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Europa Ore 7

Nato e Ue dicono “no” a Zelensky

Biden chiede unità nella durata all'Ue, l'Estonia vuole tassare gli extra profitti russi per ricostruire l'Ucraina e la Slovacchia torna alla carica sullo status di candidato dell'Ucraina. Stoltenberg resta alla Nato e perde il posto di governatore della Banca centrale in Norvegia 

David Carretta

L'Alleanza ha nuovamente escluso una no fly zone o l'idea di organizzare una missione di mantenimento della pace. Anche l'Unione europea si è messa sulla difensiva, di nuovo intrappolata dalle sue divisioni interne sulle sanzioni e l'energia

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Nonostante tutte le dichiarazioni di solidarietà e sostegno all'Ucraina, i leader della Nato e dell'Unione europea ieri hanno risposto con un “no” alle principali richieste avanzate dal presidente, Volodymyr Zelensky, per portare avanti la resistenza all'aggressione di Vladimir Putin. Collegato in videoconferenza al vertice della Nato e al Consiglio europeo, Zelensky aveva chiesto armi offensive  come carri armati, aerei e sistemi anti-missile e un embargo totale del commercio con la Russia. “La Nato ha fatto una scelta, quella di sostenere l'Ucraina per fermare la guerra, senza fare la guerra”, ha detto Emmanuel Macron: “Continueremo a fornire armamenti” ma “con una linea rossa: non essere cobelligeranti”. Tradotto: le armi saranno difensive e non offensive, per non correre rischi con Putin. Dal Consiglio europeo è arrivato un messaggio simile. Nessun embargo commerciale, nessuna interruzione delle importazioni di gas e petrolio. I capi di stato e di governo dell'Ue non sono riusciti a trovare un accordo su nuove sanzioni significative. Sul Foglio Giuliano Ferrara spiega che la lotta degli ucraini deve suonare la sveglia per l’occidente dopo quattordici anni trascorsi tra l'irenismo e il "leading from behind".

La Nato ha nuovamente escluso una no fly zone o l'idea di organizzare una missione di mantenimento della pace. Boris Johnson ha spiegato che i leader dell'Alleanza hanno discusso come aumentare le forniture all'Ucraina di armi letali “nella quantità e con la qualità” necessarie a difendersi dalla Russia. Ma continuano a essere armi difensive. Il massimo che si può fare senza passare ad armi offensive sono missili antinave. “Logisticamente sembra molto difficile, sia con i carri armati sia con i caccia”, ha spiegato Johnson: “Siamo coscienti che questo è quello che (Zelensky) chiede”, ma “l'equipaggiamento che pensiamo sia più importante al momento sono missili, che possono usare per difendersi”. In realtà i problemi non sono logistici, ma tutti politici. “C'è un limite che è diventare cobelligerante”, ha spiegato Macron: il limite di “consegnare dei nuovi equipaggiamenti, in particolare aerei e carri armati, nessuno lo ha superato perché caratterizzerebbe una cobelligeranza". Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega che la follia non è armare l'Ucraina, ma ostinarsi a inseguire la politica dei 'non farò'.

Sulla minaccia di un attacco con armi di distruzione di massa, la Nato ha scelto di restare ambigua. Zelensky ha avvertito che “il rischio di un'utilizzazione su larga scala di armi chimiche da parte della Russia sul territorio dell'Ucraina è reale”. Il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato che l'Alleanza fornirà all'ucraina equipaggiamenti di protezione contro le minacce chimiche, biologiche e nucleari. Mercoledì il presidente americano, Joe Biden, ha spiegato che l'uso di armi chimiche è “una minaccia credibile”. “Risponderemo se vi faranno ricorso”, ma “la natura della risposta dipenderà dalla natura di questo utilizzo”, ha detto ieri Biden. Macron ha rifiutato di dire che l'uso di armi chimiche è una linea rossa. “Sono molto prudente su questa questione”, ha detto il presidente francese. “Penso che l'ambiguità strategica e la discrezione siano più efficaci”, ha spiegato Macron.

Sul Foglio Giulia Pompili spiega che la Nato è sulla difensiva: al vertice dell'Alleanza atlantica ha vinto il fronte moderato che vuole evitare il coinvolgimento diretto nella guerra di Putin, anche se la difesa sarà rafforzata a est. Anche l'Ue si è messa sulla difensiva, di nuovo intrappolata dalle sue divisioni interne sulle sanzioni e l'energia. Germania, Austria, Belgio e Ungheria hanno detto “no” a un embargo energetico chiesto dai paesi dell'est e da un numero sempre più ampio di stati membri, anche se solo limitato al petrolio. "Siamo a un bivio. Dobbiamo decidere cosa fare di fronte a città annichilite e massacri di civili", ci ha spiegato una fonte dell'Ue. Ma la paura di una recessione è troppo forte per alcuni paesi. Sul Foglio spieghiamo che Biden vuole dare una mano all'Ue a disfarsi dalla dipendenza russa con un ponte navale di gas naturale liquefatto. Ma ci vorrà del tempo per poter rinunciare alle forniture russe.

Almeno i leader della Nato e dell'Ue hanno voluto mandare un messaggio un po' più di fermezza alla Cina nel caso in cui Xi Jinping decidesse di sostenere la guerra di Putin in Ucraina. Nella sua conversazione con il presidente cinese, Biden ha spiegato di non aver fatto “minacce” ma “gli ho detto chiaramente di assicurarsi che abbia capito le conseguenze di aiutare la Russia” e “ho indicato il numero di imprese americane e straniere che hanno lasciato la Russia come risultato di questo comportamento barbaro”. Biden ha aggiunto di sperare che la Cina “comprenda che il suo futuro economico è molto più strettamente legato all'occidente che alla Russia”. Macron ha detto di “voler credere” che la Cina “non parteciperà a nessuna escalation”. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha spiegato di aver chiesto “con forza” a Xi di condannare la Russia. "La Cina è il paese più importante. Può essere cruciale nel processo di pace. Ha enorme influenza. Stiamo aspettando che la usi", ha detto il presidente del Consiglio, Mario Draghi.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 25 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

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Biden chiede unità nella durata all'Ue - Durante i vertici di Nato, G7 e Ue ieri, il presidente americano, Joe Biden, ha chiesto agli europei di mantenere l'unità occidentale nella risposta alla guerra di Vladimir Putin e di prepararsi a un lungo conflitto che potrebbe prolungarsi per molti mesi, se non anni con la Russia. “Il mio punto è: unità. Unità”, ha detto Biden al Consiglio europeo. Nella riunione a porte chiuse con i leader dei ventisette, il presidente americano si è perfino scusato di aver ripetuto lo stesso messaggio nei tre vertici di ieri. Gli Stati Uniti sembrano preoccupati della tenuta dell'Ue nella durata, dato l'elevato costo delle sanzioni per le economie europee e le potenziali ripercussioni politiche. Durante la conferenza stampa alla Nato, Biden ha spiegato di aver chiesto il vertice dell'Alleanza atlantica per garantire “il mantenimento delle sanzioni” ed “essere sicuri che dopo un mese sosterremo ciò che stiamo facendo non solo il mese prossimo, il mese successivo, ma per il resto dell'intero anno”. Solo questo “fermerà” Putin, ha detto Biden. Il presidente americano ha assicurato che gli Stati Uniti sono pronti a sostenere gli europei su gas, petrolio e sicurezza alimentare. Biden ha anche chiesto all'Ue di inviare “messaggi fermi” alla Cina durante il vertice del primo aprile.

L'Estonia vuole tassare gli extra profitti russi per ricostruire l'Ucraina - Il primo ministro dell'Estonia, Kaja Kallas, ha avuto il merito di fare una proposta originale nel difficile dibattito sulle sanzioni energetiche contro la Russia: l'equivalente di una tassa sugli extra profitti di guerra di Gazprom e degli altri colossi energetici russi per utilizzare le risorse per la ricostruzione dell'Ucraina. "Dovremmo creare un conto vincolato per impedire che le risorse (di gas e petrolio) vadano a finanziare la guerra", ha spiegato Kallas. Secondo la proposta estone, i governi dovrebbero trattenere i pagamenti di gas e petrolio per la quota che va oltre i prezzi pre-guerra. Secondo alcune stime, gli stati membri dell'Ue versano un miliardo di euro al giorno alla Russia per gas, petrolio e carbone. I "bonus di guerra" della Russia dovrebbero essere trasferiti sul conto vincolato per fare in modo che "vadano al futuro piano di ricostruzione per l'Ucraina", ha detto Kallas.

La Slovacchia torna alla carica sullo status di candidato dell'Ucraina - La Slovacchia ha proposto un emendamento alla bozza di conclusioni del Consiglio europeo di ieri sull'Ucraina per rafforzare le speranze di Kyiv di ottenere lo status di paese candidato. Oltre a un richiamo alla Dichiarazione di Versailles, la Slovacchia ha chiesto di inserire un passaggio per “accogliere positivamente la richiesta di adesione all'Ue dell'Ucraina in vista di concedere all'Ucraina lo status di paese candidato”. Anche la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha chiesto di inviare un messaggio chiaro sulle prospettive per l'Ucraina di avere lo status di candidato. Sarebbe un errore “se questo non fosse il messaggio che emerge” dal Vertice, ha detto Metsola. Il Consiglio europeo ha bocciato l'emendamento slovacco. La dichiarazione finale si limita a chiedere alla Commissione di esprimere il suo parere sulla richiesta di adesione dell'Ucraina sulla base dei trattati.

Von der Leyen sorprende Michel con una dichiarazione comune con Biden - Mentre Joe Biden stava ancora partecipando ai lavori del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen ha fatto pubblicare una dichiarazione congiunta tra sé stessa e il presidente americano sulla cooperazione transatlantica e il sostegno per l'Ucraina. I temi: imporre costi addizionali alla Russia, fornire assistenza umanitaria al popolo ucraino, accogliere i rifugiati che fuggono dalla violenza, promuovere la resilienza democratica e i diritti umani, chiedere conto dei crimini di guerra, sostenere la sicurezza energetica europea, assicurare gli approvvigionamenti di cibo globali, assicurare la sicurezza del cyberspazio e combattere l'uso illecito di asset digitali. Problema: il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e gran parte degli altri capi di stato e di governo non erano stati informati. “Lo abbiamo scoperto leggendo Twitter”, ci ha detto una fonte europea. Secondo problema: gli sherpa del Consiglio europeo e dell'Amministrazione americana avevano concordato un “resoconto congiunto” molto più succinto, che è stato pubblicato venticinque minuti dopo la dichiarazione di von der Leyen. La presidente della Commissione ha voluto fare un dispetto a quello del Consiglio europeo? Di sicuro oggi von der Leyen avrà la sua occasione di una photo opportunity con Biden, quando presenterà un accordo per la fornitura di 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto americano.

Michel rieletto per due anni e mezzo all'unanimità - Charles Michel è stato rieletto per un secondo mandato di due anni e mezzo come presidente del Consiglio europeo. Essendo l'unico candidato alla sua successione, l'ex premier liberale belga era certo di essere confermato. L'unico dubbio riguardava la possibile astensione di qualche leader poco entusiasta dello stile di Michel. Alla fine, in apertura del Consiglio europeo ieri, tutti i capi di stato e di governo hanno sostenuto la sua conferma. Pochi minuti dopo anche il presidente americano, Joe Biden, si è congratulato con Michel, spiegando che anche lui vorrebbe essere rieletto.

Stoltenberg resta alla Nato e perde il posto di governatore della Banca centrale in Norvegia - I capi di stato e di governo della Nato hanno prolungato il mandato di Jens Stoltenberg come segretario generale della Nato per un altro anno, nel contesto della guerra in Ucraina. Stoltenberg, che era stato già nominato governatore della Banca centrale norvegese, dovrà rinunciare alla sua futura carriera. Oslo ha subito annunciato la nomina di Wolden Bache come prossimo presidente della Banca di Norvegia per un periodo di sei anni. Lo scambio toglie dall'imbarazzo il primo ministro, Jonas Gahr Store, che era stato accusato di mettere a rischio l'indipendenza della banca centrale, preferendo il suo vecchio amico Stoltenberg all'economista Bache.

Il Parlamento dà il via libera per sbloccare fondi per i rifugiati - Il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione per ridistribuire finanziamenti legati ai fondi regionali e dell'asilo agli stati membri che ospitano i rifugiati in fuga dall'invasione russa dell'Ucraina. Una modifica delle regole dei fondi di coesione permetterà di riassegnare finanziamenti per fornire un sostegno di emergenza (alloggio temporaneo, cibo e acqua, cure mediche o istruzione). Ai fondi già disponibili potrebbero aggiungersi quelli della politica di coesione 2014-2020 che non sono ancora stati assegnati o spesi e 10 miliardi di euro dal programma "React-Eu". In una votazione separata, i deputati hanno esteso di un anno (fino alla metà del 2024) il periodo per utilizzare i due fondi Asilo, migrazione e integrazione e Sicurezza interna per concedere agli stati membri un rapido accesso alle risorse inutilizzate. In questo modo potrebbero essere liberati fino a 420 milioni.

Accordo sul Digital Markets Act! - Come avevamo anticipato ieri, il Parlamento europeo e la presidenza francese del Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sul Digital Markets Act (DMA), uno dei due pilastri con il Digital Services Act (DSA) della futura regolamentazione del settore digitale nell'Ue. La legislazione sul DMA vieterà alcune pratiche delle grandi piattaforme definite “essenziali” che svolgono il ruolo di “gatekeeper” e permetterà alla Commissione di sanzionare i comportamenti non conformi. Per essere definita “essenziale”, una piattaforma dovrà avere una capitalizzazione in borsa di almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuale di più di 7,5 miliardi di euro. Per essere qualificate come “gatekeeper”, le piattaforme devono fornire servizi come i browser, la messaggistica o i social media con almeno 45 milioni di utilizzatori al mese nell'Ue e 10 mila utilizzatori professionisti l'anno.

Alcune novità del DMA - Tra le novità introdotte nei negoziati tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione nei negoziati durante il trilogo c'è l'obbligo per i grandi servizi di messaggistica (Whatsapp, Facebook Messenger e iMessage) di aprirsi per poter essere interoperabili con le piattaforme più piccole, in modo che gli utenti possano scambiare messaggi, inviare file o condividere chiamate video su tutte le applicazioni. Il Parlamento è riuscito anche a ottenere che la combinazione di dati personali a fini di pubblicità mirata sia autorizzata solo con il consenso esplicito degli utenti ai gatekeeper. Gli utenti, inoltre, dovranno avere libertà di scelta sul browser, il loro assistente virtuale o il loro motore di ricerca. Se le piattaforme non rispettano le regole, la Commissione potrà imporre delle ammende fino al 10 per cento del fatturato dell'anno precedente (20 per cento in caso di comportamento recidivo). In caso di infrazione sistematica, la Commissione potrà vietare acquisizioni di altre imprese per un certo periodo di tempo.

Una nuova era nella regolamentazione digitale globale - “Questo accordo inaugura una nuova era nel settore della regolamentazione delle tecnologie nel mondo”, ha detto il relatore del DMA, il tedesco del Ppe, Andreas Schwab. “La legislazione sui mercati digitali mette fine al dominio sempre più grande delle grandi imprese tecnologiche” che “dovranno dimostrare di permettere l'espressione della libera concorrenza su internet”. Secondo Schwab, con il DMA “l'Europa fissa le norme relative al funzionamento futuro dell'economia digitale”. Il Foglio spiega i limiti e i paradossi del regolamento europeo sui big tech.

La copia privata può essere memorizzata sul cloud - La Corte di giustizia dell'Ue ha stabilito che l'eccezione per "copia privata" alla direttiva sul diritto d'autore si applica anche per i contenuti di opere protette da diritto di autore memorizzate su cloud. Gli stati membri non hanno l'obbligo di assoggettare i fornitori di servizi di cloud al pagamento di un equo compenso, a condizione che sia previsto sotto altre forme.

Altri dieci anni senza tariffe roaming - Il Parlamento europeo ha approvato il nuovo regolamento che prolunga per altri dieci anni la normativa che ha cancellato le tariffe di roaming dentro l'Ue, consentendo gli utenti di telefonia mobile che viaggiano nell'area economica europea di pagare i servizi agli stessi prezzi applicati a livello nazionale. Rispetto al precedente regolamento sul Roaming, la nuova normativa impone il divieto per gli operatori di ridurre la qualità dei servizi (come il passaggio automatico dalla rete 4G a quella 3G) per gli utenti di altri paesi, che dovranno avere la stessa qualità e velocità di connessione mobile all'estero.  I viaggiatori e le persone con disabilità avranno anche accesso gratuito ai servizi di emergenza, sia per le chiamate sia per i messaggi di testo, compresa la trasmissione di informazioni sulla posizione del chiamante.  Le tariffe di roaming all'ingrosso (ovvero, il prezzo che gli operatori si addebitano a vicenda quando i loro clienti usano altre reti) saranno limitate a 2 euro per Gigabyte dal 2022 e si ridurranno progressivamente a 1 euro nel 2027. Qualora gli utenti dovessero superare i loro limiti contrattuali durante il roaming, qualsiasi costo aggiuntivo non potrà essere superiore ai limiti del roaming all'ingrosso.

 


Accade oggi in Europa

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– Consiglio europeo

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– Commissione: punto stampa della presidente von der Leyen con il presidente americano, Joe Biden

– Conferenza sul futuro dell'Europa: sessione plenaria (a Strasburgo fino a sabato)

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– Parlamento europeo: conferenza stampa di Andrea Schwab sul Digital Markets Act

– Commissione: il vicepresidente Timmermans riceve il ministro dell'Economia del Giappone, Kōichi Hagiuda

– Commissione: il commissario Schmit partecipa al Summit sulle competenze dell'Ocse

– Eurostat: statistiche sull'European Green deal; statistiche sull'impatto del Covid-19 nel settore delle costruzioni nel 2021

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