Il M5s vota contro il governo sulle spese militari. Conte a metà tra Draghi e Cabras

Valerio Valentini

Gli ex grillini filoputiniani di Alternativa mettono nel sacco i grillini alla Camera. Che rompono col Pd e decidono di smentire (a metà) Draghi, il quale invece rilancia: "Vogliamo la Difesa europea, per questo noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2 per cento che abbiamo promesso nella Nato"

Un po' con Mario Draghi, un po' con Pino Cabras. Il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte resta così, sospeso sulle sue contraddizioni. Che esplodono alla Camera, nel corso della seduta che accompagna, come al solito, la vigilia del Consiglio europeo. Un intervento, quello di Mario Draghi, che tocca anche il punto politicamente più sensibile, per il copraccione grillino. “Noi vogliamo creare una difesa europea. Ed è proprio per questo che noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2 per cento che abbiamo promesso nella Nato”, dice il premier parlando all'assemblea. Confutando così, tra l'altro, una supposta certezza di Conte. Il quale, proprio poche ore fa, nella sua intervista a Porta a Porta di ieri sera, aveva garantito: "Ritengo che neppure Draghi abbia cambiato posizione. Qualche giorno fa è stato molto chiaro: la prospettiva di incrementare in modo significativo le spese militari sul piano nazionale non è nell'ordine delle cose". Appunto. 

Un cortocircuito che ha prodotto molte tensioni, nel gruppo parlamentare del M5s. Scaricatesi, stamane, a Montecitorio. Perché a un certo punto della discussione, a ridosso della conta sulla risoluzione di maggioranza, ecco che Pino Cabras, ex grillino e ora leader di Alternativa, il gruppo dei filoputiniani irredimibili, quelli che ieri hanno disertato la seduta per contestare l'intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ottiene di inserire tra i punti messi in votazione questo: "in materia di Sicurezza e difesa, si impegna il governo a non incrementare le spese militari al 2 per cento del pil e a mantenere in linea con quelle determinate per il 2019 pari all'1,19 per cento". Eccola, la mossa che tanti grillini di fede contiana attendevano. Che fare? "Non possiamo certo votare contro", dice ai suoi Riccardo Ricciardi, vicepresidente del M5s e fedelissimo dell'avvocato del popolo. Se si votasse contro, significherebbe smentire per la seconda volta – dopo il sì grillino all'ordine del giorno sul decreto Ucraina – il capo politico, che già venerdì scorso aveva sbottato coi suoi deputati: "Con quell'ordine del giorno mi avete sfanculato". E però Draghi ha parlato chiaro: votare a favore del punto di Cabras significherebbe andare contro il governo, che infatti su quel passaggio della risoluzione esprime parere contrario. Sergio Battelli, presidente grillino della commissione Affari europei, vicino a Luigi Di Maio, non si dà pace. Prova a convincere i suoi colleghi, cerca il supporto, in particolare, dei grillini della commissione Difesa ed Esteri, i più sensibili sul tema: "Non possiamo andare contro l'esecutivo". C'è un trambusto tale che il presidente di turno dell'Aula, il meloniano Fabio Rampelli, interviene per richiamare tutti all'ordine e alla disciplina. 

E così, incerti su come decidersi, i grillini scelgono di non decidere affatto. "Ci asteniamo", è la direttiva che il capogruppo Davide Crippa dà alla truppa. Unici a farlo, i deputati del M5s. Tutta la maggioranza infatti vota contro. Gli anti-Zelensky di Alternativa votano a favore. Il M5s si astiene. Metà Draghi, metà Cabras. E' Dragas la nuova frontiera del contismo. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.