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L'intervista

Sofo, mr Le Pen, ci spiega cosa non funziona tra Lega e FdI

Michele De Feudis

“La destra deve ricucire le fratture sociali”, dice l'eurodeputato meloniano e marito di Marion Le Pen: “Normale la dialettica tra noi e la Lega quando si ha un elettorato in parte sovrapponibile. In Francia Zemmour supera la dicotomia popolo-élite”

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“Le scintille tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini? Erano molto più litigiosi Gianfranco Fini e Umberto Bossi, il primo destro-nazionale e il secondo indipendentista”: Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fdi, a Madrid al congresso di Vox con la leader del partito, prova a stemperare le tensioni tra gli alleati. “La dialettica - argomenta - tra due leader che hanno elettorati in parte sovrapponibili è inevitabile. Altrimenti starebbero nello stesso partito”. I loro rapporti sono sempre più ruvidi, come emerso dall’audio pubblicato dal Foglio: “Le relazioni negli ultimi giorni mi pare siano positive. Va ritrovata una coesione diversa: avere un pezzo di centrodestra con Mario Draghi e una parte all’opposizione non ha giovato. Gli elettori alle comunali non hanno percepito la forza di un progetto comune. Se si vuole “fare” una coalizione, è indispensabile una nuova sintesi. Dall’ultimo governo Berlusconi l’unità a livello nazionale è stata una chimera”.

 

Intanto le uniche vittorie sono arrivate in Calabria e a Trieste con candidati centristi: “Occhiuto? Ha vinto perché espressione di tutta la coalizione…”, chiosa. Sofo, eletto nella circoscrizione Sud nella lista del Carroccio, rivendica le ragioni del suo passaggio con la Fiamma (anche altri due colleghi a Bruxelles hanno abbandonato la Lega): “Sono andato via a febbraio perché non condividevo la svolta governista: le troppe concessioni all’agenda dell’ex presidente Bce danneggiano l’offerta delle destre”. Intanto il Carroccio sembra in ritirata a Sud: “Il Covid - analizza Sofo - ha cambiato anche la geografia politica. La Lega inevitabilmente, aderendo al governo Draghi, è tornata a guardare prioritariamente al centro nord”.

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La posizione critica di parte della Lega e di Fdi sul green pass ha influito sull’esito delle amministrative? Sofo parla di strumentalizzazione mediatica: “Sono vaccinato e considero il vaccino uno strumento per affrontare la pandemia. Contesto la sovrapposizione tra la posizione di chi è come noi contro il green pass e chi è no-vax. Sul tema la stessa Commissione Ue ha ribadito, in risposta ad una mia interrogazione, che gli stati dovrebbero allinearsi al principio “di non discriminazione". Se invece la certificazione diventa un elemento di restrizione nella quotidianità, andiamo verso un modello di controllo sociale alla cinese che non ci piace affatto”.

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In Europa la Meloni guarda ai governi di Budapest e Varsavia: “Il nostro modello di Europa? È quello della confederazione: oggi l’Ue non esiste. I cosiddetti “europeisti” sono i primi che ostacolano la creazione di un progetto comunitario forte. Con la Polonia ora c’è una crisi che indebolisce il sentire comune. Siamo assenti nel Mediterraneo, ma si impone il Nutri-Score…”. Poi critica la posizione di Draghi sul caso polacco: “Il premier definisce essenziale la condivisione dei valori europei. In termini di principio sono d’accordo. Ma quali sono i valori fondamentali? E chi li decide? Parliamo dell’adesione all’agenda Lgbt?”. A destra, però, c’è chi come Fabio Rampelli guarda al Ppe. Sofo frena: “Con chi parliamo a Berlino? Se i popolari scelgono una agenda conservatrice noi ci stiamo, ma a Bruxelles sono andati a rimorchio del centrosinistra. Con la Csu si può dialogare. Le ultime politiche tedesche sono state uno spartiacque e lì il dibattito è serrato: la Cdu nei prossimi mesi potrebbe cambiare rotta”.

L’ultima battuta è sulla Francia (Sofo è il marito di Marion Marechal Le Pen). Chi vota tra Marine Le Pen e Eric Zemmour? “Sono elettore italiano ma la destra transalpina deve superare il masochismo e ragionare in termini di coalizione”. Rivela infine uno sguardo attento al fenomeno dello scrittore reazionario: “C’è voglia di una destra non emarginabile. Zemmour è diventato riferimento intellettuale incarnando il superamento della dicotomia popolo/élite, in nome del realismo. Scrive su Le Figaro e rappresenta anche i bisogni profondi del popolo. E quella del trasversalismo patriottico è ben rappresentata in Italia da Fdi. Il populismo è finito e la destra adesso deve ricucire le fratture sociali”.

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