PUBBLICITÁ

tensione a Montecitorio

Mes, ecco perché i dissidenti del M5s alla Camera creano un problema a Crimi e a Conte

La Camera approva la risoluzione di maggioranza sulla risoluzione del trattato del Fondo salva stati. Ma 23 grillini non ci stanno. Raduzzi chiede le dimissioni di Crimi, che ora dovrà gestire la delicata questione delle sanzioni e delle espulsioni.

Valerio Valentini

Tredici i deputati che hanno votato contro la risoluzione di maggioranza. Altri dieci assenze tattiche. Si attendono sanzioni ed espulsioni. Il lavoro dei mediatori che ha contenuto la protesta. Tutto il governo mobilitato per un voto incerto, e il sottosegretario Villarosa diventa un caso diplomatico. 

PUBBLICITÁ

Con l'aria di chi sceglie l'attacco come migliore forma di difesa, Raphael Raduzzi chiede le dimissioni di Vito Crimi. Lui, deputato veneto che ha animato per settimane la fronda dei parasovranisti anti-Mes, con tanto di seminari su Rousseau, rigetta sul capo politico l'accusa che, con ogni probabilità, verrà rivolta proprio a lui e ai suoi compagni di fronda. "E' stata una Caporetto", scrive su Facebook il deputato a commento del voto dell'Aula di Montecitorio, che ha approvato la risoluzione di maggioranza con 314 Sì e 239 No. "Una risoluzione - precisa subito Raduzzi - che non ho votato" e che "manda Giuseppe Conte a firmare una terribile riforma del Mes" al Consiglio europeo di domani. E dunque, ecco la richiesta di Raduzzi: "Vito Crimi dovrebbe dimettersi immediatamente da un ruolo che non è il suo per un errore così madornale che, con un'inversione a 180 gradi, rischiamo di far pagare caro a tutti ed in primis al nostro Movimento".

ABBONATI PER CONTINUARE A LEGGERE
Se hai già un abbonamento:

Altrimenti


Con l'aria di chi sceglie l'attacco come migliore forma di difesa, Raphael Raduzzi chiede le dimissioni di Vito Crimi. Lui, deputato veneto che ha animato per settimane la fronda dei parasovranisti anti-Mes, con tanto di seminari su Rousseau, rigetta sul capo politico l'accusa che, con ogni probabilità, verrà rivolta proprio a lui e ai suoi compagni di fronda. "E' stata una Caporetto", scrive su Facebook il deputato a commento del voto dell'Aula di Montecitorio, che ha approvato la risoluzione di maggioranza con 314 Sì e 239 No. "Una risoluzione - precisa subito Raduzzi - che non ho votato" e che "manda Giuseppe Conte a firmare una terribile riforma del Mes" al Consiglio europeo di domani. E dunque, ecco la richiesta di Raduzzi: "Vito Crimi dovrebbe dimettersi immediatamente da un ruolo che non è il suo per un errore così madornale che, con un'inversione a 180 gradi, rischiamo di far pagare caro a tutti ed in primis al nostro Movimento".

PUBBLICITÁ

 

In fondo è proprio questa la linea dei dissidenti del M5s. Ribadire, cioè, che a tradire non sono stati loro, che hanno invece prestato fede al programma elettorale del 2018, quello in cui il Movimento si impegnava a "smantellare il Meccanismo europeo di stabilità". A tradire è stato tutto il resto della pattuglia. 

 

PUBBLICITÁ

E così, i dissenzienti si mostrano allo scoperto. In sei prendono la parola poco prima del voto, intervengono a titolo personale per ribadire chiaramente la loro contrarietà alla riforma del Mes e alla linea tenuta da Conte. Lo fanno con toni stentorei, tra gli applausi della Lega. Tra loro c'è il veneto Alvise Maniero, ex sindaco di Mira, che non ha votato neppure lo scostamento di Bilancio di ottobre. E poi Pino Cabras e Mara Lapia, Fabio Berardini e Francesco Forciniti. Si dissocia pubblicamente anche Andrea Colletti, che da tempo sta nel M5s come un separato in casa. Anche lui a metà ottobre se ne rimase platealmente nel cortile di Montecitorio, mentre l'Aula votava lo scostamento. E quando il capogruppo Davide Crippa gli chiese chiarimenti, lui mandò una mail di questo tenore. "Forse lo ignorate ma il ruolo di parlamentare non è quello di premere un bottone a comando. Per questo lavoro basta una scimmietta ammaestrata e, sono sicuro, ci sono parlamentari molto più bravi di me nel farlo".

 

Poi, oltre a quelli che hanno dichiarato coram populo la propria contrarietà, altri sette hanno votato No al momento della verità. E così anche Emanuela Corda, Andrea Vallascas, Carlo De Girolamo, Francesco Sapia, Paolo Giuliodori, Arianna Spessotto e Jessica Costanzo si sono uniti ai dissidenti. In tutto, dunque, tredici voti contrari: che ora rischiano procedimenti disciplinari e forse perfino l'espulsione. A questi, poi, va aggiunta almeno una decina di assenze tattiche. Gente che è stata convinta dai pontieri, come il ministro Federico D'Incà o i responsabili dei dossier europei Filippo Scerra e Sergio Battelli, a ridimensionare la propria protesta. E così Berti, Romaniello, Menga e Zanichelli, pronti a schierarsi sul fronte del No, hanno semplicemente abbandonato l'Aula al momento del voto. E così anche Volpi, Lombardi e Del Monaco. E così anche l'ex ministra Giulia Grillo. Raduzzi, invece, non si è neppure presentato a Montecitorio. 

 

Alessio Villarosa, infine, ha desistito. Il sottosegretario grillino all'Economia, tra i più critici nei giorni scorsi contro la riforma del Mes, ha rinunciato ad aggregarsi ai dissidenti. E a buona ragione. Perché tutti gli esponenti di governo eletti a Montecitorio, in mattinata, sono stati precettati da D'Incà: "Perché nulla è scontato, meglio che ci siamo tutti". E a quel punto, un'eventuale diserzione di un esponente dell'esecutivo, avrebbe creato un incidente diplomatico non banale. 

PUBBLICITÁ
Di più su questi argomenti:
PUBBLICITÁ