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Rossogialli chissà

In Lombardia Pd e M5s si accordano sul no ai termovalorizzatori

Gianluca De Rosa

Ieri sera il secondo incontro tra le delegazioni per scrivere insieme il programma. Il coordinatore grillino in Lombardia Dario Violi ottiene l'ok dei dem sulla progressiva dismissione degli inceneritori, ma resta il nodo infrastrutture. E intanto attivisti di Cremona e Monza scrivono a lui e a Conte: "Mai con i dem"

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In fondo Pierfrancesco Majorino è stato scelto anche per questo. Tra gli esponenti del Pd, non è un segreto, è quello che più piace ai dirigenti lombardi del M5s. Il coordinatore grillino in regione, Dario Violi, già settimane fa lo diceva senza giri di parole: “Con Maran (l’altro Pier Ndr) sarebbe impossibile trovare una quadra, con Majorino invece possiamo parlare”. E così dunque,  dopo l’ufficializzazione della candidatura dell’assessore milanese, senza convergenze con il Terzo polo e Letizia Moratti, per Pd e M5s è stato naturale, persino inevitabile tornare a parlare. Nelle scorse settimane i grillini hanno presentato cinque punti su ambiente, sanità, lavoro, agricoltura e infrastrutture su cui cementare un’eventuale alleanza. In onore del mantra contiano – “Si parte dai programmi, poi vengono i nomi” – da domenica si è aperto un tavolo di coalizione che, in virtù di questo principio programmatico, esclude lo stesso Majorino. Obiettivo: chiudere entro domenica la partita. Partecipano per il Pd il deputato e segretario regionale Vinicio Peluffo e il consigliere lombardo Matteo Piloni. Per i 5 stelle invece, insieme a Violi, c’è il capogruppo al Pirellone Nicola Di Marco. Completano il tavolo il segretario regionale di Sinistra italiana Paolo Matteucci e il presidente del movimento lombardi civici ed europeisti Valter Andreazza. Si è sfilata invece +Europa.

 

Domenica il segretario Benedetto Della Vedova ha detto più o meno: o i grillini o noi. Contattato dal Foglio conferma questa posizione: “Con i grillini noi non ci saremo, penso che anche per Majorino sarebbe un errore, ne uscirebbe indebolito”. Come Della Vedova non la pensa però Michele Usuelli, unico consigliere regionale del partito di Emma Bonino in consiglio regionale che “per mandare un messaggio politico” a Della Vedova alcuni giorni fa si è seduto tra i banchi dei grillini. E su questo tra gli esponenti lombardi, a prescindere dalle sigle c’è una decisa concordanza: in Lombardia decidiamo noi, senza diktat da Roma. Lo ha detto anche il grillino Violi: “Io sono autonomista convinto, non solo a livello istituzionale, ma anche a livello di autonomia territoriale delle forze politiche”. La paura impronunciabile è che Conte aspetti solo un pretesto per rompere, dopo il Lazio, anche in Lombardia. Domani il capo grillino sarà proprio a Milano per una nuova puntata del suo “Reddito tour” per le periferie dello Stivale. Ma – fanno sapere sia dal Pd sia dal M5s – non ci sarà alcun incontro né con Sala (che pure aveva promesso di chiamarlo), né con altri esponenti dem. Per l’avvocato di Volturara Appula – che pure si dice possibilista sull’accordo – un’alleanza con i dem proprio adesso, mentre passo dopo passo sta rubando temi ma soprattutto interlocutori al Pd (si guardi al recente incontro con il segretario della Cgil Maurizio Landini), sarebbe quanto mai intempestivo. Ma per rompere serve un pretesto.

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E così il monito contiano del “prima i programmi” è anche l’unica speranza per Violi di chiudere un accordo senza sottostare alle dinamiche nazionali. Si lavora sui temi dunque. Ieri si è svolto il secondo incontro tra le delegazioni e ha segnato un punto importante: dem e grillini hanno convenuto sugli inceneritori. Non solo non sarà necessario costruirne di nuovi (la Lombardia ne ha già 12), ma entro il 2030, in caso di vittoria elettorale, potrà partire un progressivo piano di dismissioni. Insomma, per dirla con Violi: “Se in Lazio si è rotto sull’inceneritore, qui in Lombardia su questo siamo d’accordo ”. Un punto che non vale poco, ma che non è detto che basti. Venerdì l’ultimo incontro sarà dedicato alle infrastrutture e qui i nodi potrebbero venire al pettine. I grillini chiedono lo stop ad alcune opere ferme da tempo – su tutte le nuove tratte della Pedemontana e la tangenziale esterna ovest di Milano – progetti che, secondo i grillini, andrebbero accantonati liberando mportanti risorse. Intanto un centinaio di attivisti sparsi tra le province di Monza e Cremona ieri hanno scritto a Violi e Conte una lettera di fuoco. “Non siamo disponibili ad accettare una coalizione con il Pd , le cui posizioni sono quasi sovrapponibili a quelle del centrodestra. Qualora si concretizzasse questo tipo di alleanza sarebbe impossibile per noi svolgere, con credibilità, la campagna elettorale per il M5s”. S’intravede un pericoloso pretesto per rompere.

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