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Dalla forca grillina a una giustizia giusta. L'inversione di Marta Cartabia

Enrico Costa

La legislatura si conclude con tre passaggi fondamentali: la fine del “fine processo mai”, la legge sulla presunzione d’innocenza, la riforma del Csm che segna un punto di svolta contro le degenerazioni del correntismo

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Al direttore - Questa legislatura inizia nel 2018 con l’approvazione della “Spazzacorrotti”, con lo stop alla prescrizione e il fine processo mai, sotto le bandiere gialloverdi di M5s e Lega; prosegue con lo stesso guardasigillli, Alfonso Bonafede che, sotto i colori giallorossi dell’alleanza M5S, Pd, Leu e Iv, riesce a difendere la sua conquista forcaiola. La legislatura si conclude con un’inversione a U in tre passaggi fondamentali targati Marta Cartabia. La fine del “fine processo mai”, la legge sulla presunzione d’innocenza, la riforma del Csm che segna un punto di svolta contro le degenerazioni del correntismo.

 

Sì, perché sebbene si potesse fare di più, soprattutto sul tema della responsabilità civile e della responsabilità disciplinare, la riforma introduce novità come il fascicolo per la valutazione del magistrato, lo stop delle porte girevoli politica-magistratura (non ci saranno più magistrati che si candidano alle elezioni dove stanno prestando servizio e che fanno il consigliere comunale ed il giudice contemporaneamente) e il limite al passaggio di funzioni giudice-pm e viceversa. 

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Certo, questa sarebbe stata l’occasione giusta per compiere dei passi in avanti più coraggiosi, ma a chi sostiene che con questa riforma non cambierà nulla perché non c’è una legge elettorale idonea, rispondo che non è con la legge elettorale che si pone fine al correntismo. Il modo migliore per risolvere le degenerazioni del correntismo è attraverso la predisposizione di criteri oggettivi di valutazione, che distinguano chi è più bravo da chi è meno bravo. Il “fascicolo per la valutazione del magistrato” va proprio in questa direzione e non è altro che uno strumento per attuare una legge che già c’è, consentendo  di conoscere  l’attività del singolo giudice o pm,  i loro meriti ma anche gli insuccessi e gli errori, le inchieste-flop, le sentenze ribaltate e gli arresti ingiusti: nessuna schedatura, ma una vera  fotografia della carriera di ciascuno, una pagina innovativa, che porterà a fare carriera chi è più bravo e non chi è più organico alle correnti.

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Oggi il 99 per cento delle valutazioni di professionalità è “automaticamente” positivo, perché mancano gli elementi per un giudizio completo. In presenza di un appianamento professionale, a decidere tutto sono le correnti. Ecco perché oggi protestano. Temono di perdere il loro potere. Tutto qui. Continueranno ad alzare i toni e lo faranno perché si avvicinano le elezioni per il rinnovo del Csm. Se davvero sarà indetto uno sciopero, questo si rivelerà un boomerang. Perché vorrà dire che antepongono i loro interessi “correntizi” a quelli dei cittadini.


Enrico Costa
vicesegretario di Azione

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