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Europa Ore 7

Con Putin acrobazie di Macron e fermezza di Biden

L'aumento dello spread per Italia e Grecia; Lagarde ha un serio problema di comunicazione e la Commissione darà le sue indicazioni fiscali per il 2023 a inizio marzo. Gli italiani si riscoprono europeisti, Meta minaccia di andarsene dall'Ue. Il "Chips Act" day della Commissione

David Carretta

Il presidente francese potrebbe chiedere a Zelensky di accettare l'interpretazione della Russia degli accordi di Minsk e, di fatto, di concedere un diritto di veto alle repubbliche separatiste del Donbass sulle relazioni future dell'Ucraina con l'Ue o con la Nato

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Emmanuel Macron ieri si è lanciato in un esercizio di acrobazia diplomatica ad alto rischio nel suo incontro con Vladimir Putin a Mosca, nel momento in cui a Washington il presidente americano, Joe Biden, alzava i toni al fianco del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per scoraggiare un'invasione russa dell'Ucraina. Il presidente francese ha detto di aver proposto al suo omologo russo di “costruire delle garanzie di sicurezza” per l'Europa e la Russia, al termine di un faccia a faccia durato quasi sei ore. “Il presidente Putin mi ha assicurato della sua disponibilità a impegnarsi in questa logica”, ha spiegato Macron in una conferenza stampa al Cremlino. In tutta risposta, Putin ha ribadito le sue accuse alla Nato e non ha dato segnali di voler fare compromessi sulle richieste della Russia di tornare agli assetti di sicurezza pre 1997. La Russia risponderà alle lettere inviate dagli Stati Uniti e dalla Nato, ma ci saranno passi indietro sul piano militare attorno all'Ucraina. Nessuna intesa, molti disaccordi in conferenza stampa, ma almeno si continua a discutere. Il problema è che Macron sembra preferire un compromesso con Putin alla fermezza della Nato e dell'Ue, anche a costo di fare concessioni maggiori sulla sovranità dell'Ucraina.

 

Sul Foglio spieghiamo i timori dei partner europei della Francia di fronte al tentativo di mediazione lanciato da Macron con Putin: quali sono gli interessi difesi dal presidente francese? L'Europa o la Francia? Alcune frasi dette durante la conferenza stampa a Mosca prefigurano quali saranno le mosse di Macron nei prossimi giorni, a partire dall'incontro di oggi a Kiev con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. “La discussione ha permesso di sbloccare una serie di proposte su cui ci sono termini di convergenza tra la Russia e la Francia”, ha assicurato Macron, promettendo di consultare i partner europei, gli Stati Uniti e la Nato. Né lui né Putin sono entrati nei dettagli. Ma la soluzione ruota attorno ai famosi accordi di Minsk.

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Una frase di Putin ptrebbe indicare qual è l'obiettivo del presidente russo. "La politica delle porte aperte (della Nato) è una questione chiave per noi. Il presidente mi ha assicurato che lavorerà in questa direzione. Sono molto riconoscente che faccia questi sforzi", ha detto Putin. Macron ha accennato a possibili riforme costituzionali in Ucraina. In sostanza, il presidente francese potrebbe chiedere a Zelensky di accettare l'interpretazione della Russia degli accordi di Minsk e, di fatto, di concedere un diritto di veto alle repubbliche separatiste del Donbass sulle relazioni future dell'Ucraina con l'Ue o con la Nato. Come spiega sul Foglio Micol Flammini, gli accordi di Minsk sono una trappola: Mosca li considera un mezzo per affermare la sua influenza, mentre per Kiev rappresentano una resa e il rischio di ipotecare il futuro dell'Ucraina. Se dovesse andare in porto, la mediazione di Macron sarebbe l'esito più temuto da parte dei paesi dell'est membri dell'Ue.

