Nunzio Galantino, segretario generale della Cei (foto LaPresse)

I dubbi dei politici cattolici sulla svolta pentastellata di Avvenire

Maurizio Stefanini

Lupi: “Sono sorpreso e stupito. Ho il dubbio si tratti di un’uscita meditata e concordata con la Cei. Servirebbe un confronto”. Fioroni: “Da Tarquinio una provocazione alla coscienza dei cattolici democratici”

Roma. “Bene Luigi Di Maio contro le aperture domenicali. Vicini su tre quarti dei grandi temi”, dice il direttore dell’Avvenire Marco Tarquinio al Corriere della Sera, presentando l’intervista che lo stesso Beppe Grillo ha rilasciato all’Avvenire. Cosa ne pensano i politici di formazione cattolica, pur ormai sparsi in una pluralità di sigle politiche? Ex presidente della Fuci, ex senatore del Pd e costituzionalista di riferimento della proposta di riforma di Renzi, Stefano Ceccanti ritiene che in realtà il vero tema importane oggi sia quello dell’integrazione federale europea. “E su questo tema il Movimento cinque stelle sta dalla parte sbagliata: una posizione euroscettica in cui non a caso condivide il gruppo con Farage. Questo è il tema più importante per i nostri paesi. Non certo le aperture domenicali dei negozi”. Anche Tarquinio ammette che la politica estera e l’Europa fanno parte di quel quarto di temi su cui le sensibilità sono diverse. “Ma è quello il tema chiave”, insiste Ceccanti. “Le elezioni francesi, tedesche e italiane hanno come tema chiave una domanda: volete voi fare un’unione federale più stringente alla Merkel-Schultz-Macron, rompere l’Unione europea in stile Salvini-Grillo-Marine Le Pen, o conservare lo status quo alla Fillon? Su questo si vota: non sulle aperture domenicali. E neanche abbassare il livello dei temi non negoziabili dalla bioetica alle aperture domenicali mi sembra in realtà rappresentativo di quello che pensano i cattolici italiani”.

 

Anche Maurizio Lupi, già ministro delle Infrastrutture dei trasporti e capogruppo alla Camera di Area popolare, si dice “sorpreso e stupito”. Poiché però conosce “la professionalità e l’equilibrio” di Tarquinio gli viene il dubbio di “un’uscita meditata e concordata” con la Conferenza episcopale italiana. In tal caso crede “che un confronto con i pastori della chiesa italiana, non per me, ma per qualunque cattolico voglia impegnarsi in politica, sarebbe necessario, perché la questione non sarebbe quello di indicazioni di voto per i credenti, che nessuno chiede più, ma un problema culturale ed educativo di fondo. Chiederei in tal caso se nei tre quarti dei “grandi temi” su cui per Tarquinio c’è la “stessa sensibilità” rientra anche il sostegno alla famiglia, concretizzatosi nelle proposte grilline su unioni civili che prevedevano l’assoluta equiparazione tra matrimonio e unioni omosessuali, adozioni comprese. In quanto cattolico laicamente impegnato in politica io ho poi una certa sensibilità per la libertà di educazione e la difesa della dignità della vita dal concepimento sino alla sua fine naturale. I Cinque stelle hanno una concezione statalista dell’educazione e sono per la più totale autodeterminazione del singolo, dall’aborto all’eutanasia, arrivando sino a negare il diritto all’obiezione di coscienza. Ma anche sui due esempi fatti da Tarquinio – lavoro e lotta alla povertà – io non penso che sia più culturalmente vicino alla dottrina sociale della chiesa il reddito di cittadinanza che finanzia l’inattività rispetto a politiche che incentivano la creazione di lavoro e di occupazione. La storia del cattolicesimo sociale, del mondo cooperativo, della finanza delle casse rurali e del credito popolare non è storia di assistenzialismo ma di responsabilità e sussidiarietà. Sulla lotta alla povertà credo poi che alla chiesa e alle sue opere di carità ci sia poco da insegnare. I cittadini possono laicamente e liberamente sostenerla con l’otto per mille. I Cinque stelle vogliono abolirlo”. “Io sono stato educato al tentativo di collaborazione e di costruzione della pacifica convivenza civile anche con chi è diverso da me. Lo considero un avversario e non un nemico da abbattere, dissento anche duramente ma non lo demonizzo. Vedo invece campagne mediatiche improntate all’odio, che sfruttano e alimentano l’indignazione popolare e che spesso vengono costruite su notizie false”, aggiunge Lupi.

 

Deputato del Pd dopo essere stato sindaco dc di Viterbo, dirigente di Ppi e Margherita e ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni non vede per l’Avvenire “un futuro a Cinque stelle”. “Sarebbe una battuta troppo semplicistica”. Da “cattolico democratico impegnato in politica” legge invece nelle dichiarazioni di Tarquinio “una provocazione destinata alla coscienza dei cattolici democratici impegnati in politica nei vari schieramenti, relativamente alla rinuncia ad una parte di riflessioni su alcuni temi e su alcuni valori su cui il nostro impegno dovrebbe essere maggiore. Questa volta non c’è una discesa in campo per parlare dei valori non negoziabili ma c’è una discesa in campo per parlare di dignità del lavoro domenicale, per parlare della povertà, per parlare della mancanza di lavoro, per parlare della globalizzazione e della pace, per parlare di immigrazione. Sarebbe semplicistico vederci una partita a scacchi da parte di esponenti del mondo della chiesa”.

 

Mario Mauro tiene a ricordare una vecchia analisi Bersani, sull’area politica di Grillo che era andata a prendersi il voto di centro. “Io penso che questa riflessione di Bersani sia meritevole di attenzione, perché effettivamente nella mia esperienza personale tra quelli che ho potuto constatare abbiano votato Grillo alle elezioni del 2013 c’è molto anche dell’elettorato che tradizionalmente ha votato me in passato”. Secondo Mauro, nel voto per i Cinque stelle c’è sicuramente una componente di protesta di chi di fronte alle delusioni del passato vuole provare qualcosa di nuovo, ma c’è anche chi li vede come “portatori di istanze etiche corrispondenti a una particolare visione della vita”. Senza sottovalutare le ragioni del consenso per una forza politica che esprime il consenso del 25 per cento degli italiani Mauro continua a ritenere che i valori cattolici liberali dovrebbero ritrovarsi nel centro-destra e nello spazio corrispondente al Partito popolare europeo. Ma comprende che Tarquinio voglia intraprendere un dialogo con una forza politica destinata a restare importante per un periodo di tempo ancora non precisabile.

 

“Niente di nuovo sotto il sole”, concorda infatti Pier Ferdinando Casini, già leader dell’Udc e presidente della Camera. “Tarquinio si colloca nella tradizione più corretta della chiesa che prepara il futuro e si cautela da eventuali sconvolgimenti, tenendo presente che tanti cattolici in Italia hanno già votato Cinque stelle. Direi che fa un servizio coerente con la professione che svolge. Chi si scandalizza di questo di memoria storica ne ha molto poca”. Insomma, siamo in fondo nella stessa tradizione del Patto Gentiloni o del Concordato.