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anatomia di un flop

La Lega al nord non ha mai avuto così pochi voti. I numeri

Giovanni Battistuzzi

Il nord leghista si è stufato di Salvini. In queste elezioni il Carroccio ha ottenuto 1.101.810 voti tra Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Per vedere così pochi consensi bisogna tornare indietro al 2013. Fotografia di un declino 

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Per la Lega è un ritorno al 2013, nove anni fa, il punto più basso della sua storia politica. C’era ancora l’indicazione geografica Nord accanto al nome del partito. Ora è proprio quel nord che è sempre stato bacino elettorale privilegiato del Carroccio ad aver sancito l’insuccesso del partito guidato da Matteo Salvini. In Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia la Lega ha raccimolato poco più di un milione di voti, il peggior risultato di sempre dal 1992 a oggi (solo nel 2013 era sceso sotto il milione e centomila), molto meno della metà di quanto ottenuto nel 2018, risultato migliore della storia elettorale del Carroccio. Anche allora c'era Matteo Salvini alla guida del partito, eppure sembra una vita fa. Soprattutto in Veneto e in Friuli, regione nelle quali gli elettori sono poco più di un terzo di quattro anni fa.

 

  

Matteo Salvini ha fatto mea culpa solo a metà. Ha sì detto che “il voto degli elettori va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, 'il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega'. È innegabile come il risultato ottenuto dalla Lega sia assolutamente deludente, e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni”, ma ha evitato di andare oltre, sottolineando come, nonostante tutto, “sono cento tondi i parlamentari della Lega al lavoro da domani”. Vero, ma solo trentasei di questi eletti al proporzionale, gli altri sono stati eletti all’uninominale, grazie anche e soprattutto, ai voti degli elettori di Fratelli d’Italia.

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Un risultato comunque più che buono per la Lega, nonostante il numero mai così basso di voti ottenuti nelle tre regioni che il Carroccio ha sempre considerate “sue”, bacino privilegiato di voti.

 

Gli elettori hanno preferito guardare e votare altrove. Il malcontento è sempre maggiore e le giustificazioni del segretario, che attribuisce il calo dei voti soprattutto all’appoggio al governo Draghi, appaiono, alle orecchie della classe dirigente leghista, una giustificazione sempre meno convincente: “Pagare lo scotto dell’appoggio al governo Draghi spiegherebbe in parte una flessione. Ma qui siamo di fronte a una colossale ecatombe”, ha detto al Foglio Roberto Marcato. Anche Roberto Maroni, nella sua rubrica Barbari Foglianti, ha scritto che “ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi”.

 

Il punto più basso della Lega in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia

Abbiamo analizzato i risultati elettorali della Lega dal 1994 a oggi in Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia (le regioni dove la Lega ha storicamente ottenuto il maggior consenso percentuale), ossia da quando è stata in coalizione con gli altri partiti di centrodestra. Abbiamo preso in considerazione solo i voti alla Camera in quanto l'allargamento dell'elettorato al Senato a queste elezioni avrebbe reso i numeri non paragonabili.

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In questo grafico si mettono in relazione i voti totali della Lega nelle tre regioni con quelli degli altri partiti delle coalizioni di centrodestra, che negli anni hanno ridotto i consensi (il calo è influenzato anche dall'aumento dell'astensione e dal calo demografico).

 

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Nel 1994 la Lega era entrata nel Polo delle Libertà con Forza Italia, Alleanza nazionale e il Centro cristiano democratico (Ccd); nel 1996 nel Polo delle libertà è confluito anche i Cristiani democratici uniti (Cdu); nel 2001 concorreva nella Casa delle Libertà con Forza Italia, Alleanza Nazionale, Ccd, Cdu, Nuovo PSI e Partito repubblicano italiano (Pri); nel 2006 la Casa delle Libertà aveva ospitato anche Riformatori liberali, Alternativa sociale (ossia Azione sociale, Fronte sociale nazionale e Forza nuova), Fiamma Tricolore, Ecologisti Democratici, No Euro, Pensionati uniti, Partito liberale italiano, Patto cristiano esteso, Nuova Sicilia, Patto per la Sicilia e S.O.S. Italia; nel 2008 era in coalizione con il Popolo delle libertà e il Movimento per le Autonomia (Mpa); nel 2013 con il  Popolo delle libertà, Fratelli d'Italia, La Destra, Partito Pensionati, Grande Sud, Mpa, Cantiere popolare, Moderati in rivoluzione, Intesa popolare, Liberi per una Italia equa e Basta tasse; nel 2018 con Forza Italia, Fratelli d'Italia e Noi con l'Italia; a queste ultime elezioni con Fratelli d'Italia, Forza Italia e Noi moderati.

 

In questo grafico invece è rappresentato il peso dei voti della Lega all'interno della coalizione di centrodestra.

   

   

 

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