 

Da Washington ieri, invece, è arrivato un segnale di fermezza. Nella sua visita Scholz doveva rassicurare Biden sulla determinazione della Germania a mantenere un fronte unito sulla minaccia della Russia. La diplomazia tedesca da giorni fa passare messaggi rassicuranti. Il governo Scholz ieri ha annunciato l'invio di altri 350 soldati in Lituania. In caso di aggressione militare russa "adotteremo tutte le misure necessarie. Saremo uniti insieme ai nostri alleati e partner", ha spiegato Scholz, in conferenza stampa con il presidente americano. “Se la Russia invade, allora non ci sarà più un Nord Stream 2. Metteremo fine a tutto questo”, ha avvertito Biden. Scholz non ha voluto nominare il gasdotto, ma ha assicurato che non ci saranno “passi diversi. Faremo gli stessi passi e saranno molto, molto duri per la Russia”. Sul Foglio Daniele Raineri spiega la strategia della massima trasparenza che l'America sta usando contro i colpi a sorpresa di Putin: rendendo pubbliche informazioni di intelligence quasi in tempo reale, riesce a bloccare in modo preventivo le operazioni coperte dei russi. Riuscirà a funzionare anche la trasparenza sui costi dell'invasione? “Sono stato molto, molto diretto e chiaro con il presidente Putin sia al telefono sia in persona: imporremmo le sanzioni più severe che siano mai state imposte”, ha detto Biden.

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di martedì 8 febbraio, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.

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Il ritorno degli spread per Italia e Grecia - L'annuncio di Christine Lagarde giovedì di un possibile aumento dei tassi nel corso del 2022 ha fatto balzare verso l'alto i costi del debito di Italia e Grecia, con lo spread dei titoli decennali dei due paesi che si è allargato in modo significativo ieri. La ragione non è tanto l'inflazione o l'aumento molto limitato dei tassi di riferimento, ma lo scenario di un'interruzione degli acquisti di titoli pubblici. Nel fine settimana il governatore della Banca centrale olandese, Klaas Knot, ha chiesto di porre fine ai programmi di Quantitative easing "il più presto possibile". Lo spread del Btp italiano è salito fino a 164 punti base, il più alto livello da luglio 2020. Quello del decennale greco è cresciuto a 255 punti base, un livello mai visto dal giugno del 2019. Anche i titoli spagnoli hanno sofferto, con i rendimenti sopra l'1,1 per cento per la prima volta in quasi tre anni. Sul Foglio Mariarosaria Marchesano spiega che lo spread ha due problemi. E uno si chiama Lagarde. Molti osservatori attribuiscono l'aumento degli spread per i paesi periferici alle parole e ai toni usati da Lagarde nella conferenza stampa di giovedì al termine del Consiglio dei governatori della Bce.

 

Lagarde ha un serio problema di comunicazione - Ieri Lagarde ha avuto l'occasione di correggersi in un'audizione davanti al Parlamento europeo. La presidente della Bce ha assicurato che il rialzo dei tassi sarà “graduale” e che verrà usata “flessibilità” nel programma di reinvestimento dei titoli acquistati anche in termini “geografici”. Pressata da diversi deputati sull'allargamento degli spread, Lagarde ha risposto con il linguaggio tecnico dei banchieri centrali, che i mercati ben conoscono. “Siamo ugualmente attenti alla nostra posizione di politica monetaria e alla trasmissione della nostra politica monetaria. Useremo ogni strumento che è necessario per assicurarci che la nostra politica monetaria sia trasmessa in tutta l'area euro e in tutti gli stati membri. E credo che abbiamo gli strumenti”, ha detto Lagarde: “l'inasprimento monetario non deve avvenire a costo di una trasmissione disomogenea”. Traduciamo: in caso di movimenti seri degli spread, la Bce potrebbe ricomprare più titoli di Italia e Grecia, una volta che uscirà dai programmi di acquisto. I mercati si sono fatti convincere? Solo parzialmente. Alla fine lo spread del Btp ha chiuso a quota 156, ma nel corso dell'audizione si è registrata una certa volatilità.

 

La Commissione darà le sue indicazioni fiscali per il 2023 a inizio marzo - Il vicepresidente Valdis Dombrovskis ieri ha annunciato che la Commissione presenterà “a inizio marzo” le linee guida sulle politiche fiscali che gli stati membri dovranno seguire nel 2023, una volta che verrà meno la clausola di salvaguardia che ha permesso di sospendere le regole del Patto di stabilità e crescita su deficit e debito. “Questo facilità la preparazione da parte degli stati membri dei programmi di stabilità e convergenza”, ha spiegato Dombrovskis davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. La Commissione dovrebbe seguire un approccio differenziato a seconda della situazione di ciascun paese e includere alcuni elementi di flessibilità relativa agli investimenti. “Le linee guide terranno conto della situazione economica globale, della situazione specifica di bilancio di ciascuno stato membro e anche della discussione sulla revisione del quadro di regole fiscali”, ha detto Dombrovskis. L'intenzione è di replicare quanto fatto con la flessibilità nel 2015. Sarà “una soluzione interpretativa simile alla comunicazione del 2015 sul miglior uso della flessibilità nelle regole esistenti del Patto di stabilità e crescita”, ha spiegato Dombrovskis.

 

Gli italiani si riscoprono europeisti - Un sondaggio di Eurobarometro pubblicato oggi dal Parlamento europeo conferma il ritorno dell'europeismo in Italia, con un forte aumento del senso di appartenenza all'Ue dei cittadini italiani, anche se rimane al di sotto della media dell'Ue. Alla domanda se sia un bene per l'Italia far parte dell'Ue, il 44 per cento degli italiani risponde "un bene" contro il 14 per cento "un male". La media europea è rispettivamente il 62 e il 9 per cento. Tuttavia, rispetto all'Eurobarometro realizzato due anni fa, c'è stato un incremento di cinque punti tra gli italiani che considerano che l'appartenenza all'Ue sia un bene. L'aumento è ancora più marcato alla domanda se l'Italia abbia tratto o no vantaggi dalla sua appartenenza all'Ue. Gli italiani che rispondono positivamente sono passati dal 52 al 63 per cento, con un aumento di 10 punti. Quelli che rispondono negativamente sono passati dal 42 al 32 per cento, con un calo di 10 punti. I principali motivi citati dagli italiani sui vantaggi dell'appartenenza all'Ue sono la cooperazione con altri paesi, la pace e la sicurezza, una voce più forte nel mondo, il contributo alla crescita economica e la lotta al cambiamento climatico.

 

I cittadini spingono l'Europarlamento a difendere la democrazia - Il 32 per cento dei cittadini dell'Unione europea chiedono che la priorità assoluta per il Parlamento europeo sia la difesa della democrazia, secondo lo stesso Eurobarometro. Dopo la democrazia, i valori più importanti da preservare sono la libertà d'espressione e di pensiero (27 per cento) e la protezione dei diritti umani (25 per cento). In termini di priorità politiche, Eurobarometro registra in prima posizione la salute pubblica (42 per cento), seguita da povertà ed esclusione sociale (40 per cento) e cambiamento climatico (39 per cento). Secondo il sondaggio, il 58 per cento dei cittadini dell'Ue desidera anche un ruolo più importante per il Parlamento in futuro. I dati dell'Italia sono sostanzialmente in linea con il resto degli stati membri. La difesa della democrazia risulta il primo valore che il Parlamento europeo dovrebbe impegnarsi a difendere per il 36 per cento degli italiani intervistati (4 punti in più della media dell'Ue), seguita dalla libertà di pensiero (29 per cento). Per gli italiani, tuttavia, la tutela dei diritti umani nell'Ue e nel mondo viene dopo l'uguaglianza tra uomini e donne la solidarietà tra gli stati membri e la libertà di movimento.

