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Saverio ma giusto

Fermate la Storia, voglio scendere!

Saverio Raimondo

Non un appello per la pace, ma per il relax: a uno nato nell'84 sono passati davanti il crollo del Muro, l'11 settembre, Al Qaeda, Isis, crisi economica e vari altri segnali di Apocalisse imminente. E va bene che forse era allarmismo, ma anche la guerra adesso? Non potremmo metterci in standby?

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Sono giorni, settimane, che forse scoppia una guerra. E forse questa guerra sarà mondiale. O forse no, forse non scoppia più, o forse non c’è mai stato realmente nemmeno il rischio e il nostro era solo allarmismo; ma nel dubbio, io lancio un appello. Che vale per la crisi Russia-Ucraina come per qualsiasi altro fronte, qualsiasi altra crisi o oggetto del contendere, qualsiasi cosa si muova nell’orizzonte degli eventi futuri. Dunque il mio non è un generico appello per la pace; il mio è molto di più, e non è dettato da un pacifismo militante, ma da una ancor più militante stanchezza nei confronti della Storia. Non fraintendetemi: amo la Storia, ho sempre preso buoni voti in Storia; ma quando da ragazzo sognavo una vita da film, quel film non era mai di genere storico. 

Lasciate che mi spieghi. Sono nato nel 1984. In trentotto anni ho visto il crollo del Muro, l’11 settembre, prima la minaccia di Al Qaeda e poi quella dell’Isis, la crisi economica globale, e persino una pandemia – e mi sono limitato a citare solo i fondamentali: potrei aggiungere le dimissioni di un Papa, che anche se non te ne frega niente comunque ti destabilizzano e ti mettono addosso quella sgradevole sensazione di Apocalisse imminente che non se ne va più via, manco dopo un bagno caldo; Trump alla Casa Bianca; l’ascesa del populismo… Prima ancora, vent’anni di berlusconismo e anti-berlusconismo che fra tutti e due ancora non so chi era peggio…

Aggiungo che, a livello generazionale, non avrò mai una sicurezza economica; non vedrò mai una pensione; e vivrò peggio dei miei genitori pur statisticamente campando di più – oltre il danno la beffa. Sono testimone di una rivoluzione epocale, quella digitale, di cui a occhio non arriverò a vederne l’esito – perché la tecnologia corre veloce, è vero, ma la nostra capacità di saperla usare no, è lentissima – quindi la posso solo fruire maldestramente, se non letteralmente subire. E sono, anzi siamo, nel bel mezzo di un cambiamento climatico tale da costituire un vero e proprio passaggio di èra. 

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Premesso questo, il mio appello urbi et orbi è: fermatevi! Fermate qualunque cambiamento, scontro, rivoluzione o altro sia in corso e possa costituire un – ennesimo! – evento di portata mondiale con ripercussioni sulla vita di ciascuno di noi. Mettiamo tutto in standby almeno per i prossimi 70 anni. Il mio non è un appello in favore dello status quo: non v’è dubbio che vi siano ingiustizie, disuguaglianze, molte cose da correggere e migliorare. Ma non adesso, non nei prossimi decenni. Siamo stanchi – sento di parlare non solo per me – di provare solo e soltanto stress. Ok le emozioni, comprese quelle forti, ma direi che ora sarebbe meglio – più sano, più gradito – annoiarsi un po’. 

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Quello che chiedo, anzi chiediamo, è una moratoria internazionale dalla Storia. La mia generazione si trova ad averne fatta sin troppa; e non vorrei che i libri di storia del 2100 parlassero solo di  noi – per giunta male, visto e considerato il nostro ruolo passivo-aggressivo. Già siamo generazionalmente mitomani, narcisisti ed egoriferiti; ci manca solo che diventiamo anche oggetto di studio e ricostruzioni future, protagonisti di documentari, ennesimi reduci o testimoni viventi di grandi avvenimenti che ammorberanno le generazioni future. Guardiamoci allo specchio: non siamo credibili come personaggi storici. Anche per questo ritengo sia necessario, nei prossimi decenni, un profilo più basso. Perché la Storia siamo noi, ma lasciamone un po’ anche agli altri.

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