Peter Thomson (foto LaPresse)

La kefiah al Palazzo di vetro

Redazione

La sfoggia il presidente dell’Assemblea generale contro Israele: segno dei tempi

L’avevamo vista al collo degli intellettuali stagionati, degli studenti impegnati, degli adolescenti svagati e delle signore che vestono un po’ casual. Ma la kefiah, che spicca sotto cappotti e giacconi, si insinua tra piumini e loden, e accompagna anche le pellicce, non si era ancora vista al collo del presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ successo martedì al Palazzo di vetro, quando il presidente Peter Thomson ha sfoggiato il famoso simbolo della “resistenza palestinese”.

 

L’ambasciatore di Israele presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha condannato la scelta di Thomson dicendo che “è inaccettabile per il presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la cui posizione è un simbolo di neutralità, avvolgersi con la bandiera palestinese e partecipare a un evento il cui unico scopo è quello di attaccare e infangare lo stato di Israele. E’ la prova inequivocabile del pregiudizio contro Israele e della diffusione di calunnie su di noi alle Nazioni Unite”. E infatti, mentre il suo presidente sfoggiava la kefiah, l’Assemblea generale adottava ben sei risoluzioni critiche di Israele, tra le quali una sui luoghi sacri di Gerusalemme, che si riferisce al Monte del Tempio solo col nome musulmano e che non riesce a citare tutti i luoghi santi ebraici (il negazionismo dell’Unesco sta facendo strada).

 

Un’altra risoluzione riguarda l’allocazione di risorse ai diversi organi delle Nazioni Unite il cui scopo è quello di diffondere la narrazione palestinese e promuovere gli interessi palestinesi. Una terza risoluzione chiede a Israele di ritirarsi completamente dai “territori occupati”. Il Jerusalem Post si è chiesto in un editoriale non firmato: “L’ondata di incendi offre l’opportunità per riflettere sui pericoli che presenterebbe uno scenario diverso. Che cosa accadrebbe se le squadre di emergenza israeliane fossero chiamate ad affrontare un’ondata di incendi su larga scala sotto un’offensiva missilistica lanciata dai terroristi di Hezbollah dal sud del Libano? Quando Israele si trova a fronteggiare quello che viene percepito come un disastro naturale, il mondo è disposto a correre in aiuto. Viceversa, quando Israele è impegnato in un conflitto militare con una nazione araba il mondo è molto, molto meno disponibile”. L’odiosa kefiah di Peter Thomson sta lì a ricordarcelo.

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