la versione della premier

Sul calo della bolletta del gas, Giorgia Meloni si attribuisce meriti non suoi

Luciano Capone

“Il costo scende grazie alla nostra battaglia sul price cap”, dice la premier. Ma due agenzie europee, Acer ed Esma, la smentiscono: "Non è stato individuato un impatto del tetto al prezzo del gas". Le cause sono inverno mite e domanda bassa

Quando i prezzi salgono è colpa della speculazione, quando si abbassano è merito del governo. È questo il sofisticato ragionamento di Giorgia Meloni sull’andamento del costo dell’energia. La prima fase, quella dell’attribuzione delle colpe, l’abbiamo vista a inizio anno quando Palazzo Chigi ha affermato che “ci sono speculazioni in atto sui prezzi dei carburanti”. La seconda, quella della rivendicazione dei meriti, l’abbiamo vista nella recente intervista di Giorgia Meloni a Paolo Del Debbio di “Dritto e rovescio” in cui la premier si è appuntata al petto la medaglia del taglio del 34% della bolletta del gas, stabilito dall’Arera (l’Autorità di regolazione per l’energia) con l’aggiornamento delle tariffe di gennaio. “Abbiamo condotto questa battaglia sul tetto europeo al prezzo del gas – ha detto Meloni – che siamo riusciti a portare a casa e sta dando i suoi risultati: il prezzo del gas è sceso e sulle bollette ci sarà un taglio significativo”.

 

La realtà, però, è all’esatto opposto di ciò che sostiene Meloni. Perché il prezzo dei carburanti è aumentato non per colpa della speculazione, che come hanno ammesso poi vari esponenti della maggioranza non c’è stata, ma a causa del governo e cioè per la sua scelta di non rinnovare il taglio delle accise. L’esecutivo ha avuto ottime ragioni per non prorogare quello sconto, diventato costoso e iniquo vista la discesa dei prezzi dei carburanti, ma avrebbe dovuto spiegarle assumendosi la responsabilità delle proprie scelte senza avviare una caccia alle streghe contro i distributori.

 

Dall’altro lato, l’affermazione secondo cui la discesa del prezzo del gas sarebbe merito del governo – e non dei fondamentali del mercato (e quindi anche della “speculazione”) – è ancora più irreale. Per non dire ridicola. Qualsiasi esperto di mercato del gas, e più in generale dell’energia, può affermare che il price cap sul gas al momento non è servito a nulla. Non ha avuto alcun impatto sui prezzi. E questo è certificato dalle due agenzie europee – l’Acer e l’Esma – che, secondo quanto stabilito dal Regolamento europeo, hanno svolto un monitoraggio degli effetti del Market correction mechanism (il price cap).

 

L’Agenzia europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer), nel report sui dati preliminari rispetto al tetto al prezzo del gas pubblicato il 23 gennaio, scrive che “non sono stati individuati impatti significativi (positivi o negativi) che potrebbero essere inequivocabilmente e direttamente attribuiti all’adozione” del price cap. L’agenzia europea spiega chiaramente che sono altri i fattori che hanno cambiato la dinamica del mercato e fatto calare il prezzo del gas. E sono tutti fattori che hanno a che fare con i fondamentali del mercato, la domanda e l’offerta:
i) riduzione dei consumi industriali a causa di prezzi elevati;
ii) risparmio energetico di famiglie e imprese;
iii) riempimento degli stoccaggi a livelli molto più elevati del solito (80% a gennaio 2023, contro il 47% del 2022 e il 65% degli anni precedenti);
iv) rallentamento della Cina;
v) nuovi rigassificatori in nord Europa;
vi) aumento della produzione da rinnovabili, principalmente l’eolico, e la ripresa della produzione del nucleare; ma soprattutto
vii) temperature invernali molto più miti del solito.

 

Il risultato è, scrive l’Acer, che dal 20 dicembre 2022 al 17 gennaio 2023 la domanda di gas dell’Ue è crollata del 29%. Di conseguenza il prezzo del gas è sceso del 40%, attorno ai 60 euro/MWh e ben lontano dal tetto di 180 euro/MWh fissato dal Regolamento europeo e celebrato da Meloni. D’altronde, quando l’Italia con Mario Draghi proponeva il price cap europeo il gas costava oltre 300 euro/MWh, ma poi il prezzo ha avviato una rapida discesa precedente e indipendente dall’introduzione del tetto a 180 euro.

 

Dello stesso parere dell’Acer è l’Esma (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), la Consob europea, che in un altro report sempre del 23 gennaio afferma che “nelle attuali condizioni di mercato non è stato individuato un impatto significativo” del price cap. Insomma, il governo si attribuisce meriti non suoi. Se vuole fare qualcosa di concreto per contenere il prezzo del gas, Meloni dovrebbe impegnarsi per far partire il rigassificatore di Piombino, la cui attivazione è in enorme ritardo per l’ostinata opposizione del sindaco che è del suo partito.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali