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Perché è un errore ignorare quanto sta accadendo in Somalia

Massimo Bordin

Perché l’attenzione dei media italiani verso l'attentato di Mogadiscio che ha causato 300 vittime è stata prossima allo zero

Gli attentati dell’estate del 1998 alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania, effettuati contemporaneamente da al Qaida, causarono complessivamente 223 morti, in grandissima parte africani, secondo le stime definitive. Venne ritenuto uno degli attentati più gravi compiuti in Africa. L’attentato che alla fine della settimana scorsa ha sventrato un albergo e diversi altri palazzi nella zona più densamente frequentata di Mogadiscio ha causato 300 vittime secondo stime provvisorie purtroppo destinate a crescere. Eppure l’attenzione dei media italiani verso un evento così tragicamente significativo è stata prossima allo zero. 48 ore dopo l’attentato, la Somalia era di nuovo scomparsa dalle pagine dei principali giornali e anche da quasi tutti gli altri. Le eccezioni sono state pochissime, il solito Avvenire, l’unico quotidiano che segue con una certa continuità le vicende africane, e questo giornale che alla vicenda somala ha dedicato anche un editoriale. Trattare la Somalia come un periferico e politicamente irrilevante grand guignol è particolarmente insensato proprio nel nostro paese. Non solo per i legami storici comunque costruiti nel passato coloniale, non solo per una molto più recente e sfortunata missione militare pure non priva di ombre, ma soprattutto per la nuova attenzione che proprio il governo precedente a questo in carica, attraverso l’allora ministro degli Esteri Gentiloni, dedicò a quella parte del mondo destinando un ambasciatore, Luciano Pezzotti, a seguire le vicende del Corno d’Africa e in particolare la ricostruzione dello stato somalo e la presenza di una nostra base militare a Gibuti. La grande stampa però sembra non essersene accorta, persa dietro Asia Argento.

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