giorni, dalle cinque alle dieci del mattino, nella veranda della sua casa su una spiaggia di San Diego, indossando una vecchia felpa da surf con il cappuccio. Altre raccontano che, prima di diventare uno scrittore di successo, abbia cambiato molti lavori: sarebbe stato anche investigatore privato e guida per i safari in Africa. Considerato da molti l’ultimo grande sacerdote del mito californiano e il cantore per eccellenza del narcotraffico, libro dopo libro  Winslow si è conquistato un posto d’onore nel gotha del thriller americano diventando un autore di culto. Torna adesso in libreria con Ultima notte a Manhattan,  decidendo di non occuparsi delle intricate vicende del cartello di Sinaloa e contemporaneamente scegliendo di ambientare la sua storia lontano dal sole della California. Siamo infatti a New York, è quasi Natale e corre l’anno 1958. Protagonista della vicenda è Walter Withers, ex agente della Cia trasformatosi di recente in investigatore privato per una grande agenzia di sicurezza, al quale viene dato l’incarico di presenziare a un esclusivo party all’Hotel Plaza per fare da guardia del corpo all’affascinante moglie di un potente senatore in odore di Casa Bianca. Si tratta di Joseph Keneally e signora, “il principe e la principessa del regno democratico”, personaggi che somigliano molto a JFK e Jackie, le cui sorti verranno irrimediabilmente intrecciate a un oscuro presunto suicidio della giovane e bella amante del senatore, l’esplosiva Marta Marlund, una specie di Marilyn Monroe, che complicherà molto la già non facile esistenza del nostro protagonista. Withers si troverà così, suo malgrado, a dover fare i conti con l’Fbi del temibile J. Edgar Hoover, con ovviamente i suoi ex colleghi della Cia,  la Mafia e  tutto il dipartimento di polizia di New York. Sullo sfondo la  Manhattan della beat generation, dei club del jazz e dei locali equivoci del Village dove, come scriveva Fitzgerald, “nella notte buia dell’anima sono sempre le tre del mattino”. 

 

Affresco godibile e movimentato di un preciso momento storico politico americano, impreziosito da un intreccio notevole e da inseguimenti mozzafiato, Ultima notte a Manhattan, risulta essere un esperimento riuscito. Da non perdere in particolare gli irresistibili camei di alcuni personaggi riconducibili a Jack Kerouac o alla baronessa Pannonica de Koenigswarter.
 

 

Don Winslow
Ultima notte a Manhattan
Einaudi, 360 pp., 18,50 euro

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