Ségolène Royal (foto LaPresse)

Cosa ci dice la nausea che prova Ségolène Royal nei confronti di Le Pen

Antonio Gurrado

C'è un errore logico di fondo nel ragionamento femminista dell'ex candidata all'Eliseo, che ha reagito stizzita al fatto che Marine sia la seconda donna nella storia, dopo di lei, a partecipare al ballottaggio

Dice Ségolène Royal di avere la nausea alla sola idea che sia Marine Le Pen la seconda donna nella storia, dopo di lei, a partecipare a un ballottaggio presidenziale. Poiché la nausea è l'incontrollabile reazione fisica a un'idiosincrasia di cui non si è padroni, ognuno è libero di essere nauseato da ciò che gli pare: che si tratti di una successione di tornanti, di un film horror o di un evento storico. Ma questa presenza della Le Pen al ballottaggio è poi davvero un evento storico? Nel senso in cui lo intende la Royal – “seconda donna dopo di me” – è storia solo per chi interpreti la politica con la miope lente del femminismo quantitativo, quello secondo cui il progresso di una nazione si verifica dal numero di donne che hanno attinto una carica elevata, indipendentemente dai contenuti delle loro proposte e dal loro valore individuale.

 

Se invece uno considera l'individuo e non il genere, sarà felice di decidere se votare o meno un candidato per le idee che propugna e senza mettere nello stesso calderone cromosomico, per dire due estremi, Laura Boldrini e Theresa May. Né risulta che Margaret Thatcher sia stata primo ministro in quanto ladylike. La dichiarazione stizzita di Ségolène Royal denuncia incontrovertibilmente il paralogismo suo e di qualsiasi donna abbia in passato esortato a votare per sé allo scopo di sfondare il soffitto di cristallo: da un lato invoca l'egualitarismo pro domo sua, onde rivendicare la necessità di perequare il bilancio del potere rispetto agli uomini; dall'altro incardina quest'egualitarismo sulla ferma convinzione che alcune donne siano più uguali di altre. 

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