ANSA/CLAUDIO PERI 

Sciopero sì, sciopero no

È quasi mobilitazione. L'azione incerta dei sindacati

Nunzia Penelope

Minacciano lo sciopero, ma sulle pensioni Cgil, Cisl e Uil sperano ancora in un accordo con Draghi

Raccontano quelli che c’erano che l’improvviso addio di Draghi alla riunione sulle pensioni ha colto di sorpresa non solo i leader sindacali, ma anche gli stessi ministri. Segno di evidente e imprevista irritazione. Pur restando sostanzialmente pessimisti, i sindacati non considerano però la porta del governo davvero chiusa.  Sperano che la trattativa possa riprendere, anche dopo il Consiglio dei ministri che varerà la legge di bilancio, procendo in parallelo con la discussione parlamentare e consentendo modifiche. Uno spiraglio di speranza arriverebbe da una frase del premier, che i sindacati hanno inteso in maniera un po’ diversa da come è stata riportata. 

E cioè, secondo i sindacati, per presidente del Consiglio il punto irrinunciabile non sarebbe tanto la legge Fornero nel suo complesso, quanto il sistema contributivo. È da quello che indietro non si torna, avrebbe spiegato Draghi, e poi chiamatelo Fornero, o come volete, ma il punto è quello. Al tavolo di Palazzo Chigi si è ricordato anche il percorso della riforma Dini, realizzata attraverso l’intesa con i leader sindacali. A quel punto Landini avrebbe rivendicato di essere stato tra i pochissimi della sua categoria di allora, la Fiom, a votare a favore di quella riforma. Come dire: di fronte a cose serie, frutto di un confronto, non mi sono mai tirato indietro.

È anche vero che Cgil, Cisl e Uil non ardono dal desiderio di scontrarsi frontalmente con il governo, specie considerando il momento critico del paese, la necessità di farlo ripartire dopo la pandemia, e soprattutto di gestire al meglio i fondi e i progetti del Pnrr. Nel day after le dichiarazioni di Luigi Sbarra, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri sono state poco polemiche e indirizzate a una ripresa del confronto. “Abbiamo chiesto di discutere e se c’è volontà politica bastano poche ore per giungere a soluzioni condivise”, ha detto Sbarra. E Landini, a sua volta, ha ricordato che al centro dell’incontro di martedì c’era innanzi tutto “il destino dei giovani, di come dare loro un futuro non precario”. Elemento che, oltretutto, sosterrebbe anche le pensioni degli anni a venire.

Il senso di responsabilità, o meglio di realtà, spiegano i sindacati, non manca. Ma non manca nemmeno la necessità di “parlare alla propria gente”, che al tema pensioni è da sempre particolarmente sensibile e attenta. Sabato, infatti, è prevista un’assemblea unitaria delle tre confederazioni, che dovranno decidere come rispondere alle decisioni del consiglio dei ministri. La parola “mobilitazione” ricorre in tutte le dichiarazioni, ma è una parola con molte sfaccettature, che comprende anche lo sciopero come ultima ratio, ma dopo una serie di altre iniziative più diluite nel tempo e nell’impatto. Anche se va considerato il “fantasma” della mancata mobilitazione del 2012 per la riforma Fornero, che a Cgil, Cisl e Uil ancora pesa, e che potrebbe giocare un ruolo nelle decisioni di sabato.

Resta che la piattaforma unitaria sulla previdenza, presentata cinque mesi fa e mai discussa con l’esecutivo, ha dei costi importanti, ed è escluso che Draghi possa ritenerla fattibile. Ma le piattaforme sono scritte appunto per creare una base al confronto: si tengono “larghe” sapendo che dalla trattativa usciranno “ristrette”. I sindacati restano convinti che ci possa essere ancora lo spazio per ragionare sulla flessibilità in uscita, in un sistema dove l’età conti fino a un certo punto rispetto ai contributi versati, vale a dire Quota 41; che peraltro coincide anche con la proposta della Lega, come ricorda  costantemente Matteo  Salvini. Ma anche in questo caso i costi sarebbero elevati. Un possibile “punto di caduta” potrebbe quindi essere trovato in una soluzione che unisca la flessibilità in uscita al ricalcolo della pensione tutta su base contributiva (il criterio ritenuto imprescindibile da Draghi). È una formula che si trova già in diverse proposte avanzate, tra l’altro, dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, dal parlamentare del Pd Tommaso Nannicini e dall’economista Tito Boeri, e che abbasserebbe il costo dell’operazione rispetto a Quota 41.  Se qualcuno la rispolverasse, forse il sindacato potrebbe accettare di discuterne, chissà.

Di più su questi argomenti: