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Europa Ore 7

La guerra congela lo stato di diritto nell'Ue

La diplomazia della Balduina sulla guerra di Putin, Biden prepara un viaggio in Europa e i nuovi nomi nella lista nera dell'Unione. Italia e Germania di nuovo accusate di frenare sulle sanzioni, l'eurogruppo perde il senso d'urgenza e Le Maire vuole l'Ecofin alla riscossa sulle bollette

David Carretta

All'Ecofin di oggi Varsavia e Budapest potrebbero bloccare l'accordo sulla direttiva che deve recepire l'accordo sulla tassazione globale delle multinazionali all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico

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La guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina e la crisi dei rifugiati cui sono confrontati Polonia e Ungheria potrebbero spingere la Commissione di Ursula von der Leyen a rinviare ulteriormente la resa dei conti con Varsavia e Budapest sullo stato di diritto. "Non si può difendere l'Europa se la distruggi dall'interno o come Ursula von der Leyen se permetti che accada rifiutandoti semplicemente di applicare il diritto dell'Ue", ha detto ieri l'europarlamentare liberale, Guy Verhofstadt, commentando un articolo di Bloomberg, secondo il quale la Commissione non avvierà immediatamente le procedure per bloccare i fondi comunitari alla Polonia. Diverse fonti – interne alla Commissione e di alcuni stati membri – in effetti ci hanno confermato che la Commissione sta esitando a inviare la notifica formale per attivare il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che permette di tagliare i fondi comunitari ai paesi che non rispettano i principi fondamentali. Al contempo il governo polacco sta aumentando la pressione sulla Commissione per sbloccare l'approvazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (e i suoi 36 miliardi) giustificandosi con la crisi dei rifugiati.

"Siamo in una situazione di guerra" e "dobbiamo mettere da parte tutte le cose più piccole", ha detto il viceministro degli Esteri polacco, Pawel Jablonski, chiedendo di sbloccare i fondi del Recovery perché il paese ha bisogno di "milioni di euro" per i rifugiati. Il governo di Varsavia si sarebbe detto disponibile a modificare il suo piano nazionale di ripresa e resilienza per includere alcuni programmi di accoglienza e integrazione di rifugiati ucraini. La Commissione per il momento dice che si possono usare i fondi strutturali ordinari. Ma potrebbe utilizzare la riforma della Camera disciplinare dei giudici promessa da Varsavia per sbloccare il piano di Recovery, anche se tutte le condizioni poste da von der Leyen (tra cui il ritorno dei giudici licenziati) non sono state rispettate. Quanto all'Ungheria, sia l'attivazione del meccanismo di condizionalità sia l'approvazione del piano di Recovery sono state congelate fino alle elezioni politiche del 3 aprile.

Il Parlamento europeo, in una risoluzione adottata con 478 voti a favore, 155 contrari e 29 astensioni, la scorsa settimana ha chiesto alla Commissione di agire subito contro Polonia e Ungheria sullo stato di diritto, inviando le notifiche formali sul meccanismo di condizionalità. Per il Parlamento è “giunto il momento” che la Commissione rispetti i suoi doveri di guardiano dei trattati “a prescindere dai calendari elettorali negli stati membri (in Ungheria si vota il 3 aprile per le elezioni legislative)”. "Dobbiamo fermare i piccoli Putin d'Europa finché possiamo: niente più soldi dell'Ue per i ladri e gli autoritari!", ha detto Verhofstadt. Il problema va oltre il bilancio dell'Ue. Nel loro braccio di ferro sullo stato di diritto, i governi di Ungheria e Polonia stanno usando il loro potere di veto per bloccare provvedimenti che devono essere approvati all'unanimità.

All'Ecofin di oggi Varsavia e Budapest potrebbero bloccare l'accordo sulla direttiva che deve recepire l'accordo sulla tassazione globale delle multinazionali all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Ufficialmente la ragione è tecnica: Polonia e Ungheria vogliono che la direttiva (destinata a recepire il cosiddetto Pillar 2 sul livello minimo di tassazione del 15 per cento) sia adottata solo se entrerà in vigore anche un patto internazionale collegato alla tassazione globale (per recepire il Pillar 1 che stabilisce una riallocazione delle potestà impositiva tra gli stati). Ma, secondo una fonte dell'Ue, la posizione di Varsavia e Budapest è determinata da “fattori esterni” alla tassazione globale delle multinazionali. Nei gruppi di lavoro dell'Ecofin, i rappresentanti di Varsavia e Budapest hanno dato il loro assenso alla direttiva. "Il testo è pronto", ma c'è “un problema politico che è legato a altre questioni legate all'agenda europeo e bloccano”, ha spiegato la fonte dell'Ue. “C'è una dimensione politica nella posizione” di Polonia e Ungheria, ci ha confermato un diplomatico di uno stato membro.

Risultato, oggi all'Ecofin “non dovrebbe esserci unanimità” necessaria sulla tassazione delle multinazionali, ci ha spiegato il diplomatico di uno stato membro. La presidenza francese del Consiglio dell'Ue ha detto a Varsavia e Budapest che, nel contesto della guerra in Ucraina, “è interesse di tutti gli stati membri essere uniti” anche sulla tassazione internazionale. La speranza è che l'accordo possa essere raggiunto al prossimo Ecofin. Comunque ci sono alcuni aggiustamenti tecnici da fare – sull'entrata in vigore della direttiva e un periodo transitorio con i paesi che hanno poche multinazionali presenti sul loro territorio – per andare incontro ad alcune richieste di Estonia e Svezia. L'Ecofin potrebbe raggiungere un accordo sul Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera (la carbon tax chiamata Cbam). Su questo dossier basta la maggioranza qualificata. Ma anche in questo caso Polonia e Ungheria dovrebbero votare contro.

 


Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 15 marzo, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

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La diplomazia della Balduina sulla guerra di Putin - Ieri gli occhi di tutti erano puntati sul vertice romano tra l'americano Jake Sullivan e il cinese Yang Jiechi. Giulia Pompili era lì e sul Foglio spiega che cosa si sono detti i rappresentanti di Washington e Pechino durante sei ore a porte chiuse: la richiesta alla Cina è mollare Vladimir Putin. Ma nel frattempo, secondo il Financial Times, l'amministrazione Biden ha avvertito gli alleati che Pechino ha espresso la sua disponibilità a fornire l'assistenza militare richiesta dalla Russia, compresi missili terra-aria. "Se la Cina sceglie di sostenere materialmente la Russia in questa guerra, probabilmente ci saranno conseguenze per la Cina", ha detto un funzionario del Pentagono americano.

Biden prepara un viaggio in Europa - Il presidente americano, Joe Biden, potrebbe compiere un viaggio in Europa per discutere con gli alleati della guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Secondo Reuters, il programma in discussione prevede un incontro alla Nato il 23 marzo, prima di una tappa in Polonia. Tuttavia nessuna decisione è stata ancora presa su un eventuale tour europeo. Sul Foglio il direttore Claudio Cerasa spiega che c'è una guerra che la Russia perderà di sicuro: dopo l'Ucraina il nuovo ordine mondiale sarà l'opposto di come lo immaginava Putin.

Bombe su Kyiv - La capitale Kyiv ieri è stata colpita da diversi bombardamenti, mentre missili e bombe russe continuano a martoriare altre città dell'Ucraina. Sul Foglio Micol Flammini spiega che si cerca ancora un mediatore: i colloqui tra le delegazioni russa e ucraina riprenderanno oggi per discutere di cessate il fuoco, ma senza grandi speranze. Sempre sul Foglio Paola Peduzzi spiega come funzionano i corridoi disumanitari di Putin: bombe, assedio, sindaci-fantoccio e deportazioni.

I nuovi nomi nella lista nera dell'Ue - Gli ambasciatori dell'Ue ieri hanno dato il via libera al quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia per la guerra di Putin in Ucraina. La pubblicazione in gazzetta ufficiale è attesa per oggi. Ma abbiamo messo le mani sulla lista dei nuovi oligarchi che finiranno nella lista nera dell'Ue. Il primo nome è quello di Roman Abramovich. Gli altri sono German Khan, Viktor Rashnikov, Alexey Kuzmichev, Alexander Mikheev, Alexander Shokhin, Andrey Ryumin, Suleyman Kerimov, Tigran Khudaverdyan, e Vladimir Rashevsky. Nella lista c'è anche Marina Sechina, l'ex moglie di Igor Sechin. Inoltre saranno sanzionati diversi conduttori televisivi e personalità accusati di essere propagandisti di Putin. A proposito di sanzioni, sul Foglio Daniele Raineri spiega che Putin voleva far tornare la Nato al 1997 e invece condanna i russi a tornare indietro di trent'anni: Mosca è sconnessa dal resto del mondo.

Il lusso dell'Ue bandito ai russi vale più di 300 euro - Il divieto dell'esportazione di beni di lusso in Russia è stato uno dei temi più controversi prima e dopo l'invasione di Putin, a causa della resistenza dell'Italia (negata da Palazzo Chigi, ma confermata da diverse fonti). Ieri gli ambasciatori hanno finalmente dato il via libera al bando. La discussione ha riguardato le soglie di prezzo dei singoli prodotti per essere considerati “lusso”. Secondo quanto ci hanno riferito le nostre fonti il risultato è questo: saranno vietati borse, valigie, scarpe, abbigliamento, pellicce, birra, champagne, vini, sigari, profumi, perle, diamanti e pietre preziose sopra i 300 euro; motociclette sopra i 5.000 euro; automobili, imbarcazioni e aerei sopra i 50.000 euro. Il pacchetto include anche un divieto di importare acciaio e ferro (con diverse eccezioni) e di investire in alcuni progetti energetici (con altre eccezioni). Infine, l'Ue ha annunciato la revoca dello status di nazione più favorita per la Russia (sarà più facile imporre dazi) e lo stop ai negoziati sull'ingresso della Bielorussia nell'Organizzazione mondiale del commercio.

Italia e Germania di nuovo accusate di frenare sulle sanzioni - La trattativa sulle sanzioni per colpire i beni di lusso, l'alluminio e l'acciaio e il settore energetico ha fatto riemergere le vecchie divisioni dentro l'Ue tra falchi e colombe con la Russia. Tra i falchi ci sono la Polonia e i paesi Baltici (a Bruxelles sono stati ribattezzati “i sanzionisti”) che insistono per colpire il più duramente possibile. Tra le colombe (a Bruxelles hanno ribattezzato “i conservatori”) ci sono Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria, che sono accusate di dare priorità ai loro interessi economici. Il dibattito di ieri tra gli ambasciatori al Coreper si è incentrato su quanto rapidamente far entrare in vigore le nuove sanzioni. La Germania ha chiesto eccezioni e periodi transitori per alluminio, palladio e rame e la possibilità di portare a termine i contratti già firmati. Altre esenzioni sono previste per le tecnologie e servizi nei settori del nucleare e del trasporto di petrolio e gas. Le richieste dei “sanzionisti” non sono state prese in conto dalla Commissione e dalla presidenza francese dell'Ue. La Polonia ha inviato un'email a tutti gli altri stati membri per esprimere il suo scontento sul processo. Il campo dei sanzionisti teme che gli altri paesi “stiano perdendo il senso di urgenza, in particolare nel momento in cui delle bombe cadono vicino alle loro frontiere”, ci ha detto un diplomatico.

L'Eurogruppo perde il senso d'urgenza - I ministri delle Finanze dell'Eurogruppo ieri hanno inviato un messaggio rassicurante di fronte alla guerra di Vladimir Putin in Ucraina. "I fondamentali dell'area euro sono solidi", anche se l'incertezza è aumentata “in modo significativo", ha detto l'Eurogruppo in una dichiarazione. Nel 2023 la politica fiscale nel complesso dell'area euro deve passare da espansiva a neutrale e la raccomandazione per i paesi ad alto debito è di "iniziare un graduale aggiustamento fiscale". In sostanza, secondo l'Eurogruppo, sanzioni e controsanzioni, impennata dei prezzi dell'energia e inflazione sono gestibili. Il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, è meno ottimista: l'impatto della guerra "sarà serio", le previsioni di crescita al 4 per cento "non sono più realistiche" e il rischio di stagflazione va evitato reagendo “in modo forte insieme". In un editoriale il Foglio spiega che Gentiloni ha ragione a essere preoccupato: l'Eurogruppo farebbe bene a preoccuparsi degli effetti delle prossime sanzioni, perché presto o tardi l'Ue sarà costretta a fare i conti con un embargo su petrolio e gas russi.

Una linea di credito del Mes per la guerra? - Il direttore esecutivo del Meccanismo europeo di stabilità, Klaus Regling, ieri non ha escluso la possibilità di usare il fondo salva-stati per fornire agli stati membri una linea di credito per la guerra di Putin analoga a quella lanciata contro la pandemia di Covid-19 nella primavera del 2020. “Il Mes può essere utilizzato per una situazione simile”, ha detto Regling, ricordando che la linea di credito pandemica è stata un successo agli occhi dei mercati, anche se non utilizzata da nessun governo. “E' troppo presto” e “non abbiamo discusso con gli stati membri”, ma “trarrei una lezione positiva da due anni fa”, ha detto Regling.

Le Maire vuole l'Ecofin alla riscossa sulle bollette - “Vogliamo fare pagare a Putin il prezzo della guerra”, ma è anche arrivato il momento di “una risposta economica unita” dell'Ue alle conseguenze della guerra, ha detto  il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, in vista dell'Ecofin che presiederà oggi oggi. Le Maire chiederà agli altri ministri delle Finanze di “definire una risposta economica mirata, rapida e temporanea alla guerra in Ucraina”. Il francese ha indicato “tre pilastri”. Primo, “una politica fiscale reattiva” con la possibilità di fare deficit nel 2020 e prolungare la sospensione del Patto di stabilità anche nel 2023. Secondo, “aiuti d'urgenza per le famiglie colpite dall'impennata dei prezzi dell'energia” e "misure di sostegno alle imprese" energivore o esposte al mercato russo. Terzo, “rafforzamento” delle sanzioni.

I finlandesi al 62 per cento per entrare nella Nato - E' una delle conseguenze della guerra di Putin in Ucraina: i cittadini di Finlandia e Svezia sono sempre più favorevoli all'adesione alla Nato per difendere il loro paese da un'eventuale aggressione della Russia. Secondo un sondaggio dell'istituto Taloustutkimus, il 62 per cento dei finlandesi è favorevole a entrare nella Nato, in quello che è il più rapido spostamento del sentimento dell'opinione pubblica mai registrato in Finlandia. Solo il 16 per cento degli intervistati si è detto contrario all'ingresso nell'Alleanza atlantica, mentre il 21 per cento è indeciso. Due settimane fa, lo stesso sondaggio aveva registrato per la prima volta una maggioranza assoluta (53 per cento) a favore dell'adesione, con un balzo di 25 punti dopo l'attacco di Putin contro l'Ucraina.

La Germania comprerà gli F-35 americani - Il ministro della Difesa tedesco, Christine Lambrecht, ieri ha annunciato l'acquisto di caccia F-35 di Lockheed Martin per sostituire i suoi vecchi caccia Tornado entro il 2030. Lambrecht non ha annunciato numeri, ma secondo fonti parlamentari l'acquisto dovrebbe essere di 35 F-35. Scegliere un caccia americano è un tradimento tedesco dell'Europa della difesa? L'ordinativo è un brutto segnale del progetto franco-tedesco-spagnolo Scaf (Future Combat Air System) per sviluppare caccia multiruolo di sesta generazione che dovrebbero sostituire i Rafale francesi e gli Eurofighter tedeschi e spagnoli nel 2040. Ma il progetto è già nei guai per la  rivalità tra Airbus e Dassault sulla ripartizione del lavoro. Inoltre, gli F-35 servono per trasportare missili atomici americani nel quadro delle operazioni di deterrenza della Nato.

Accordo tra Consiglio e Parlamento sullo strumento sugli appalti internazionali - Il Consiglio dell'Ue e il Parlamento europeo ieri hanno trovato un accordo sullo Strumento per gli appalti internazionali, che dovrebbe consentire alla Commissione di reagire quando i paesi terzi impongono restrizioni al loro mercato degli appalti alle imprese europee. La normativa prevede la possibilità di vietare l'accesso agli appalti nell'Ue per le imprese straniere che vengono da un paese che applica restrizioni alle imprese europee. Prima delle sanzioni, la Commissione dovrà condurre indagini e dialogare con i paesi terzi per cercare di risolvere le dispute in modo amichevoli. L'accordo è stato definito "storico", dal ministro francese del Commercio estero, Franck Riester: "Disporremo di uno strumento efficace per penalizzare i paesi che non aprono a sufficienza i loro mercati pubblici agli europei. L'Europa naif è il passato".

Accordo al Consiglio sulla parità di genere nei consigli di amministrazione - I ministri dell'Occupazione e degli Affari sociali ieri hanno raggiunto un'intesa su un "orientamento generale" sulla proposta legislativa della Commissione volta a migliorare l'equilibrio di genere tra gli amministratori senza incarichi esecutivi delle società quotate. L'accordo è stato salutato da Emmanuel Macron con un tweet: “E' un grande passo in avanti per l'uguaglianza”. In realtà il testo apre la fase dei negoziati con il Parlamento europeo. Secondo il testo. le società quotate dovrebbero introdurre misure per raggiungere entro il 2027 l'obiettivo minimo del 40 per cento di membri del sesso sottorappresentato per gli amministratori senza incarichi esecutivi, o del 33 per cento per tutti i membri del consiglio di amministrazione (spetta agli stati membri scegliere quali dei due criteri). In caso di mancato raggiungimento di tali obiettivi, la società sarebbe tenuta a procedere a nomine oppure a elezioni di amministratori applicando criteri chiari, univoci e formulati in modo neutro. Gli stati membri dovrebbero garantire che, nella scelta tra candidati con pari qualifiche, in termini di idoneità, competenze e rendimento professionale, le società diano priorità al candidato del sesso sottorappresentato.

Il turismo ha iniziato la ripresa nel 2021 - Il turismo è tra i settori che hanno iniziato a riprendersi dalla pandemia di Covid-19 nel 2021, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Il numero di notti trascorse in un alloggio turistico nell'Ue è stato di 1,8 miliardi, con un aumento del 27 per cento rispetto al 2020. Tuttavia non sono stati ancora raggiunti i livelli pre-pandemia. Il dato per il 2021 è in calo del 37 per cento rispetto al 2019. I paesi che si sono ripresi di più sono Grecia, Spagna e Ungheria. L'Italia ha registrato nel 2021 un aumento del 37,6 per cento delle notti, ma il calo sul 2019 è stato del 35,8 per cento.

 


Accade oggi in Europa

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– Ecofin

– Consiglio: riunione informale dei ministri della Sanità

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– Nato: conferenza stampa del segretario generale Stoltenberg prima della ministeriale Difesa

– Commissione: discorso del commissario Gentiloni sulla riforma del Patto di stabilità alla settimana parlamentare europea 2022

– Commissione: discorso della commissaria Johansson sui rifugiati ucraini a un evento del think tank Ceps

– Parlamento europeo: settimana parlamentare europea 2022

– Parlamento europeo: la presidente Metsola in visita di stato in Lussemburgo

– Parlamento europeo: conferenza stampa di Axel Voss relatore per la Legge sull'Intelligenza artificiale

– Parlamento europeo: audizione della commissaria Simson alla commissione Industria e Energia

– Parlamento europeo: Conferenza sul diritto a disconnettersi e il telelavoro

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Corte di giustizia dell'Ue: sentenza sulla nozione privilegiata e la comunicazione ai fini dell'attività giornalistica

– Comitato economico e sociale: Giornate della società civile 2022

– Eurostat: statistiche sull'energia del 2020; dati sulla produzione industriale a gennaio 2022; dati sulla spesa in Ricerca e sviluppo nel 2020

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