 

Oggi è il “Chips Act” day della Commissione - Oggi è un giorno importante per la Commissione. Lo dimostra un fatto raro: dopo la riunione del collegio dei commissari, la presidente Ursula von der Leyen scenderà in sala stampa per fare una dichiarazione ai giornalisti (apparentemente non ci saranno domande, salvo in una successiva conferenza stampa dei commissari Vestager, Breton e Gabriel). Il motivo è l'adozione della proposta del “Cips Act”: una serie di misure legislative, regolamentari e finanziarie per favore lo sviluppo di produttori di semiconduttori nell'Ue. La comunicazione della Commissione intende puntare su una cifra: quasi 50 miliardi di investimenti nel settore (anche se in realtà l'Ue ci metterà circa 10 miliardi). Per essere più “autonoma” sui chip, la Commissione intende anche darsi la possibilità di controllare (e eventualmente bloccare) le esportazioni come ha fatto sui vaccini. Ma la vera battaglia tra i commissari si è giocata sugli aiuti di stato. Il francese Thierry Breton era favorevole a un “liberi tutti”. La vicepresidente Margrethe Vestager, invece, voleva paletti stretti. Appuntamento a domani per capire chi ha vinto il braccio di ferro.

 

Meta minaccia di andarsene dall'Ue - Il colosso di Mark Zuckerberg Meta ha annunciato che potrebbe essere costretto a chiudere Facebook e Instagram in Europa, se l'Ue impedirà alla società di trasferire, stoccare e processare i dati dei cittadini europei nei server basati negli Stati Uniti. L'avvertimento è contenuto nel rapporto annuale trasmesso giovedì scorso alla Securities and Exchange Commission (Sec), l'autorità dei mercati finanziari americana. Attenzione però: l'origine della notizia rende meno imminente la minaccia. Nei rapporti alla Sec, le società americane devono elencare tutti i rischi potenziali a cui vanno incontro, anche quelli meno probabili. Zuckerberg è pronto a rinunciare a 450 milioni di utenti globali? Sul Foglio Pietro Minto spiega che quelle di Meta per ora sono solo minacce, ma qualcosa cambierà: siamo di fronte al tramonto di un’industria basata sull’uso e lo sfruttamento sconsiderato dei dati personali.

 

I socialisti valloni vogliono l'uscita del Belgio dell'e-commerce - Il presidente del Partito socialista francofono in Belgio, Paul Magnette, ha dichiarato auspicare la fine dell'e-commerce nel suo paese per tornare a "veri negozi e città viventi". "Dopo l'uscita dal nucleare, vorrei uscire dal commercio elettronico", ha detto Magnette, auspicando che "il Belgio diventi il primo paese senza e-commerce, con veri negozi". La motivazione? "Perché lasciamo dei lavoratori lavorare nei depositi la notte? Perché la gente vuole comprare a ogni ora e ricevere i pacchi in 24 ore? Non si può aspettare due giorni per un libro?". Come spiega Le Soir, i partiti liberali francofono e fiammingo hanno accusato i socialisti di voler tornare "all'economia di 100 anni fa". Magnette era diventato famoso nell'Ue dopo che si era opposto da presidente della regione Vallonia all'accordo di libero scambio tra Ue e Canada, bloccando la sua firma.

 


Accade oggi in Europa

– Commissione: riunione del collegio dei commissari

– Commissione: dichiarazioni alla stampa della presidente von der Leyen sul “Chips Act”

– Commissione: conferenza stampa dei commissari Vestager, Breton e Gabriel sul “Chips Act”

– Commissione: visita della presidente von der Leyen in Marocco

– Commissione: il vicepresidente Timmermans riceve il presidente del Mozambico, Filipe Nyusi

– Commissione: discorso del commissario Gentiloni all'Università Bocconi

– Commissione: il commissario Varhelyi riceve il commissario per i Diritti umani del Consiglio d'Europa, Dunja Mijatovic

– Presidenza francese dell'Ue: riunione informale dei ministri dell'Agricoltura e della Pesca

– Servizio europeo di azione esterna: l'Alto rappresentante Borrell a Washington

– Parlamento europeo: la presidente Metsola incontra il premier belga, Alexander De Croo

– Parlamento europeo: audizione della commissaria McGuinness davanti alla commissione Giuridica

– Consiglio: riunione del Comitato politico e di sicurezza

– Eurostat: dati sui cookies e la privacy nel 2021

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