La politica e l'Appeso

Maurizio Crippa

“La sfida del Parlamento ai pm”. Il titolo-lapsus di Rep. ci spiega che la democrazia è ribaltata

Se la politica fosse un arcano dei tarocchi, oggi sarebbe l’Appeso, che vede il mondo ribaltato. Ma a volte, più che un’immagine, basta un titolo. Ieri Repubblica ha titolato: “La sfida del Parlamento ai pm”. Ovviamente il voto su Minzolini. Avessero scritto: “La sfida del Parlamento alla legge Severino”, sarebbe stato un niente, l’Appeso che eppur si muove, in un barlume di vita. Invece no. Proprio “la sfida del Parlamento ai pm”. Erano partiti molti anni fa, con la sfida dei pm al Parlamento. Il mondo però stava ancora, sbilenco, sui suoi piedi: la politica sullo scranno più alto, che è quello della sovranità. Per quanto popolare. Ora in quel titolo c’è scritto che il lavoro sporco è finito, la rivoluzione copernicana completata, e “tutto è compiuto”, come nel Venerdì santo della democrazia. Sullo scranno più alto stanno assisi i pm; la democrazia rappresentativa, ribaltata, tutt’al più può sfidare. Se le riesce l’ultimo salto mortale per rimettersi in piedi. Il voto del Senato sulla decadenza di un suo membro eletto non è più una prerogativa, è sfida. Non alla Legge: proprio ai pm, i padroni teutonici del nuovo stato di diritto (e di fatto) medievale.

  
I titoli, a volte, sono lapsus. Ma questo no, a spiegare c’è l’ineffabile Massimo Giannini. Che danna “la gravità dell’atto politico compiuto dai senatori”. Anzi “atto quasi dissennato dal punto di vista logico-giuridico”. Anzi “atto quasi dissennato soprattutto dal punto di vista etico-politico”. Più del lapsus del titolista, conta il lapsus di Giannini: “E’ la ‘Casta che difende se stessa’, volendo usare il linguaggio dell’anti-politica imperante, in questo tempo di ferro e di fango”. Ma perbacco, Giannini, ma lo usi! Del resto, cosa avete fatto finora? Non dica “linguaggio che non ci appartiene”. Avete teorizzato, e costruito, la superiorità del potere giudiziario sul potere eletto. Ci avete lavorato anni. Avete appeso la “democrazia rappresentativa”, ma oggi il grisbì se lo pappa Grillo. Chieda al titolista.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"